Luca Biribanti
Dopo giorni di punzecchiamento e sfottò su Facebook tra le 2 tifoserie più calde della Legapro, proprio alla vigilia del big match Ternana – Taranto, è successo qualcosa che ha restituito allo sport la sua dignità morale. 2 città con un destino comune; un'industria invasiva che tiene in vita il sistema dell'economia locale, nei confronti della quale la popolazione è spesso costretta a piegarsi per logiche di mercato e di economia globale. Su Facebook e Twitter è scattata la solidarietà, da parte dei tifosi ternani, nei confronti dei rossoblu; quando la politica invade anche lo sport, questo si ribella alle logiche di potere e di mercato e le 'sane' rivalità' sportive lasciano il posto allo spirito di solidarietà e amicizia. Da Terni, la redazione di Ternana Calcio Magazine ha realizzato un video che spiega in modo esemplare questo binomio Terni-Taranto; il titolo del video è azzeccatissimo ed evocativo “Anche Terni respira Taranto”.
Andiamo con ordine. I tifosi del Taranto avevano lanciato una sottoscrizione popolare per sponsorizzare la maglia della propria squadra, a partire dal match contro la Ternana e per tutto il resto del campionato. L'iniziativa ha avuto un grande successo e i tarantini erano riusciti a raccogliere circa 10 mila euro e con un sondaggio online avevano scelto 'ResipriAMO Taranto' come slogan dell'iniziativa. Inizialmente la Lega aveva concesso l'autorizzazione, per poi revocarla proprio alla vigilia della partitissima, forse per una segnalazione da parte di qualcuno a cui dava fastidio il messaggio dei tifosi. La Lega ha motivato la sua scelta considerando 'RespiriAMO Taranto' come messaggio politico.
Un pò di storia – (fonte wikipedia) Taranto è una delle città più inquinate dell'Europa occidentale per i veleni emessi delle industrie del suo territorio, e con un tasso tumorale ben più alto rispetto alla media nazionale.
Per quanto riguarda la diossina, si diffonderebbe su una vasta area geografica, a seconda dei venti, in particolare tramite un camino dell'impianto di agglomerazione alto 210 metri dell'Ilva.
Gli impianti dell'Ilva emettevano nel 2002 il 30,6% del totale di diossina italiano, ma secondo le associazioni ambientaliste, la percentuale sarebbe salita nel 2005 al 90,3%, contestualmente allo spostamento in loco delle lavorazioni “a caldo” dallo stabilimento di Genova. In base ai dati INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) del 2006, la percentuale si sarebbe infine assestata al 92% rispetto al totale delle emissioni industriali di diossina dichiarate dalle aziende al Ministero dell'Ambiente.
Nel 2007 nasce il comitato cittadino “Taranto Futura”, con l'obiettivo di stimolare la classe politica ad una severa presa di posizione nei confronti della grande industria, l'Ilva in particolare, sospettata del crescente numero di morti per neoplasie. Il comitato, per voce del suo presidente, il Giudice Onorario Avv. Nicola Russo, si fa promotore un anno dopo di un referendum popolare riguardante la chiusura totale o parziale dell'Ilva, sulla scorta di quanto già avvenuto per lo stabilimento di Genova.
Nel marzo 2008 l'associazione Peacelink commissiona delle analisi e viene riscontrato in un formaggio pecorino locale una forte contaminazione da diossina.
Nel dicembre 2008, la Regione Puglia approva a maggioranza una legge regionale contro le diossine. La norma impone limiti alle emissioni industriali a partire da aprile 2009: l'Ilva, come le altre aziende, dovrà scendere a 0,4 nanogrammi per metrocubo entro il 2010 Nel febbraio2009, una modifica alla legge regionale ha però allungato i tempi per il primo taglio dei limiti di diossina a 2,5 nanogrammi per metrocubo, spostando dal primo aprile al 30 giugno l'entrata in vigore del limite stesso.
Il 28 novembre 2009 il Comitato “Alta Marea contro l'inquinamento” organizza una grande manifestazione (replica della precedente che si ebbe l'anno prima, il 29 novembre 2008) contro l'inquinamento alla quale partecipano circa 20 000 cittadini.
Siamo sicuri che c'entri la politica in tutto questo? Sicuramente non c'entra lo sport, Terni e Taranto lo hanno dimostrato.
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