A 40 anni dalla visita di Papa Wojtyla alle Acciaierie di Terni, Monsignor Piemontese ha celebrato la messa nello stesso piazzale del Santo Padre.
Sabato 15 maggio, presso la “Acciai Speciali Terni” di viale Brin, è stato commemorato il 40esimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II alle Acciaierie e alla città di Terni. Per l’occasione, Monsignor Piemontese ha deciso di celebrare la messa nello stesso luogo in cui il Papa consegnò a migliaia di lavoratori un messaggio profondo di pace e speranza, assai attuale in questo momento di crisi socio-economica.
Quel giorno dell’operaio Wojtyla alle Acciaierie di Terni
Era il 19 marzo 1981 quando, in occasione della festa di San Giuseppe, Papa Giovanni Paolo II giunse nella città di Terni. La prima tappa di Karol Wojtyla furono proprio le Acciaierie: qui visitò gli stabilimenti, ebbe modo di confrontarsi con il consiglio di fabbrica, dialogò e pranzò con i lavoratori nella mensa aziendale. L’evento ebbe vasta risonanza in tutto il mondo; si trattava, infatti, del primo avvicinamento al mondo del lavoro di un Papa che, da giovane, aveva prestato servizio presso le fabbriche polacche della Solvay.
“La chiesa è vicina ai lavoratori”
“Oggi – afferma solennemente il Vescovo Piemontese – disponiamoci a rinnovare e rivivere i sentimenti di gioia di 40 anni fa”. “Questa messa – continua – vuole esprimere la vicinanza della Chiesa al mondo del lavoro, e rappresentare per la città l’inizio della ripartenza contro i guasti della Pandemia”. Una sorta di riscrittura, dunque, di quell’indimenticabile incontro che Terni ebbe con Papa Wojtyla, un uomo straordinariamente sensibile alle ansie della classe operaia.
La lettera di Papa Francesco
Purtroppo, a causa del protrarsi dell’emergenza epidemiologica, Papa Francesco ha scelto, a malincuore, di non recarsi a Terni per onorare la ricorrenza. Tuttavia, ha manifestato la sua vicinanza attraverso una lettera indirizzata a Giuseppe Piemontese. “Lavorare – sostiene Francesco nell’epistola riprendendo le riflessioni di Papa Giovanni – è la prima vocazione dell’uomo, una vocazione che dà dignità all’uomo”: un chiaro invito, quindi, a favorire le istanze etiche, i diritti della persona, e non il profitto.
Un Papa dall’animo nobile e giusto
“Prego – disse Giovanni Paolo II nel lontano 1981 – affinché il lavoro renda l’uomo più uomo”. A distanza di 40 anni quegli incoraggiamenti, quelle preghiere, quelle parole che scaldarono i cuori di tanti ternani suonano ancora di estrema attualità, poiché, a causa del Coronavirus, nel mondo del lavoro regnano precarietà e incertezza. Il Santo Padre, allora, seppe comprendere le gioie degli “Uomini del lavoro”, ma anche le pene e le preoccupazioni causate dalla disoccupazione; un merito che per sempre verrà riconosciuto a quell’operaio dal cuore grande.