La politica in città si riaccende sul bando per la gestione del sistema museale ternano; ad alzare la voce è Angelica Trente del M5S, vicepresidente commissione cultura, che critica le modalità con le quali si è rinnovato il bando. La candidata sindaco alle ultime elezioni per i pentastellati non le manda certo a dire al Caos, accusato di aver allestito la mostra d’arte più inutile della storia, con Piermatteo D’Amelia, e una serie di dati che farebbero del sistema Caos un sistema fallimentare.
TO ha intervistato Linda Di Pietro, amministratrice Caos, per avere un confronto sulle parole della Trenta: “Trovo offensivo e deprimente il tono della signorina Trenta, che trova visibilità solo nell’attacco contro di noi. Ci sono altre questioni molto più importanti che riguardano l’ambito culturale della città, senza ricorrere alla denigrazione nei nostri confronti”.
“Inoltre queste parole vengono in una fase delicata; il bando è ancora aperto, molte aziende stanno decidendo se partecipare o meno. Avevo auspicato che durante la gara la parola fosse lasciata alle società che lavorano, ma così si rischia di inficiare il risultato del bando stesso“.
“La signorina Trenta – continua Linda Di Pietro – mette insieme numeri presi qua e là dalle nostre relazioni, non considerando che i residenti non pagano offerte del nostro circuito, mentre tutti pagano al bar, mi pare ovvio. Questo è un sistema che si tiene in piedi perchè ogni cosa è al suo posto, al posto giusto. Ad esempio il TerniFestival (che inizierà il prossimo 19 settembre, ndr) porta al Fat un fatturato di circa 20mila euro. Quindi è il Festival il traino di tutto, non certo il bar”.
“Non vorrei entrare troppo nei dettagli – spiega Di Pietro – ma forse la signorina Trenta non sa che il Caos è centro di creatività e cultura, due aspetti che, da un punto di vista economico, non devono essere misurati dallo sbigliettamento, ma dalla qualità dell’offerta culturale proposta al territorio“.
“I nostri numeri sono aumentati in modo esponenziale dal 2009 e i con i soldi che vengono dall’appalto non si riesce a fare molto. Pensiamo solo che per la Biblioteca Comunale, giustamente, vengono investiti 2 milioni l’anno, così come, giustamente, per il “Briccialdi”. Questo bando assegna 2,5 milioni di euro per 5 anni da distribuire tra Centro Caos, Carsulae, Anfiteatro e Centro paleontologico“.
“Se la signorina Trenta vuole, la invito presso la nostra struttura, dove l’accoglieremo volentieri per spiegarle come leggere i numeri da lei forniti. Se vuole continuare a usare i dati a proprio vantaggio faccia pure, ma se vuole leggeri a favore della città venga pure”.
“Oggi in Consiglio l’opposizione e una piccola parte della maggioranza intendevano indirizzare l’attenzione su un fatto gravissimo: l’assenza di discussione in aula su una questione fondamentale per la città, quella della gestione del sistema museale ternano“. Lo dichiara, al termine della seduta consiliare di stamattina, Angelica Trenta (M5S), vicepresidente commissione cultura. “Il nuovo bando – uscito in pieno agosto – è stato oggetto di critiche da parte del M5S sia per le criticità riscontrate in esso, sia per il mancato passaggio nell’attuale consiglio comunale o nella specifica commissione della questione in oggetto”. “Il mio intervento in consiglio – continua Angelica Trenta – prendeva le mosse anche dall’analisi elaborata dal Movimento stesso, attraverso accesso agli atti, delle relazioni e dei documenti forniti dai gestori del sistema museale che – sebbene appaiano parziali e spesso del tutto incompleti a dispetto da quanto richiesto dal vecchio bando stesso – dimostrano una gestione fallimentare o non certo entusiasmante del sistema da parte della società Indisciplinarte”. “La mia opinione da portavoce dei 10.000 cittadini ternani che ci hanno dato fiducia alle scorse elezioni è che la cultura continui ad essere gestita in modo elitario e sempre coinvolgendo solo una piccola parte dei potenziali soggetti interessati”. “Il comportamento poi della maggioranza – completamente muta durante la discussione degli atti e mera esecutrice dei diktat del loro capo in consiglio – la dice lunga sull’assenza di un vero confronto, critico, serio che dovrebbe avvenire in aula consigliare, tutto a discapito della trasparenza e della partecipazione tanto auspicata da tutti in campagna elettorale e nelle stesse linee programmatiche del Sindaco che rimangono udente solo promesse che non si ha la volontà di mantenere”.
Nel pomeriggio aveva replicato l’assessore alla Cultura, Giorgio Armillei: “Tutte le considerazioni e le valutazioni sulle politiche culturali sono legittime e tutte rappresentano un contributo, ma dobbiamo partire dalla considerazione che in una città le politiche per la cultura sono necessarie e che è indispensabile valorizzare le nostre strutture museali se vogliamo darci un respiro di città di livello nazionale”.
“Invito tutti a una valutazione serena, e nel merito del bando, che è innanzitutto – aggiunge l’assessore – un appalto di servizi aggiuntivi alle funzioni di valorizzazione dei beni culturali e che lascia nelle mani del Comune di Terni la funzione di programmazione e controllo. Il bando che è in corso in questi giorni contiene una riduzione della spesa di circa il 18% rispetto al quinquennio precedente, rappresenta di per sé un risparmio oggettivo in termini di costi del personale rispetto a una gestione diretta, consente elementi di flessibilità e dinamicità che al momento non sono consentiti a una gestione diretta dell’ente pubblico. Questi elementi, fortemente marcati dalla nuova gara, vanno ad aggiungersi, in tema di costi, al dato che vede il costo unitario del visitatore del sistema museale ternano nettamente inferiore a quello di Bologna, Pordenone e Cremona per citare realtà di non grandissima estensione metropolitana. Così come è negli atti che il modello di appalto di servizi del comune di Terni per le sue strutture museali ha ricevuto attestati e riconoscimenti di buon governo da organismi di levatura alta come il ministero per la Coesione Territoriale e il ministero per lo Sviluppo Economico. Certo, resta attualissimo l’obiettivo di fare meglio. E il bando contiene gli elementi che possono portare in questi direzione: una più ampia articolazione dell’offerta, strumenti dettagliati per l’attività di indirizzo e programmazione, il controllo di organismi di valutazione indipendenti, la rendicontazione alla città attraverso l’opencultura cioè la diffusione dei dati relativi ai servizi culturali, penali per inadempienze, premialità per attività di promozione che portino un maggior numero di visitatori. Sono questi gli elementi innovativi, sono questi gli aspetti migliorativi dell’acquisto di servizi che vanno a rafforzare il patrimonio immateriale sempre più necessario per una città che vuole allargare le sue capacità attrattive, produttive ed economiche”.
Attacco frontale della Trenta: “Ci siamo presi la briga di fare diversi accessi agli atti per comprendere oggettivamente se il concessionario che aveva vinto il bando nel 2009 avesse adempiuto agli obblighi previsti nel bando. Purtroppo c’è stato un grande ostracismo nei nostri confronti nell’accesso agli atti poiché a volte ci venivano forniti degli atti a cui mancavano dei documenti: abbiamo dovuto fare un lavoro di ricerca certosino. I dirigenti sono dei dipendenti pubblici e non dovrebbero essere difensori dei concessionari o dei gestori invece mi è parso che a volte il dirigente fosse il difensore di colui che è soltanto un vincitore di un bando (che può vincere una volta e perderne un’altra)”.
“Quando si parla di numeri si scoprono gli altarini. In 5 anni ricavi per 700 mila euro: di questi, 400 mila li ha realizzati il bar Fat. In 5 anni gli ingressi documentati alle mostre e ai musei (Carsuale esclusa) sono poco più di 14 mila. La biglietteria incassa poco più di 8 mila euro, una media di 5,4 euro al giorno quando il bar vicino ne fa più di 2 mila a settimana quindi in realtà il motore del sistema museale di Terni è il bar”.
“Il fallimento non è soltanto nei numeri ma nel disinteresse totale manifestato per l’arte moderna e le mostre permanenti. Carsulae da sola riesce a fare 7 volte meglio delle biglietterie del Caos. Per non parlare poi dei risultati disastrosi delle mostre Turcato e Ronchini e soprattutto di quella su Piermatteo D’Amelia da tutti ormai ricordata come la mostra più costosa ed inutile della storia d’Italia (nel rapporto di costi/visitatori, non è un’opinione personale). Inoltre i biglietti interi sono pochissimi rispetto a quelli ridotti perché sul biglietto ridotto il concessionario ha il 100% degli incassi e al Comune non spetta niente”.