Spacciatori di serie A, di quelli che in soli cinque giorni riuscivano a spacciare più di un chilo di cocaina per un valore superiore ai 30 mila euro. Questo è il giro smantellato nelle scorse ore dai carabinieri di Todi con la collaborazione dei colleghi della Compagnia di Perugia e dei Nuclei Investigativi di Perugia e Trento nell’atto finale di un’indagine durata tre anni. Al momento sono state arrestate quattro persone, ma altre otto sono ricercate sul territorio nazionale. Si tratta di C.G., trentaduenne, cittadino albanese, residente a Corciano; C.F., ventunenne, cittadino italiano, residente a Corciano; M.I., trentunenne, cittadino albanese, residente a Perugia e K.H., venticinquenne, cittadino albanese, residente a Perugia. In tutto le persone coinvolte sono 15 e gli assuntori segnalati alla Prefettura almeno 60.
L’indagine ha fatto luce su una fitta rete di spaccio di sostanze stupefacenti, cocaina, ma anche in misura minore hascisc, gestito, a diversi livelli, prevalentemente da cittadini albanesi che dimoravano in Perugia e che rifornivano numerosissimi assuntori della Provincia. In particolare, i carabinieri hanno individuato due tipi di spacciatori: coloro che effettuavano uno spaccio al dettaglio ed altri, invece, di livello superiore che rifornivano gli spacciatori “al minuto”. Un’organizzazione ordinata gerarchicamente quindi, ma individuata grazie all’indagine partita da una denuncia per estorsione.
Minacce alla famiglia per i debiti di droga. Minacce, pesantissime, rivolte ad un compratore con debito di droga da uno egli arrestati, ecco cosa fa partire le indagini avviate nel giugno 2011, quando i Carabinieri del Norm della Compagnia di Todi ricevono la denuncia di un uomo, residente nel marscianese. Costui riferì ai militari che il figlio ventenne, studente a Perugia, aveva acquistato a credito dello stupefacente da alcuni stranieri i quali, non vedendosi corrispondere quanto dovuto perla droga, non avevano esitato a recarsi a casa del giovane estorcendo, con pesanti minacce di violenza fisica, una somma di denaro di diverse centinaia di euro. L’uomo, preoccupato per le sorti del figlio, consegnò ai due estortori la somma e poi denunciò tutto ai carabinieri.
Un giro di spaccio studiato per tre anni. Si cerca dunque di far luce su questo giro di spaccio e il 22 luglio 2011, i militari a Perugia, arrestano R.V. mentre cede due dosi di cocaina, di ottima qualità, con un principio attivo dell’84.56%; si comprende dunque il livello di spaccio. Il 25 agosto 2011, alla Stazione Ferroviaria S. Anna, viene arrestato l’albanese S.E. mentre spaccia cocaina ad un assuntore del posto; il 20 settembre 2011, a Bastia Umbra, i militari arrestano una coppia di stranieri, l’albanese M. R. e la rumena S.S., trovati in possesso di un involucro contenente circa 25 grammi di cocaina (risultata, a seguito di analisi di laboratorio pura al 68,12%, sufficiente per confezionare circa 113 dosi); il 22 ottobre 2011, a Santa Maria degli Angeli, viene fermato ed arresto l’albanese X.J. dopo aver ceduto una dose di cocaina ad un uomo della zona. La perquisizione nella camera di albergo da lui occupata porta al sequestro della somma di mille e 200 euro, provento dell’attività di spaccio; il 18 novembre 2011, a Perugia, via Cavallotti, arrestano l’albanese E.M. fermato nel momento in cui cedeva tre dosi ad un camionista e sequestrano quasi 2 mila euro, provento dell’attività di spaccio; il 10 dicembre 2011, a Perugia ed esattamente a Ponte San Giovanni, viene arrestato l’albanese S.E. mentre spaccia e poi viene di nuovo fermato il successivo 7 febbraio, per lo stesso motivo; il 31 dicembre 2011, a Deruta, un giovane italiano che aveva appena acquistato tredici dosi di cocaina, pura al 98,27% e sufficiente a confezionare 70 dosi medie viene fermato. Tale stupefacente era stato venduto da uno degli albanese indagato nell’inchiesta; il 30 gennaio 2012, in Torgiano, viene arrestato uno straniero trovato in possesso di 12 grammi di cocaina, destinata allo spaccio; il 1° febbraio 2012, a San Sisto, i carabinieri arrestano J.A., mentre spaccia tre dosi, risultate anche queste di ottima qualità, con una pure della dell’86%.
Gli arresti in flagranza La maggior parte degli indagati hanno alle spalle pregiudizi penali, anche specifici, non svolgono alcuna attività lavorativa e taluni sono anche senza fissa dimora. Dall’analisi del loro modus operandi emerge un grado di professionalità nell’attività di spaccio, tale da far ritenere che vivessero esclusivamente con i proventi della loro illecita attività.