Omicidio Moracci, parla la "banda" | In aula l'orrore della rapina - Tuttoggi.info

Omicidio Moracci, parla la “banda” | In aula l’orrore della rapina

Luca Biribanti

Omicidio Moracci, parla la “banda” | In aula l’orrore della rapina

L'anziano ripeteva all'aguzzino "Che fai?" | La moglie immobilizzata con scotch anche su bocca e occhi
Mar, 22/03/2016 - 22:28

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“C’è un lavoretto facile” 500-600 euro da dividere in due – questa l’imbeccata con la quale sarebbero stati ‘assoldati’ il 22enne Elvis Epure e il 21enne Gheorghe Buzdugan, accusati di essere gli esecutori materiali dell’omicidio dell’anziano Giulio Moracci, rimasto ucciso durante un tentativo di rapina in villa, finito in tragedia. Di fronte alla Corte d’assise, presieduta da Massimo Zanetti, il pm Barbara Mazzullo ha interrogato i due giovani, accusati di omicidio ed assistiti dagli avvocati Maori del foro di Perugia e Squitieri del foro di Roma, che hanno fornito versioni abbastanza simili nella ricostruzione di quel tragico 28 aprile di un anno fa.

Dal racconto in aula sono in emersi particolari inquietanti, come l’incredulo Moracci che avrebbe chiesto ripetutamente al suo aguzzino “che fai?”, e la povera Florianna, moglie della vittima, legata mani, piedi e con lo scotch su bocca e occhi e l’ammissione choc di uno dei due: “Per 500-600 euro faccio tutto, vado anche a rubare”.

Elvis Epure ricorda quasi tutto di quel giorno – “Il giorno prima del 28 – ha detto in aula – mi ha chiamato un amico, Gheorghe Buzdugan, per un lavoro. Non sapevo né dove dovevo andare né che tipo di lavoro. Sono andato a Latina a casa del mio amico, dove siamo stati chiamati per un lavoro a Terni. Siamo arrivati a un grande parcheggio con un benzinaio poi è arrivato Claudio Lupi con un’auto grigia, siamo saliti per cercare una terza persona, un altro loro amico, ma non l’abbiamo trovato e siamo tornati al parcheggio”.

Così è iniziato l’avvicinamento di Elvis Epure alla villetta di Via Andromeda che, rispondendo alle incalzanti domane del pm ha fornito elementi precisi: “Siamo andati a casa di Claudio Lupi per mangiare dove c’erano altre persone, tra le quali c’erano anche Angela Cioce e Franco Strippoli. A pranzo, di nascosto, e poi in un corridoio della casa, ho appreso che avrei dovuto prelevare dell’oro e del denaro, ho capito che era una casa dove Strippoli aveva lavorato da una sua conversazione con Lupi. Lupi ci ha dato una corda e scotch per legare eventuali persone dentro l’abitazione, dei guanti, e una sciarpa e un cappello per nasconderci. Siamo partiti con 2 macchine – ha continuato Epure – ma poi sono salito nella macchina di Claudio Lupi e abbiamo iniziato a fare dei giri. Poi siamo arrivati alla casa e Strippoli, sceso dalla macchina, ha aperto due porte della casa e ci ha invitato ad entrare. Su suggerimento di Claudio siamo saliti per le scale e abbiamo sentito il suono di un citofono. Abbiamo trovato una signora in una stanza, ma io sono uscito subito e lì è rimasto Gheorghe. In un’altra stanza ho trovato un anziano al quale ho legato le mani, lasciandolo sul fianco sinistro. Ricordo solo che l’anziano mi ha chiesto “cosa fai?” più volte, ma io non gli ho risposto, perché volevo uscire prima possibile dalla casa”.

Il giovane ha detto di non ricordare con precisione in quale posizione abbia lasciato l’anziano Moracci, è stato dunque necessario l’intervento del pm Mazzullo che ha mostrato all’imputato un’immagine del fascicolo fotografico che mostrava la posizione in cui è stato trovato il corpo senza vita del 91enne.

Il puzzle si ricompone – Il teste Gheorghe Buzdugan ha aggiunto un tassello fondamentale per ricostruire come si sarebbe composta la ‘banda’ che avrebbe architettato il piano: “Claudio Lupi mi ha chiamato, c’è un lavoro da 500-600 euro di guadagno da dividere in due. Ho chiesto a mio zio, Daniel, di accompagnarmi. Ho conosciuto Lupi a Roma da un amico in comune. C’era una signora bionda a pranzo in casa Lupi, ma non so se fosse la Cioce”.

Questa potrebbe essere una frase chiave per definire la posizione dell’ex colf della famiglia Moracci, Angela Cioce, presente in aula. Uno dei teste non ricorda di averla vista in casa Lupi, mentre l’altro sarebbe stato messo al corrente del ‘lavoro’ “di nascosto e in un corridoio”, circostanza che, insieme alla lettera autografa di Strippoli, potrebbe avvalorare la tesi del legale difensore della Cioce, Sara Giovannelli, che ha da sempre sostenuto l’estraneità ai fatti della sua assistita.

“Non so se Claudio ha parlato con qualcuno – ha continuato nella sua deposizione Buzdugan – ma a me non ha detto nulla su cosa avremmo dovuto fare. Siamo arrivati alla casa e Lupi, dopo che nella macchina ci ha dato corde e scotch, passamontagna e guanti, ci ha detto di salire al secondo piano, dove poteva esserci una donna e forse un filippino che l’assisteva. Suoniamo il campanello e apre la signora. L’abbiamo presa e l’abbiamo portata in una stanza e l’ho legata mani e piedi e ho messo scotch anche su bocca e occhi. Poi sono andato a cercare oro e soldi in altre stanze e quando ho trovato quello che cercavo ho chiamato Elivs al telefono per dirgli di andare via. Siamo andati via, ma non mi ha detto che ci fosse un altro uomo, l’ho appreso solo dai Carabinieri”.

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