Terni, Polizia antidroga in classe, ma il prof chiude la porta - Tuttoggi.info

Terni, Polizia antidroga in classe, ma il prof chiude la porta

Redazione

Terni, Polizia antidroga in classe, ma il prof chiude la porta

Lun, 07/04/2014 - 22:25

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Lu. Bi.

Lo scorso 26 aprile, quattro istituti superiori di Terni sono stati 'visitati' dagli agenti antidroga di Terni, con l'ausilio dell'unità cinofila di Firenze. Nell'occasione sono state rinvenute dai poliziotti una ventina di dosi tra marijuana e hashish. Nell'istituto per geometri, gli agenti hanno però trovato il prof. Franco Coppoli che ha rifiutato di sospendere la sua lezione per la perquisizione. “Ho chiesto se avessero un mandato – ha detto Coppoli raggiunto telefonicamente da TO – ma gli agenti hanno risposto che erano stati autorizzati dal dirigente scolastico, che non ha alcuna competenza nell'interrompere un pubblico ufficio per questioni del genere”.
L'episodio ha creato grande scalpore, finendo anche nelle cronache nazionali, e in molti hanno riportato la notizia che Coppoli sarebbe stato sospeso dal dirigente, Cinzia Fabrizi. Falso. Nei confronti del docente è stato avviato un procedimento che gli è stato notificato proprio questa mattina: “Avrò tempo fino al 29 aprile per rispondere di quanto successo. L'ufficio scolastico regionale a quel punto deciderà se archiviare il caso oppure 'condannarmi' a una sanzione che prevede una sospensione fino a 6 mesi di tempo. Qualora si decidesse per la sanzione sono pronto a impugnare la decisione davanti al tribunale del lavoro”.
Abbiamo chiesto a Coppoli di spiegarci perché non ha voluto interrompere la sua lezione: “Non possiamo far entrare la repressione nelle nostre scuole, quando la scuola è il luogo dell'educazione. Verremmo meno alle dimensioni di accoglienza e aiuto che sono alla base della formazione scolastica degli alunni. Quello che accade fuori dalla scuola non è di mia competenza, ma non si può portare uno stato di polizia dentro la scuola. Si cerca una repressione – conclude Coppoli – senza chiedersi quale sia il problema strutturale alla base del consumo di droga dei giovani. La scuola ha gli strumenti per educarli con la cultura e non con la repressione”.

Piena solidarietà al docente è arrivata dai Cobas che, con una nota, hanno condiviso le idee del prof. Coppoli, leggiamone un estratto: “Qualche giorno dopo la dirigente scolastica pro tempore, Cinzia Fabrizi, ha iniziato un procedimento disciplinare contro il prof. Franco Coppoli, trasmettendo gli atti all’Ufficio scolastico provinciale di Terni e alla Direzione dell’Ufficio scolastico Regionale dell’Umbria. Questo significa che la sanzione disciplinare pretesa è superiore ai dieci giorni di sospensione. Siamo in attesa di ricevere le contestazioni di addebito per capire cosa sia contestato al docente, a cui va la solidarietà dei Cobas. […] E’ la prima volta si è assistito, dentro le nostre scuole, a scene che ricordano gli stati di polizia più che le democrazie moderne o uno Stato di diritto. I comunicati stampa della Questura di Terni affermano che durante il controllo sono state sequestrate (sic!) “20 dosi di hascisc e marijuana”, quindi in totale dovrebbe trattarsi di 4 o 5 grammi al massimo su migliaia di adolescenti. La quantità è irrisoria e non comprendiamo questo spiegamento di forze che ci sembra inopportuno, e gravissimo. Siamo sicuri che un controllo su migliaia amministratori delegati di aziende, banchieri o politici (ricordiamo l’inchiesta delle Iene di qualche anno fa) avrebbe dato ben altri risultati, ma quello che rimane e vogliamo denunciare, è un operazione senza alcun senso educativo, che viola gli spazi che i ragazzi dovrebbero vivere come propri, che tenta di criminalizzare i giovani e che contro gli auspicabili interventi di prevenzione e riduzione del danno propone la sola opzione repressiva. […] Invitiamo i dirigenti scolastici ad evitare di far entrare, durante l’attività didattica, la polizia a scuola, attivando eventualmente, con operatori professionali, progetti di prevenzione e riflessione sui comportamenti adolescenziali.

Invitiamo i docenti a lottare per difendere la libertà di insegnamento e l’autonomia della scuola (quella vera…) e a rifiutarsi di interrompere le lezioni, visto che l’operazione -a meno che non sia su mandato di un magistrato- si configura come interruzione di pubblico servizio. Invitiamo i colleghi ad intervenire nei casi critici attraverso strumenti educativi e relazionali e non certamente con comportamenti repressivi che potrebbero rovinare il futuro, già nero, dei nostri studenti.
Invitiamo gli studenti a mobilitarsi contro la repressione ed ii tentativo di criminalizzarli ed intimidirli in massa.
Le nostre scuole non sono caserme o discariche sociali, difendiamo la libertà di insegnamento, la libertà degli spazi educativi contro l’intrusione della polizia nelle nostre aule.
©Riproduzione riservata

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