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Infortuni sul lavoro all’Ast, l’azienda replica con i dati

Redazione

Infortuni sul lavoro all’Ast, l’azienda replica con i dati

Dopo l'accusa dei sindacati, la Acciai speciali Terni mostra i dati degli ultimi 9 anni | Usb all'attacco dei sindacati confederali
Mer, 28/06/2017 - 09:59

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Recenti e frequenti” infortuni sul lavoro all’Ast? A replicare alle affermazioni di Cgil, Cisl, Uil e Ugl di ieri è la stessa Acciai speciali Terni, che risponde con i dati degli ultimi 9 anni, mostrando l’andamento dell’indice di frequenza degli infortuni dal 2008/2009 fino all’attuale anno fiscale (periodo ottobre – maggio).

Partendo quindi da 100 nell’anno 2008 – 2009, si scende a 89, quindi 58, 56, risalendo a 61 nel 2012-2013, di nuovo 56, poi 62, quindi 45 nel 2015-2016, fino a 27 dell’anno in corso. Insomma, alle acciaierie di Terni in quasi 10 anni c’è stato un calo drastico di infortuni sul lavoro, segno che le politiche aziendali sulla sicurezza hanno funzionato in particolar modo nell’ultimo biennio.

A criticare l’atteggiamento dei sindacati confederali, ma anche della Rsu, sull’Ast è invece la Rsa Usb Ast. “Il clima di incertezza che ha portato i sindacati confederali a richiedere un incontro alla Presidente della Regione dell’Umbria, – evidenzia l’unione sindacale di base – è il risultato di anni di navigazione a vista da parte della RSU e delle segreterie territoriali.  Non possiamo stupirci se la storia prosegue nel suo corso, come non possiamo cadere dalle nuvole, se l’annunciata fusione con Tata resta in cima agli obiettivi della Thyssen Krupp. Il problema reale è che il sindacato e la politica hanno rinunciato all’indagine quale mezzo fondamentale di ricerca, analisi e programmazione, conseguenza di un abbandono della visione strategica dell’apparato manifatturiero nel nostro Paese, per la quale si è deliberatamente accettato il predominio dell’iniziativa privata sull’interesse collettivo. In questo contesto, gli allarmi circa i mancati rinnovi dei protocolli sulla sicurezza e sull’ambiente, suonano come tardivi e pretestuosi, soprattutto se poi nel quotidiano si permette all’azienda una gestione del lavoro di stampo padronale. Infatti, il ricorso agli straordinari massicci e prolungati, che possono creare infortuni come già accaduto, l’incremento dei ritmi produttivi e delle performances che in molti casi portano alla mancata applicazione delle POS e quindi ad incidenti, il clima di controllo e repressione che l’azienda ha instaurato, l’insalubrità dei reparti, sono tutti elementi di una inesatta e quantomeno superficiale gestione delle relazioni sindacali da parte della RSU: non bisogna né chinare il capo né trincerarsi dietro una visone differente del fare sindacato; sono anni che i reparti vengono gestiti in maniera unilaterale e non si è prodotta un’ora di sciopero!

Non si può dire poi che l’azienda è latitante. Sono i sindacati e le istituzioni i primi attori latitanti, come a Piombino e a Taranto (permettendo così un’ulteriore deindustrializzazione che impoverirà il nostro Paese e favorendo le nazioni del nord Europa).  Se non sono state prodotte ancora le autorizzazioni ambientali necessarie, se il progetto per l’impianto che renderà inerti le scorie è ancora in alto mare, la colpa è solo della politica. La responsabilità più grande resta a nostro avviso quella di aver trasformato una città-fabbrica in una piccola Manchester italiana, considerato che il problema più grande è appunto quello della compatibilità delle produzioni con la tutela ambientale e con la salute pubblica, con il rischio che venga risolto con la fermata dell’area a caldo. Come RSA USB ribadiamo pertanto quello più volte sollecitato: l’inizio di una vertenza unica di sito che rilanci concretamente l’interesse strategico dell’Ast nel panorama produttivo italiano. La Federazione USB inoltre, chiederà di essere ammessa ai tavoli di partecipazione regionale che tratteranno le problematiche di sviluppo e gestione complessiva del sito siderurgico ternano”.

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