E’ un fenomeno “strisciante“, una piaga “endemica“, che colpisce piccoli e grandi imprenditori, giovani, famiglie e anziani. E’ l’usura e a denunciare il boom di segnalazioni negli ultimi anni, in Umbria, è la Fondazione Umbria contro l’Usura, attraverso le parole del suo presidente, Alberto Bellocchi. Il grido arriva durante la conferenza stampa della Uilca, tenuta a Perugia, durante la quale sono stati enumerati i dati emersi dal sondaggio sulla qualità del credito in Umbria, ottenuti interpellando direttamente i cittadini, le famiglie e le imprese.
Il fenomeno dell’usura viene così descritto come largamente sommerso, “dove la carenza di dati oggettivamente misurabili la fa da padrona“, dicono dal sindacato. Le risultanze sono veramente allarmanti laddove si consideri che per la metà degli umbri il fenomeno viene percepito come alto o altissimo e, per quanto riguarda le dinamiche evolutive, con un trend in crescita. Andando nel dettaglio, infatti, dal punto di vista del mondo delle imprese, attualmente il fenomeno dell’usura in Umbria è per il 5% inesistente, per il 10% basso, per un altro 10% medio, per il 30% molto alto e per il 45% alto. La situazione muta, seppur non di tanto, se si guarda alla percezione del fenomeno dell’usura per le famiglie: si passa da uno 0% che lo giudica inesistente, un 16% basso, il 34% medio, il 35% alto e il 15% molto alto.
A incidere è decisamente la crisi economica, con i suoi strascichi, che ha portato nel tempo a una trasformazione dell’identikit di colui che si rivolge oggi alle reti di protezione. “Non è più solo l’emarginato, il reietto della società – è stato detto in conferenza da Uilca e Bellocchi – ma una moltitudine di rappresentanti di quello che un tempo si definiva ceto medio, tanti commercianti, piccoli imprenditori e perfino lavoratori dipendenti dei settori pubblico e privato, tutti accomunati dalla difficoltà di far quadrare i bilanci di fine mese”. Così come cambia anche la figura del ‘cravattaro’: non sono più persone legate alla criminalità organizzata, Camorra in primis, ma anche altri soggetti, che lucrano sulle disgrazie economiche delle proprie vittime.
Il dato italiano, fornito dal Viminale e dal Comitato di Solidarietà per le vittime dell’estorsione e dell’usura, non è poi più rassicurante: tra estorsione e usura, il totale delle somme deliberate a livello governativo, nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2015, è pari a 22,5 milioni di euro. Sono inoltre 835 le istanze presentate al Comitato da parte di vittime dell’usura, mentre 172 quelle per estorsione. 1573 le posizioni esaminate, di cui 551 per estorsione e 1022 per usura. Dati rilevati anche grazie alla legge 108, quella sulle “vittime degli strozzini”.
Alcune storie – Storie di vita vissuta da giovani e adulti perugini, che hanno scelto loro malgrado, per riuscire a portare avanti la propria attività, di rivolgersi ai cosiddetti “cravattari”. Storie che narrano di uno spaccato sociale che si trasforma in un campanello d’allarme. Come quella di un noto fruttivendolo della periferia perugina, la cui attività non navigava in buone acque. Per risollevarla, aveva bisogno di 6mila euro per comprare un furgoncino “Ma le banche – racconta Bellocchi – non sono disposte a dargli del denaro e fargli credito. E’ proprio in questi casi che il rischio usura diventa più pericoloso“. Tra le cause per cui si ricorre a canali di prestito illegali emerge anche una crescente predisposizione al gioco, che quindi connette il fenomeno dell’usura a quello della ludopatia. Ci sono poi anche casi di famiglie che si sono indebitate a causa delle restrizioni sulle pensioni di invalidità, dove l’introito dell’indennità di accompagnamento era diventato il terzo reddito, utile magari per pagare le rate del mutuo. Questo dato in particolare proviene dalle ultime analisi effettuate, durante la scorsa legislatura, dalla prima Commissione regionale.
La Fondazione Umbria Contro l’Usura, che ha come soci anche il Comune di Perugia e la Regione Umbria (quota di maggioranza) ha calcolato che, per soddisfare tutte le richieste di aiuto che pervengono presso la Onlus, avrebbe necessità di aiuti per 3 milioni di euro all’anno. Nel 2015, sono stati concessi 540mila euro per fideiussioni. Manca dunque la disponibilità di denaro, oltre che di mezzi, per fermare il fenomeno: “anche perché noi non possiamo fare credito“, dicono dalla Fondazione.
“Perché la banca dà i soldi a chi li ha – ha concluso Bellocchi – e a volte per qualcuno in maggiore difficoltà rivolgersi a chi gli fa una ‘cravatta’ sembra più semplice e immediato. Poi ci si accorge che gli interessi arrivano fino a 40, 50 o 60% al mese, e lì il fenomeno dell’usura si rivela in tutta la sua crudeltà e problematicità”. Eppure, continua Bellocchi, chi si rivolge alla legge per denunciare il fenomeno illegale quanto deprecabile dell’usura è solo una piccola percentuale delle vittime: “la gente alla fine è grata a questi delinquenti, perché crede che solo loro sono stati in grado di aiutarli in un momento economico difficile“.
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Uilca, sondaggio su contribuenti banche | “Umbria non è più paradiso”