L'ex imprenditore 60enne accusato di tentata estorsione avrebbe agito perché era in difficoltà economica. Le indagini della polizia iniziate nel 2019
Un imprenditore di Spoleto vittima di una tentata estorsione da sedicenti appartenenti dell’Isis. Ma la polizia riesce a risalire all’autore delle minacce con richieste economiche. Che con lo Stato Islamico non aveva nulla a che fare. Nei confronti dell’uomo, un ex imprenditore 60enne, si sono chiuse le indagini, con la Procura che ne ha chiesto il rinvio a giudizio. Rischia una condanna dai 5 ai 7 anni di reclusione.
Il presunto autore della tentata estorsione è stato individuato dopo le complesse indagini degli agenti del commissariato di Spoleto guidato dal vicequestore aggiunto Claudio Giugliano.
Tentata estorsione nel 2019
Tutto è iniziato sul finire del 2019, quando un imprenditore di Spoleto riceveva una lettera nella quale sedicenti appartenenti all’Isis chiedevano una somma ingente di denaro minacciando, in caso non venisse soddisfatta la richiesta, ritorsioni violente nei confronti della sua famiglia. La lettera – firmata con un nome arabo – richiedeva la consegna di una cifra di 2500 euro.
Nella missiva si facevano chiari riferimenti alla famiglia del malcapitato spoletino. In particolare venivano dettagliate le loro abitudini tanto da far supporre che, prima dell’invio della missiva, qualcuno ne avesse pedinato i loro componenti. L’imprenditore, impaurito da tali circostanze e temendo per l’incolumità dei suoi cari, si rivolgeva agli uomini del Commissariato della Polizia di Stato di Spoleto dove veniva ricevuta la denuncia e sequestrata la missiva per l’avvio delle indagini.
Esclusi i legami con l’Isis
Dai primi accertamenti veniva escluso immediatamente che dietro la richiesta estorsiva potesse veramente celarsi qualche soggetto appartenente all’ISIS – a causa di chiare incongruenze notate dagli investigatori – sulla base di ulteriori considerazioni, le indagini venivano dunque indirizzate in altra direzione.
Nel frattempo, perveniva all’imprenditore una seconda missiva contenente un’ulteriore richiesta estorsiva per la cifra di euro 3500 con ulteriori minacce. La seconda lettera presentava indicazioni tali da far ritenere che l’estorsore conoscesse bene le abitudini della famiglia dell’imprenditore.
Tentata estorsione motivata da difficoltà economica
A seguito di una complessa attività d’indagine, le attenzioni degli investigatori si concentravano su di un soggetto, nel cui domicilio veniva rinvenuto materiale che consentiva di attribuire la responsabilità della tentata estorsione.
Quest’ultimo, messo alle strette, avrebbe confessato agli inquirenti di avere cercato di estorcere denaro all’imprenditore poiché stava attraversando un periodo di difficoltà economica e aveva pensato che quella potesse essere una strada veloce per risolvere i suoi problemi.
Veniva così posto termine all’azione intimidatoria di carattere estorsivo, e così anche la famiglia della vittima è potuta tornare alla sua normalità, mentre il 60enne è chiamato a rispondere del reato di tentata estorsione aggravata rischiando una pena che va dai cinque ai sette anni di reclusione.
(Modificato alle ore 15.37)