Per titoli ed esami. E’ la formula di rito che indica i criteri con cui verranno valutati i candidati ad un concorso pubblico. E invece, i titoli dei temi per gli esami, in questo caso sarebbero arrivati in anticipo e false attestazioni sarebbero state usate per coprire acredini e dissapori privati che avrebbero condizionato la prova. E’ lo scandalo che arriva in tribunale e che getta l’ennesima ombra sulla gestione dei concorsi pubblici nell’ambiente universitario.
Alla sbarra è finita una professoressa ordinaria Luigina Romani (presidente della commissione esaminante) che avrebbe preso parte alla commissione esaminante di un concorso pubblico per ricercatore della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Perugia, avvenuto nel 2008, dichiarando falsamente l’insussistenza di motivi di attrito con una delle candidate, con l’aggravante di aver compiuto il fatto per favorire un’altra candidata alla quale avrebbe fornito in anticipo gli argomenti della prova scritta, tra i quali sarebbe stato addirittura inserito un tema che, guarda caso, era lo stesso della tesi di laurea della candidata da favorire. Questo almeno sarebbe avvenuto secondo l’accusa portata avanti dal pm Giuseppe Petrazzini.
Dalle perquisizioni effettuate proprio nella casa della candidata “favorita” gli inquirenti reperirono un foglio nel quale appunto erano segnati i titoli dei temi da svolgere durante la prova scritta del concorso, tutto da dimostrare il fatto che a fornirli sia stata l’imputata. Ma tra le accuse contestate c’è anche quella di aver, in sede di commissione esaminante, aver discreditato la candidata oggi parte civile (unica ulteriore partecipante al concorso) in favore di colei che poi vinse il concorso, ottenendo, secondo l’accusa, un ingiusto vantaggio a discapito della concorrente.
Un processo lungo, iniziato dopo che nel 2008 la professoressa ordinaria della facoltà di Microbiologia e Microbiologia clinica, è stata rinviata a giudizio. A costituirsi parte civile è stata l’aspirante ricercatrice che si è sentita penalizzata. In aula si è tornati ieri quando ad essere sentita davanti ai giudici è stata proprio l’imputata che ha negato e respinto ogni responsabilità. Convinto invece della colpevolezza il pm che ha anche fatto un riferimento ad intercettazioni (dichiarate però nel processo non utilizzabili), nelle quali sarebbe chiara la volontà dell’imputata. Avvocato della difesa è Francesco Falcinelli, della parte civile Paolo Momaroni. Presto potrebbe arrivare la sentenza di primo grado emessa dai giudici Mautone e Noviello e Volpe (a latere).
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