(Aggirnamento ore 19.00) Il Consiglio regionale ha eletto i nuovi vicepresidenti e i segretari dell’Ufficio di presidenza, in una votazione che ha comportato uno strappo forse insanabile tra maggioranza e opposizioni.
Tutti i consiglieri di opposizione (Pdl, Lega Nord, Udc e Fare Italia) hanno infatti lasciato l’Aula, dopo che la maggioranza ha deciso di rifiutare il rinvio del voto. Presenti 19 consiglieri, votanti 17, il gruppo Pd, più i consiglieri Carpinelli (Marini per l'Umbria), Stufara (Prc -Fds), Buconi e Rometti (Psi). Non hanno votato i due consiglieri dell’Idv, Dottorini e Brutti. Sono stati eletti vicepresidenti i consiglieri Damiano Stufara (11 voti – vice presidente vicario) e Roberto Carpinelli (6). I due consiglieri segretari sono invece Fausto Galanello (11 voti) e Lamberto Bottini (6). La discussione sul Dap, inizialmente prevista per oggi pomeriggio, su richiesta di Lignani Marchesani (Pdl) che ha trovato la condivisione della maggioranza, è stata rinviata a venerdì mattina. Alla ripresa dei lavori, dopo la pausa dovuta alla riunione dei capigruppo, il presidente Brega aveva chiesto, come da regolamento, la disponibilità di un consigliere di maggioranza ed uno di opposizione per fare da scrutatori durante le operazioni di voto, ma tutti i consiglieri di opposizione hanno lasciato l’Aula. Hanno fatto da scrutatori i consiglieri Galanello (Pd) e Buconi (Psi).
Prima di abbandonare l’Aula, Andrea Lignani Marchesani (Pdl) è intervenuto per ribadire la scelta dell’opposizione di non prendere parte al voto: “Non abbiamo cambiato linea in corso d’opera, come è stato detto. Non abbiamo fatto ostruzionismo sul Dap e non capiamo perché non volete concedere una dilazione di tempo anziché iniziare a correre, compiendo un atto di estrema gravità, anche se comprendiamo che potevate non reggere altre 48 ore in queste condizioni. Rimane l’amara constatazione che chi, come il sottoscritto e il consigliere De Sio, ha rinunciato ad un incarico che, specialmente per l’opposizione, è unica fonte di visibilità ad alti livelli istituzionali, abbia ben poco da rimproverarsi. Il vostro atteggiamento, invece, è di vera occupazione”. Secondo quanto annunciato dai membri dell'opposizione nel primo pomeriggio, la “forzatura” del voto fatta dalla maggioranza potrebbe comportare le dimissioni di tutti i consiglieri di opposizione dalle commissioni consiliari regionali.
Per la maggioranza ha replicato Lamberto Bottini (Pd): “Abbiamo una responsabilità istituzionale prima che politica che ci spinge a evitare qualunque ‘empasse’ su atti importanti, che precedono qualunque altro tipo di decisione. Scendete dall’Aventino e incontrerete la disponibilità del centrosinistra. Ci aspettiamo delle disponibilità e un segnale differente anche dall’Italia dei Valori”.
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(Aggiornamento ore 16.23) Rischia la paralisi il sistema istituzionale regionale, dopo che i gruppi consiliari di opposizione Pdl, Fli, Udc e Lega Nord hanno dichiarato poco fa di non voler partecipare alla rielezione dell'ufficio di presidenza, il cui rinnovo è stato reso necessario dalla sospensione degli incarichi di Orfeo Goracci e dalle dimissioni dal gruppo di presidenza di Lignani e De Sio (Pdl).
Con una mossa a sorpresa, i gruppi di opposizione sono rientrati in aula dopo un'ora e mezzo di riunione, dichiarando la propria indisponibilità a partecipare al voto, motivando che l'elezione di un nuovo gruppo di presidenza non avrebbe in alcun modo affrontato la crisi istituzionale in corso dopo l'arresto del vicepresidente del Consiglio Goracci.
Stamani per bocca del capogruppo Dottorini anche il gruppo di maggioranza Idv aveva annunciato l'intenzione di non partecipare al voto. Il gruppo potrebbe essere costretto a fare marcia indietro per non far mancare i numeri all'elezione della nuova presidenza.
Le opposizioni al rientro in aula hanno anche avvertito che, nel caso la maggioranza procedesse ugualmente all'elezione degli uffici di presidenza, ritireranno i consiglieri da tutte le commissioni consiliari, provocando una sorta di paralisi istituzionale. Il Pdl ha precisato stamattina per bocca del consigliere Modena di non essere in alcun modo interessato alla presidenza del consiglio.
Il consiglio regionale nel frattempo si è interroto, per dar spazio a una riunione di capigruppo per risolvere l'impasse.
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(Aggiornamento ore 14.56) Tornerà in aula alle 15 e 30 il consiglio regionale umbro, dopo l'accesissima seduta di stamattina, tutta incentrata sul rinnovo del consiglio di Presidenza, sul caso Goracci e sulle percussioni che la vicenda potrebbe avere sullo scenario politico regionale.
Crisi di moralità – Il problema morale e l'urgenza di dare un segnale chiaro agli umbri è stato l'argomento centrale di tutta l'opposizione, dalla Lega Nord all'Udc -che insieme all'Idv non parteciperanno alla votazione del nuovo organo di presidenza consiliare- al Pdl.
“Siamo in una fase che potrebbe spazzarci via tutti”, ha detto Fiammetta Modena (Pdl) nell'intervento che ha chiuso la discussione di stamattina, prima di quello della presidente della regione Catiuscia Marini. “Il 'caso Gubbio' è espressione di come le 'Bassanini' vengono applicte in Umbria”, ha detto Modena. “Accade nella maggioranza delle amministrazioni della regione: dirigenti sotto il tiro delle espressioni politiche perché servono le loro firme per avallare le questioni che interessano le amministrazioni”.
“Pensate che succeda solo a Gubbio?”, ha tuonato ironica la Modena. “La stessa vicenda di Sanitopoli, da cosa nasce alla fine? Da gente scontenta di un sistema che non può più reggere. Per accontentare pochi è diventato un sistema prepotente. E' un problema vostro, del modo con cui la politica in Umbria si rapporta al pubblico impiego”.
Il Pdl, come molti altri gruppi consiliari, ha ventilato l'opportunità che al caso Goracci potesse far seguito una sorta di “riequilibrio del potere” in regione, con qualche chiaro riferimento a maggioranze diverse o allargate.
Continuiamo con più autorevolezza – A queste ipotesi, per quanto solo ventilate, hanno risposto fermamente Smacchi (Pd) e la stessa Marini.
“Questa discussione serva a definire e seguire con ancora più forza il nostro percorso”, ha detto la Marini, secondo cui l'ingresso a Palazzo Cesaroni di un magistrato è stato un “segnale da raccogliere” per contrastare certa (mala)politica.
“Ho sentito nel dibattito una certa strumentalità”, ha detto ancora la Marini, che ha espresso preoccupazione verso una possibile reazione antipolitica in Umbria, reclamando il suo diritto a governare con la forza dei numeri elettorali. “In questi giorni molti commentatori sui principali quotidiani nazionali ci dipingono come un paese al bivio, che da una democrazia fondata dai partiti e sui partiti rischia di diventare una democrazia contro i partiti. C'è chi pensa, anche dentro questo consiglio, che ci possa anche essere una democrazia senza la politica e contro la politica”, ha detto la Marini.
“Ci dobbiamo confrontare sulle riforme, un riformismo che fa i passi concreti e segna le discontinuità necessarie a questa regione”, ha detto infine il presidente della giunta.
Il voto – Nel pomeriggio il consiglio tornerà in aula per votare il nuovo organo di presidenza regionale, dopo la sospensione dalle sue cariche di Goracci e le dimissioni volontarie di Lignani e De Sio.
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Ha preso il via stamani l'attesissimo consiglio regionale sulla vicenda Goracci, dedicato alla votazione di un nuovo organo di presidenza dell'organo di Palazzo Cesaroni, dopo la vicenda giudiziaria che ha travolto Orfeo Goracci, ex vicepresidente del consiglio.
Il consiglio ha preso il via in una sala letteralmente gremita, con un flusso di organi mediatici che da tempo non si vedeva a Palazzo Cesaroni. Semivuoto invece il banco dedicato alla presidenza, con il solo presidente Eros Brega affiancato dalle sedie vuote di Goracci e dei consiglieri Pdl Lignani e De Sio, che nei giorni scorsi hanno consegnato spontaneamente le proprie dimissioni dagli incarichi di presidenza, chiedendo una “riflessione politica” alla maggioranza su quanto accaduto.
La discussione – La discussione in aula ha preso il via con gli interventi dei consiglieri capigruppo Cirignoni (Lega Nord), Monacelli (Udc), Dottorini (Idv) e Stufara (Prc).
Di particolare interesse l'intervento dell'ex compagno di patito di Goracci Damiano Stufara, che ha richiamato il consiglio su una possibile“questione morale” che ha travolto la regione, “che ha visto per la prima volta dopo tanti anni un magistrato varcare quella soglia (di palazzo Cesaroni, ndr)” e che si estende a tanti altri territori della regione. “Certo non possiamo fingere di non vedere che a Gubbio e in altri contesti emergono atteggiamenti di malcostume. Troppo spesso assistiamo a gestioni del potere troppo autoreferenziali”, ha detto Stufara, sottolineando l'atteggiamento intransigente del suo partito nei confronti di Goracci. Stufara ha detto nel suo intervento di non voler sostituire Goracci alla vicepresidenza del consiglio regionale.