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Terni, buco da 56milioni | Corte dei Conti spiega cause del dissesto

Luca Biribanti

Terni, buco da 56milioni | Corte dei Conti spiega cause del dissesto

Firmato il documento del dissesto | Ecco come è nato il dissesto
Gio, 01/03/2018 - 19:54

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Il Comune di Terni è ufficialmente in dissesto; il primo marzo 2018 il Commissario prefettizio, Antonino Cufalo e subcommissari Andrea Gambassi e Emanuele D’Amico hanno formalizzato l’atto che non era stato possibile votare in aula nelle sedute di consiglio comunale del 16,17,18,19 e 20 febbraio per mancanza del numero legale dell’assemblea.

Il 20 luglio 2017 la Corte dei Conti dell’Umbria aveva depositato la relazione sulla delibera 83 del Comune, esprimendosi negativamente sul piano di riequilibrio finanziario dell’ex assessore al Bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi

“le considerazioni esposte finora esprimono perplessità sia in termini di quantificazione della massa passiva sia in termini di effettiva realizzazione dei mezzi di ripiano, nei tempi e nelle misure indicate dal Comune di Terni. A simili criticità “maggiori” del Piano, si aggiungono quelle “minori” legate alla durata dello stesso Piano: Tutto ciò induce a non approvare il Piano di riequilibrio del Comune di Terni ai sensi dell’art. 243-quater”.

Il Comune di Terni aveva presentato ricorso alle Sezioni Riunite della Corte dei Conti di Roma, ma anche in quella sede il documento, integrato con la richiesta di accesso al fondo di rotazione, era stato ‘bocciato’.

Ora, la deliberazione dello stato di dissesto, è trasmessa, entro 5 giorni dalla data di esecutività, al Ministero dell’Interno ed alla Procura regionale presso la Corte dei Conti competente per territorio, unitamente alla relazione dell’organo di revisione. La deliberazione è pubblicata per estratto nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana a cura del Ministero dell’Interno unitamente al D.P.R. di nomina dell’organo straordinario di liquidazione.

Allegato all’atto del dissesto c’è la relazione del collegio dei revisori del comune di Terni, costituito da Fabio Castellani, Carlo Berretti e Lidia Beatrice Nadia Anastasi, che ha ricostruito le cause e le origini del dissesto.

Si fa riferimento alla deliberazione di consiglio n.188 del 16/05/2016 sul rendiconto di gestione del 2015

“dal quale è emerso un disavanzo di 56.528.661,27 euro, con ripiano in 3 anni dell’importo di 3.445.015,43 euro, pari al disavanzo ordinario, e ripiano in 30 anni per l’importo di 54.914.116,80 euro relativo al riaccertamenti straordinario dei residui alla data del primo gennaio 2015”.

I revisori sottolineano che la dirigente contabile aveva segnalato nel parere al bilancio di previsione 2016-2018 criticità che non avrebbero garantito la tenuta delle casse dell’Ente. Con delibera di giunta 266 dell’8 ottobre 2016, il Comune ha preso atto che la consistenza dello squilibrio non avrebbe permesso di ripianare il disavanzo e il consiglio comunale, con la deliberazione 362 del 18 ottobre 2016, ha approvato la procedura del piano di riequilibrio.


Le cause del dissesto

Tra le cause che hanno portato al dissesto i revisori hanno individuato molteplici componenti, prima tra tutte, il mantenimento dei residui attivi e i debiti fuori bilancio. Vengono poi chiamati in causa il non adeguato monitoraggio delle spese correnti, l’utilizzo persistente dell’anticipo di cassa, mancato rispetto di 4 parametri deficitari che hanno portato al sempre maggiore indebitamento.

Il mirino è anche sulle società partecipate del Comune che hanno portato ad ulteriori debiti fuori bilancio, come segnalato all’organo revisore stesso.

I revisori, pur riconoscendo che le cause del disavanzo hanno origini remote, hanno individuato nel rendiconto del 2015 il disavanzo numericamente più consistente “evidente conseguenza del fatto che negli esercizi precedenti, la gestione dei residui non ha avuto quell’attenzione e quella oculatezza che avrebbe dovuto avere” – si legge nella relazione.

Tra gli importi che hanno determinato il dissesto parte rilevante ha infatti il disavanzo del 2015, cioè 3.445.015,03 euro, i debiti fuori bilancio per 7.145.034,90 e l’accantonamento contenzioso e passività potenziali per 4 milioni di euro, per un totale di 14.590.049,00 euro.


La storia

Già nel 2012 la Corte dei Conti era intervenuta sul rendiconto 2012 raccomandando all’ente di garantire gli equilibri di bilancio di competenza e quelli di cassa per prevenire futuri rischi insolvenza e liquidità.

Ma nel 2013 vengono riscontrate ulteriori criticità rispetto ai vincoli normativi relativi ai compensi e al numero degli amministratori delle partecipate del Comune, alle procedure di controllo e di governance e alla mancata indicazione dei provvedimenti adottati per la riconciliazione delle partite debitorie e creditorie tra l’Ente e le stesse partecipate.

Nel 2014 c’è una nuova osservazione dei revisori su criticità che determinano un giudizio complessivo di inadeguatezza degli strumenti e delle metodologie dei controlli interni.

Tra il 2015 e il 2016 si insedia il nuovo e attuale collegio revisore, ma le cose non cambiano, visto che i contabili riscontrano ancora e segnalano un continuativo ricorso da parte dell’Ente all’anticipazione di tesoreria; l’elevato ammontare di residui attivi, come quelli derivanti dalla riscossioni delle sanzioni amministrative e da imposte comunali varie. “Il collegio invitava l’Ente ad accelerare e intensificare ogni azione rivolta al recupero delle somme” – si legge nel documento, e ancora “Il collegio esortava l’Ente a monitorare l’evoluzione della riscossione”.

Sugli organismi partecipati il collegio dei revisori  “ha sempre raccomandato di avviare le azioni per la riscossione dei crediti nei confronti delle società partecipate , ricorrendo, se del caso, all’attivazione della compensazione con eventuali partite debitorie” – scrivono i revisori – che hanno anche evidenziato il mancato rispetto di ben 4 parametri su 10 di deficitarietà negli ultimi anni.

Il collegio dei revisori era intervenuto già nel rendiconto 2013 sull’indebitamento del Comune, in considerazione dell’elevato ammontare del debito residuo derivante dalla contrazione di mutui ed emissione di prestiti obbligazionari; anche l’anno successivo, il 2014, la Corte dei Conti segnala al Comune che non è stato fatto l’inventario dei beni pubblici.

Nel 2015 il Collegio deve intervenire ancora per segnalare che il Comune ha pagato le spese del personale del 2014 con attribuzione di liquidazione all’esercizio 2014 invece che al 2015 con sensibile peggioramento del risultato dei residui.

In conclusione, vista la lunga esaustiva e dettagliata relazione, il collegio revisore osserva che la situazione avrebbe potuto essere sanata con il piano di riequilibrio qualora non fosse stato bocciato, ma, allo stato dei fatti, è “insanabile”.

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