Jacopo Brugalossi
Era stata annunciata per martedì scorso, poi è stata rimandata di qualche giorno per avere il tempo di raccogliere ulteriore materiale che potesse “inchiodare” chi ha gestito senza limpidezza questa vicenda. Finalmente, questa mattina, gli esponenti di minoranza del consiglio comunale di Spoleto, in particolare Gruppo Misto, Lista Rinnovamento e Raggruppamento Loretoni, hanno detto la loro sulla vicenda della vendita di Vus Com in una conferenza stampa dai toni piuttosto accesi.
I consiglieri ne hanno avute per tutti, ma il bersaglio prescelto è il sindaco di Spoleto Daniele Benedetti, ripetutamente accusato di aver tenuto un comportamento ondivago e poco limpido sulla vicenda, disattendendo in particolare una decisione del consiglio comunale del 2008 che chiedeva di essere puntualmente e regolarmente informato sulle decisioni relative alle municipalizzate.
La questione della vendita e alcune decisioni del coordinamento dei soci verbalizzate in difformità rispetto a quanto stabilisce la legge sono i due aspetti che proprio non vanno giù ai vari Cardarelli, Loretoni, Profili, Cappelletti e Monini. Secondo il regolamento deciso da tutti e 22 i Comuni proprietari della Vus le sedute del Coordinamento dei Soci sono valide solo se è presente il 51% della proprietà. E’ lecito dunque chiedersi perché la seduta del 22 marzo, giusto per citarne una, nella quale il Coordinamento approvò delibere per oltre 1 milione di euro e il cui verbale riporta l’assenza del sindaco di Spoleto e l’uscita dei quello di Foligno, che insieme sono proprietarie di circa il 75% dell’Azienda, non sia stata sospesa.
Proprio i verbali costituiscono l’altro grande punto di domanda. La mancata consegna di questi ultimi, oltre ad una palese violazione, rappresenta secondo i gruppi di opposizione la prova provata della poca limpidezza che governa la vicenda. Caso lampante il verbale della seduta del 27 giugno, concesso dopo numerose richieste solo alla fine di agosto. Né persuade la dichiarazione del presidente del Comitato di Controllo Analogo, il sindaco di Cascia Emili, secondo cui i verbali vengono approvati nel corso delle sedute successive, poiché in nessuno dei quelli giunti in mano all’opposizione c’è traccia dell’approvazione di quello della seduta precedente.
Ma è il verbale della seduta del 26 luglio quello che fa uscire fuori dai gangheri l’opposizione, quello in cui viene ribadito l’intendimento di vendita del 40% del capitale sociale e che Tuttoggi.info era stato a suo tempo in grado di anticipare. La ciliegina sulla torta, un documento verbalizzato dal Direttore Generale del Comune di Spoleto Angelo Cerquiglini che il comitato di controllo Analogo aveva disconosciuto approvando invece il testo della successiva riunione (18 luglio), nel quale si ribadiva la volontà di tutti i sindaci di avere delle relazioni dettagliate su ogni possibile scenario derivante da ogni possibile modalità di vendita. “La decisione era già presa – hanno tuonato i consiglieri – in barba al diritto del consiglio comunale di essere informato tempestivamente sulle vicende delle aziende municipalizzate”.
“Abbiamo sventato per poco un colpo di mano gravissimo – ha attaccato Loretoni -. Villa si è dimesso confidando di aver preso ogni decisione forte dell’unanimità del Cda, smentendo i sindaci del Controllo Analogo che invece tendevano ad incolpare lui per una gestione troppo garibaldina dell’azienda. Dobbiamo quindi dedurre che il sindaco Benedetti o davvero non ha compreso la situazione, o ne è stato complice sin dall’inizio”.
Un altro interessante contributo è arrivato da Zefferino Monini, che si è detto molto perplesso sul valore complessivo di circa 8 milioni di euro attribuito a Vus Com da una stima interna. Secondo l’imprenditore oleario, che di gestione aziendale dovrebbe intendersene abbastanza, il milione e mezzo di utile che la Vus Com produce ogni anno basterebbe di per se stesso a far lievitare il suo valore a circa 15/20 milioni di euro, che andrebbero ad aumentare ulteriormente se venisse venduto il 60% delle quote azionarie, cioè il pacchetto di maggioranza. Vendere a 8 milioni, in sostanza, sarebbe un grave errore. “Inoltre – ha aggiunto Profili – vendere una società che genera utile solo per fare cassa è un non-senso”.
A conclusione dell’incontro, gli esponenti dei gruppi di minoranza hanno esternato i propri intendimenti. Gli elementi di novità che emergono a cadenza quasi quotidiana legittimerebbero a provvedimenti non soltanto di tipo politico, primo tra tutti un esposto alla procura della repubblica. “Quel che è certo – hanno ribadito quasi all’unisono – è che combatteremo l’illegalità con ogni mezzo, compiendo tutti gli atti necessari a tutelare il 28% di proprietà dell’azienda detenuto dalla città di Spoleto”.
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