SAN PONZIANO, PROTEGGI NOI E LA...PROTEZIONE CIVILE! (Foto, guarda e commenta) - Tuttoggi.info

SAN PONZIANO, PROTEGGI NOI E LA…PROTEZIONE CIVILE! (Foto, guarda e commenta)

Redazione

SAN PONZIANO, PROTEGGI NOI E LA…PROTEZIONE CIVILE! (Foto, guarda e commenta)

Mar, 09/11/2010 - 01:45

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di Carlo Ceraso

I credenti con la paura del sisma, almeno a Spoleto, possono dormire tranquilli. Perchè questa è la terra di San Ponziano, il Patrono dei terremoti e della città del festival. Secondo la tradizione la sua decapitazione (fra il 156 e il 165 d.C.) fu accompagnata da una scossa e a lui venne riferita la profezia “Spoleto tremerà ma non cadrà”. Una testimonianza più vicina risale al 14 gennaio 1703, giorno della sua festa, quando si verificò la prima delle terribili scosse che sconvolsero per molti anni la valle sud umbra: a Spoleto però, stando agli annali, non vi furono vittime. Certo, atei e agnostici la paura del terremoto se la tengono tutta. Ma dovrebbero essere i meno. La stragrande maggioranza è devota al proprio Patrono e di sicuro lo devono essere tutti i rappresentanti istituzionali, dirigenti di partito inclusi, degli ultimi 15-20 anni.

Perchè non si spiegherebbe altrimenti il modo in cui vengono sottovalutati i ‘rischi’ da queste parti.

L’invito di una associazione di volontariato a scoprire la nuova sala operativa digitale ha involontariamente messo in evidenza in quale situazione opera la Protezione civile. E non solo.

La sede si trova nel capannone industriale di Santo Chiodo. Non c’è bisogno di fare neanche le scale per rendersi conto del pericolo, perchè già nell’atrio è tutto un fiorire di crepe.

Insomma, quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro, il locale destinato ad ospitare gli uomini delle emergenze, è invece fra i più pericolosi. Dicono che non siano crepe strutturali, ma il pericolo di crollo degli inframezzi, in caso di sisma, è comunque elevato.

Per celarle alla vista dei visitatori avevano cominciato a metterci dei poster (guarda le foto), ma alla fine hanno desistito, tante sono le fessure che si aprono con il passar del tempo. Eppure non è una struttura ‘datata’.

La responsabile della Prociv, la dottoressa Stefania Fabiani, gentile nell’apprendere della nostra curiosità per la nuova sala operativa, si irrigidisce quando la macchina fotografica comincia a scattar foto inquadrando le pareti.

A lei chiediamo quante persone operano nella struttura, senza però ricever risposta. Non tacciono invece le associazioni che denunciano come la Fabiani sia l’unica persona impiegata nel capannone: al Comune di Spoleto devono di colpo essersi dimenticati della vigente legislazione sulla sicurezza dei lavoratori.

Di più. E’ talmente alta la considerazione per la Prociv, che la stessa Fabiani non ha alle dipendenze una sola persona. Solo un esercito di volontari, 500 uomini più o meno, il vero motore dell’emergenza a Spoleto e dintorni.

In compenso, sopra di lei, gerarchicamente parlando, ci hanno messo, forse per fare bella figura, un dirigente e un apo. Il primo è la dottoressa De Vincenzi, comandante della Polizia municipale, con tanta buona volontà – “ha servito anche i pasti durante alcune operazioni di soccorso”, ricorda un volontario del Gruppo comunale – ma con poca esperienza nel settore. L’altro dovrebbe essere il tenente della Pm Donati (condizionale d’obbligo perchè pochi lo hanno visto all’opera). Tutto qui. Neanche in 3 se si pensa, ironia della sorte, che la stessa Fabiani, una laurea in Protezione civile e tanti attestati di stima dai comuni limitrofi e dalle stesse forze dell’ordine, in Comune risulta ancora come…precaria. Il Concorso interno, con un’altra ventina di colleghi, lo ha vinto più di un anno fa, ma tutti ancora attendono di firmare il sospirato contratto a tempo indeterminato.

Insomma una responsabilità pesante come quelle del coordinamento delle squadre di soccorso affidata, formalmente, ad una precaria. Ma torniamo alla sicurezza della struttura, questione di non poco conto. Eppure a poche decine di metri ci sono due strutture che potrebbero fare al caso e diventare anche sede delle associazioni di volontariato: una è l’ex sede della Bic, l’altra è il capannone a forma di parallelepipedo destinato al ricovero delle opere d’arte ma mai entrato in funzione (il capogruppo di Spoleto Prima, Sergio Grifoni, sta per presentare una mozione affinchè venga utilizzata come sede anche della Prociv).

Non sono che gli ultimi di una serie di annosi quanto irrisolti problemi. Il più grave in assoluto resta però la mancata sistemazione delle aree destinate alla popolazione in caso di emergenza. Una 30na quelle individuate nel Piano regolatore, ma che ancora, con la scusa della mancanza di fondi (che si trovano rapidamente per altre cose), non sono state attrezzate. Non ci voleva certo uno scienziato per pensare a luoghi come l’ex Campo Boario, Piazza d’Armi, l’ex piazzale della Spoleto-Norcia dove passare la notte.

Peccato però che queste dovrebbero essere, Santo Patrono volendo o corna facendo, le eventuali zone destinate alle tendopoli. Alla faccia delle ordinanze di Barberi prima e Bertolaso poi, che impongono da almeno 15 anni ai Comuni di provvedere in tal senso. Eppure, è risaputo, quello spoletino è un territorio a rischio: sismico (medio-alto), industriale (vedasi ad esempio l’ex Saffa) e idrogeologico.

Non è bastato neanche lo sciame sismico del 1997 per correre ai ripari. Le amministrazioni si sono succedute dimenticando invece che questa dovrebbe essere in assoluto una priorità. Ma d’altra parte le Giunte hanno preferito rinunciare ad un progetto di più facile realizzazione e maggior ritorno come un Centro di Prociv regionale (presso lo stabilimento militare di Baiano), pur di accontentare la vicina Foligno.

Con il risultato che il Centro regionale non è ancora completamente “operativo” nella città della quintana, ed avere avuto per Spoleto la modesta contropartita della gestione delle opere artistiche.

La patata bollente, e questa davvero scotta, è ora tutta nelle mani del sindaco Daniele Benedetti.

Che all’inizio del mandato aveva dato l’idea di voler dare una marcia in più alla protezione civile: mantenendo a sè la relativa delega e addirittura firmando un protocollo con l’Ingv di Roma. Utili senz’altro. Ma una sede più decente per la Protezione civile, maggior personale in dotazione e, soprattutto, la realizzazione di aree attrezzate, dovevano avere la priorità su tutto. Agli spoletini non resta così che cotinuare a pregare San Ponziano. O incrociare le dita.

© Riproduzione riservata


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