Jac. Bru. – Il collegio penale del Tribunale di Spoleto composto dai giudici Bellina, Olivieri e Laudenzi ha condannato a 4 mesi di reclusione un giovane di 32 anni accusato del reato di violenza privata, esercitato su una giovane di 25 anni e sul compagno di lei, 52enne. Allo stesso tempo ha assolto per non aver commesso il fatto l’altro imputato, fratello del primo, di 4 anni più giovane.
La donna è una ex prostituta di origini romene, residente a Spoleto insieme al compagno. Da tempo aveva deciso di uscire dal giro e cambiare vita. Qualcuno, però, non era d’accordo con questa scelta. Stando alle carte processuali, i due imputati, di origini albanesi, rintracciarono la ragazza a Spoleto nell’estate del 2008 (quando aveva solo 21 anni) e le dissero che tale Alberto, cui lei “apparteneva”, sarebbe venuto a prenderla non appena fosse uscito dal carcere.
Nella stessa circostanza minacciarono il fidanzato di lei, dandogli un giorno di tempo per pensare se consegnare o meno la ragazza, e prospettandogli pesanti ritorsioni qualora la sua risposta fosse stata negativa: lo avrebbero ammazzato di botte e fatto sparire dalla circolazione.
Gli atti che gli imputati, difesi dall’avvocato Peppucci del Foro di Perugia, compirono in concorso tra loro (anche se ad agire fu il più grande, spalleggiato dal più giovane) furono diretti in modo inequivocabile, secondo i fascicoli processuali, ad indurre la ragazza a tornare alla sua vecchia vita prostituendosi per loro, con l’aggravante di essere stati commessi sotto minaccia.
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