La vicenda della soprannominata ‘valle dei fuochi’ nella Valnestore arriva in Consiglio Regionale. Ieri pomeriggio, in seduta ordinaria, è stata scritta una pagina di politica importante: gli spiriti e le idee del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e del centro-destra del consigliere Claudio Ricci si sono riuniti in una mozione unitaria, votata dal Consiglio Regionale all’unanimità. Al centro del caso, restano le ceneri interrate nel sottosuolo, tutto intorno alla ex centrale Enel di Pietrafitta, per tre decadi e fino agli anni ’80, in un territorio che ora si vede cambiato e i cui cittadini chiedono chiarezza sulle reali conseguenze degli sversamenti. Ieri a Palazzo Cesaroni c’erano anche loro, insieme al sindaco Roberto Ferricelli, sindaco del Comune di Piegaro. Giovedì è attesa la nuova audizione in Commissione.
TUTTA LA VICENDA DELLA VALNESTORE
Il recente sequestro di ben 255 ettari di terreno nella zona di Pietrafitta, operato dal Noe, ha accelerato la votazione di una mozione depositata dal consigliere del Pd, Giacomo Leonelli, lo scorso 30 marzo, alla quale, nella mattinata di ieri, si è aggiunta quella urgente e a risposta immediata del consigliere Andrea Liberati (M5S), che pure ha lavorato in prima linea sulla vicenda, appena esploso il caso. Ieri pomeriggio, durante i lavori d’aula, l’assise ha ritenuto necessario aggiornare e accorpare le due mozioni, proprio a seguito del recente sequestro, accogliendo anche una clausola del consigliere Ricci, inclusa nel documento finale. 13 i voti incassati dalla mozione, ossia la totalità dei presenti in aula. Tra gli scranni della giunta regionale era presente solo l’assessore Fernanda Cecchini, con delega all’ambiente, che pure è intervenuta nel dibattito.
La mozione approvata ieri chiede alla Giunta di “attivarsi presso Arpa e Usl affinché proseguano le indagini sui potenziali rischi per la salute dei cittadini della zona rendendo nota, sia per la Valnestore che per Fabro, i nuovi dati anche di natura epidemiologica; mettere in atto tutte le azioni e i provvedimenti per il ripristino della salubrità dei luoghi e la messa in sicurezza delle aree; avviare una perizia tecnica di parte pubblica, individuando i danni economici cagionati a cose e persone, richiedendo ad Enel i relativi risarcimenti ove fosse accertata una specifica responsabilità; redigere, attraverso le strutture regionali, una carta tematica di sensibilità e rischio ambientale dell’area, per la predisposizione di un piano di messa in sicurezza e bonifica, valorizzazione territoriale, allo scopo di impegnare il Governo alla predisposizione di un programma specifico di interventi”.
La soddisfazione in Leonelli e Liberati dopo la votazione all’unanimità della mozione congiunta è palpabile: “il tema – ha dichiarato Leonelli dopo la votazione – infatti è ormai diventato di portata regionale e rischia, se non sviscerato e risolto, di portare nocumento alla intera comunità regionale, che ha da tempo centrato nel suo dna paesaggistico ed ambientale una delle sue vocazioni primarie. Abbiamo scritto una pagina di buona politica, trovando una sintesi con l’opposizione su un tema molto sentito dai cittadini, a dimostrazione che al Partito Democratico non interessano le sterili polemiche politiche, ma le questioni che stanno a cuore agli abitanti della Valnestore e dell’Umbria”.
Liberati è stato soddisfatto in particolare perché è stato accettata la proposta per la richiesta di una perizia tecnica di parte pubblica che andrà ad accertare i danni economici cagionati a persone e cose e richiedendo i relativi risarcimenti ai responsabili, “se verrà individuata una responsabilità“, ha precisato ai nostri microfoni Liberati. “Abbiamo chiesto ad Arpa e Asl trasparenza, allontanando le ombre per i cittadini preoccupati. E’ un dovere di legge. E’ fondamentale che si proceda su questa strada di full disclosure sui dati ambientali, sui quali non soggiace alcuna riservatezza“. Importante per il M5S anche l’eventuale intervento del Governo per uno specifico programma di interventi. “E’ necessario che anche la Regione sia presente sulla vigilanza, sul controllo e sulla programmazione, per iniziative concrete e a tutela della salute dei cittadini“.
Durante i lavori, Giacomo Leonelli (Pd) ha accolto di buon grado la mozione del consigliere Liberati. “E’ un tema – ha detto il segretario regionale del partito – che merita molta attenzione. Da quando la mozione è stata depositata (30 marzo 2016, ndr) le cose si sono evolute e c’è stato il sequestro di un’area da parte della Procura. Questa nostra discussione deve essere utile per integrare gli atti depositati e prestare attenzione ad una vicenda che esula dai confini della Valnestore. È necessario ricordare che negli anni ’80 il sistema legislativo, così come gli usi e le prassi, erano meno attenti rispetto alla attuale normativa ambientale. Inoltre andranno accertate, al di là delle suggestioni, quali sono e se ci sono responsabilità da parti di chi ha gestito la centrale elettrica. Ho apprezzato l’atteggiamento dei sindaci di Piegaro e Panicale, che si sono messi in prima linea nella difesa del territorio, stante che non possono certo essere considerati responsabili di quanto avvenuto. La magistratura seguirà il suo corso, politicamente ci interessa capire quali azioni possiamo mettere in campo. Il problema ha assunto un rilievo regionale: non possiamo permetterci di subire passivamente gli effetti di una situazione che mina il patrimonio ambientale dell’Umbria. Abbiamo la responsabilità di approfondire la vicenda con la massima trasparenza, affrontando le criticità, sviluppando le azione adeguate ad aggredire i problemi, definendo il contorno del problema. Prima che quel territorio subisca una ingiustificabile penalizzazione. Si dovrà bonificare ove necessario, ripristinare la salubrità dei luoghi e coinvolgere coloro i quali possano aver subito conseguenze sanitarie dalla situazione ambientale rilevata”.
Ad Andrea Liberati (M5S) il compito di tracciare i profili storici della vicenda: “non stiamo parlando solo della lignite ma anche di ceneri di carbone con tracce di radioattività, che sono arrivate a Fabro, Città della Pieve e nella Valnestore. Nel 1985 i consiglieri Castellani, Sbrenna e Alessi si rivolsero alla Giunta per avere chiarimenti circa l’arrivo di ceneri dalla Liguria. Nel 1986 Legambiente chiese, raccogliendo molte firme, di modificare la normativa che consentiva di usare le ceneri di carbone come inerti. Le ceneri si stavano accumulando nel frattempo a macchia d’olio in Umbria. Nel 1998 interrogazione del consigliere regionale Mazzocchi sulle ceneri di La Spezia portate in Umbria. La preoccupazione per queste ceneri c’era dunque già da decenni. Dobbiamo operare per il bene comune, trovando un filo di concordia per aiutare questi territori. Non vorrei che tra 30 anni si arrivi a parlare del caso Thyssen e dell’inquinamento della Conca Ternana. Invito ad una presa di coscienza collettiva, dobbiamo agire noi, subito, e non attendere altri. Saremmo irresponsabili altrimenti. Come gruppo ci siamo impegnati a capire quale è il problema, a Fabro come in Valnestore. Abbiamo trovato, durante i sopralluoghi, un senso di paura. I sindaci si sono attivati in modo solerte e la stampa ha svolto un ruolo importante di chiarezza. Non dobbiamo temere il danno d’immagine ma pensare al futuro chiamando in causa la multinazionale che per fortuna è ancora controllata dallo Stato italiano. Dobbiamo sentire in audizione i vertici Enel per capire come è stato possibile arrivare a quel punto. Nel 1986 le prime leggi sull’ambiente già esistevano. Oltre alla lignite ci sono dunque le ceneri di carbone, che a Fabro sarebbero 1,5 milioni di tonnellate. Dovremo capire come è possibile che, nonostante le preoccupazioni dei consiglieri regionali e le lettere alla magistratura, non sia successo nulla nei decenni passati. La Regione deve promuovere analisi sanitarie ed economiche per capire quali danni sono stati causati a persone e cose. Una perizia che spetta alle istituzioni e non a chi abita nella Valnestore. Poi dovremo presentare il conto agli inquinatori, come prevede il testo unico sull’ambiente, procedendo alla messa in sicurezza. Anche a Terni, dove mezza città subisce l’impolveramento da metalli pesanti, che contaminano suoli e fiumi, oltre l’aria. Arpa e Asl devono rendere noto tutti i dati ambientali sulla contaminazione della Valnestore quanto della Conca ternana”.
Più cauto nel dibattito Attilio Solinas (Pd), che ha invitato ad “andare cauti prima di dare definizioni affrettate e di rischiare di rovinare un territorio a vocazione particolare” oltre che a parlare di patologie tumorali. Per l’assessore Cecchini “non dobbiamo anticipare questioni che ancora non ci sono e interpretare faccende che non sono ancora corredate da dati e analisi. Laddove ci fossero delle responsabilità che venissero accertate, sappiamo anche che all’epoca tutto fu fatto secondo la legislazione del tempo e nel rispetto del territorio. Oggi siamo entrati in un’altra fase nella quale abbiamo l’onere di sviluppare un nuovo modello sulla qualità della vita e dell’ambiente e non più solo sulla produzione a prescindere. Nel tempo credo che ci siano stati diversi monitoraggi. Ora la competenza è alla magistratura perché la politica di per sé sarebbe portata a strumentalizzare. Con una delibera di questa mattina nella redistribuzione dell’introito derivato delle ecotasse abbiamo previsto di coprire le spese per ulteriori carotaggi che la procura ha chiesto ad Arpa. Così come credo che l’assessorato alla sanità abbia fatto il suo dovere. Siamo disponibili a mettere a disposizione qualunque cosa per verificare e aiutare. Ma se conto le persone morte di tumore nella mia famiglia superano i livelli di quelli della Valnestore”.
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