Una difficile ricostruzione, anche cronologica e storica, quella che ha riguardato la Basilica di San Salvatore a Spoleto: impegnate nella sua restrutturazione la Fondazione Carispo e il Cisam. Oggi, presso il Centro Servizi Camerali “G. Alessi” di Perugia, l'archeologo Vincenzo Fiocchi Nicolai, Enrico Menestò, Valentino Pace ed il Presidente della Cassa di Risparmio di Spoleto Dario Pompili, è stato presentato, in occasione della manifestazione Umbria Libri, il volume, composto da tre tomi, “La Basilica di San Salvatore di Spoleto”, curato da Massimiliano Bassetti, Letizia Ermini Pani ed Enrico Menestò. In una sala partecipata, nonostante alla stessa ora a parlare ci fossero presenze importanti come Giuliano Amato nella Sala dei Notari, sempre in occasione di Umbria Libri, erano dunque riuniti esperti e profani per scoprire ciò che gira attorno “all'enigma di San Salvatore”, così come lo hanno definito l'archeologo Fiocchi Nicolai e il Professor Pace.
L'interesse per la Basilica – Patrimonio dell'umanità dell'Unesco, quella di San Salvatore costituisce una delle costruzioni dalla chiarezza classicheggiante eccezionale, per la sua architettura e i suoi decori: dietro allo studio sulla Basilica esiste un'interpretazione complessa, per via dei tanti elementi strutturali che la compongono, e che fanno pensare ad una costruzione avvenuta in due tempi ed intervallata persino da un incendio, ma che viene ben chiarita da tutti i passaggi affrontati dai tomi del volume sulla famosa chiesa spoletina. Il relativo ritardo nella pubblicazione del libro è dunque ben spiegato dalla necessità di chiarire ogni singolo elemento della costruzione, ogni suo significato e lo studio archeologico e artistico che vi è dietro.
Il mecenatismo spoletino – La presentazione del libro si è aperta con i dovuti ringraziamenti a Dario Pompili e alla sua fondazione: “un'iniziativa importante – ha dichiarato il Presidente nel suo breve intervento di saluto – a testimonianza dell'amicizia tra le diverse istituzioni spoletine. Spoleto è perlopiù una città dai rapporti conflittuali, eppure la collaborazione con la sovraintendenza e le Fondazioni è sintomo di sviluppo, in particolare in un periodo in cui le Fondazioni sono spesso ringraziate come anche contestate per le loro opere. A volte si dovrebbe valutare che questi enti non sono importanti solo per il loro portafoglio, specie in occasioni così nobili. La Fondazione è in questo caso un'idea, laddove a volte non può arrivare nè il pubblico nè il privato. Tutto è partito dal restauro della Basilica, e Spoleto, di questa spesa di non poca consistenza, non può che beneficiarne”. Ringraziamenti sono andati anche a chi ha redatto il volume, al Cisam, e al Comune, che ha mantenuto un atteggiamento sempre cordiale con la Fondazione. Con Pompili si è infine rinnovata la volontà di collaborare ancora, così come quella di proseguire con le iniziative anche grazie ad un incontro a Spoleto. Al posto del sindaco, Daniele Benedetti, impegnato con il Ministro Riccardi per la beatificazione di Maria Luisa Prosperi, era presente Sandro Frontalini, dirigente comunale per Cultura e Turismo: “la Basilica di San Salvatore è il monumento più importante dell'architettura spoletina, riconosciuto come patrimonio dell'umanità dall'Unesco”. E la sua importanza è data non solo dalla curiosità nata storicamente nell'interpretare un sito architettonico di tanto spessore, ma anche e soprattutto perchè è fondamentale testimonianza della presenza longobarda a Spoleto. “Carispo ha in questo modo rappresentato un esempio di mecenatismo”, ha detto Frontalini, portando il saluto di Benedetti e dell'assessore Cerami, quest'oggi a Roma per impegni istituzionali. Nel concludere il suo intervento, Frontalini ha voluto rimarcare come Spoleto, negli anni compresi tra il 1947 ed il 1958, si sia distinta per la nascita di eventi come ad esempio il Festival dei due Mondi, per l'investimento in musei e teatri, facendo riferimento al fatto che puntare sulla cultura dovrebbe essere, in un momento di crisi, un modo per risalire la china.
I percorsi – Il Professor Valentino Pace e l'archeologo Fiocchi Nicolai hanno narrato, nei loro interventi, la storiografia e i virtuosismi architettonici della Basilica di San Salvatore, in tutto il suo percorso cronologico: dall'interesse degli studiosi nato già nel 1800, ai diversi studi che hanno toccato perfino la semiotica sulle restrutturazioni. Cuore della vicenda, per Fiocchi Nicolai, è l'interpretazione della dedica della Basilica: due sarebbero le iscrizioni, una del 1064 dedicata a San Concordio, e una del 1084 per San Salvatore, che farebbero pensare che la chiesa ubicata nel “locus supra aquae”, abitata da religiosi, non sia stata, almeno non originariamente, dedicata a quest'ultimo. Il primo a parlare del Santo fu nel 1600 un erudito agostiniano, ma Fiocchi Nicolai insiste: “non vorrei apparire come un eretico, ma forse il monastero di San Salvatore deve essere ancora trovato”. Di certo è una chiesa martiriale, scavata nella collina, fatto che fa presupporre quante difficoltà abbiano incontrato i cantieri per realizzare una chiesa ubicata laddove c'era la tomba del martire. Forse il vescovo Achineo aveva incoraggiato la costruzione della chiesa, anche in virtù dei suoi ottimi rapporti con Roma. E di certo ci sono due fasi nel tracciato della chiesa: la prima paleocristiana, risalente al V secolo; la seconda, non contigua, tra il VI ed il VII secolo, al tempo dei Duchi dei Longobardi di Spoleto. I due periodi furono intervallati da un incendio che interessò la Basilica. La perplessità per questioni diacroniche, il colonnato dorico, il contributo della sintesi storiografica più recente, i meravigliosi fregi e i parallelismi con Civitale, un'altra città longobarda del nord Italia, rendono la Basilica una testimonianza preziosa, un fiore all'occhiello dell'architettura spoletina.
Alessia Chiriatti
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