Gli elaborati dovranno pervenire agli uffici diocesani entro il 31 maggio, la proposta di mons. Paolucci Bedini è stata avanzata direttamente al Comitato organizzativo del Giubileo 2025
La Diocesi tifernate ha presentato il bando per la realizzazione di un logo, che costituirà il segno di riconoscimento ufficiale della figura di Santa Margherita di Città di Castello. L’iniziativa è rivolta alle persone fisiche, sia singole che associate e agli istituti scolastici di ogni ordine e grado.
Gli elaborati grafici dovranno pervenire agli uffici diocesani entro il 31 maggio. Il logo dovrà evocare in modo simbolico-artistico la figura della Santa. Elementi imprescindibili da inserire nel logo sono: il cuore della Santa con le tre pietre e la sua cecità. Facoltativi, invece, sono i simboli della Sacra famiglia a cui era devota e l’abito delle “mantellate” domenicane.
Il bando e le modalità di partecipazione
Il concorso fa parte di un più ampio progetto diocesano per far conoscere la figura di Margherita. In programma, la realizzazione di materiale divulgativo dedicato ai numerosi pellegrini che si recano in preghiera presso il corpo della santa, conservato nella chiesa di san Domenico e la realizzazione di un sito, completamente dedicato a lei, che raccoglierà informazioni e materiale sulla sua storia e sulla sua straordinaria vita spirituale.
Il vescovo Luciano Paolucci Bedini ha inoltre comunicato di aver proposto al Comitato organizzativo del Giubileo 2025, presieduto dall’arcivescovo Rino Fisichella, Santa Margherita come patrona dei disabili. “La storia della Santa – spiega il Vescovo – si completa qui a Città di Castello con una intensità spirituale molto alta e dentro ad una vicenda particolarmente importante per tutte le vicissitudini che ha dovuto incontrare e oggi per noi diventa l’occasione di pensare ad una figura di santità e di spiritualità che possa essere di riferimento soprattutto per le persone con disabilità”.
La vita di Santa Margherita
Margherita nacque nel 1287 nel castello della Metola (Mercatello, PU) cieca e deforme e ciò provocò una profonda delusione nell’animo dei genitori, che attendevano un erede nel loro piccolo feudo. Così tennero nascosta la figlia alla gente, affidandola al cappellano del Castello. Quando arrivò la notizia che a Città di Castello il Beato Giacomo, religioso francescano morto nel 1294, operava miracoli, i genitori la condussero nella città Tifernate ma, non ottenendo risultati, l’abbandonarono di nuovo. È certo che fra chi si occupò di lei ci furono gli sposi Venturino e donna Grigia, che le fecero da genitori. Ebbe poi modo di avvicinarsi ai Padri Domenicani e ricevere la loro assistenza spirituale come terziaria. Poté così vivere il suo programma di preghiere, penitenza, carità, anche verso tanti poveri, malati, carcerati e nemici da rimettere in pace.
Morì a 33 anni, il 13 Aprile 1320, considerata come Santa dal popolo, che la volle sepolta nella chiesa dei Domenicani. Favorita da doni mistici, dopo la sua morte le furono trovati nel cuore tre lobi con le figure della Sacra Famiglia. Il mistero dell’Incarnazione e della Famiglia di Nazareth era stato come l’essenza della sua spiritualità. La chiesa, riconoscendone le grandi virtù, la profondità di vita e la diffusione della sua devozione, l’ha proclamata santa, con decreto di Papa Francesco, il 24 aprile 2021 estendendone il culto alla Chiesa universale.