di Walter Verini (*)
Sabato (8 giugno ndr.) sarò a Spoleto, presso il carcere di Maiano, per assistere ad Affettività patetiche. Un segnale di umanità che sia di stimolo a politica e istituzioni”
Ho raccolto volentieri l'invito del Dirigente Scolastico Roberta Galassi e del Prof.Giorgio Flamini perchè si tratta di una iniziativa culturale di grande valore morale e civile.
Attività patetiche è stato scritto – con la guida di Flamini – dagli stessi allievi detenuti delle classi dell'Istituto d'Arte sede associata casa di Reclusione, appartenenti al circuito di alta sicurezza, con pene lunghissime e molti con ergastolo ostativo. Si tratta di testi che trattano le problematiche di ogni tipo che caratterizzano la vita e la giornata di detenuti spesso con “fine pena mai”, che come orizzonte hanno solo quei pochi metri quadrati che scandiscono tempi e ritmi di giornate senza futuro.
Si tratta di persone che hanno sbagliato, e che scontano pene durissime. Ma la pena, come dice la nostra Costituzione e come impongono principi di umanità, deve essere rieducazione e reinserimento, non vendetta.
Non è sempre facile occuparsi di carcere, dei drammi che si vivono all'interno. Tocca spesso al Presidente Napolitano richiamare la politica e le istituzioni a questo elementare dovere, ma si tratta di richiami che troppo spesso cadono nel vuoto. E l'Unione Europea più volte ha sanzionato l'Italia per le condizioni bestiali di tante nostre carceri.
Qualcosa si muove: abbiamo ridato il via alla legge per la messa alla prova; si riparla di depenalizzazione di reati minori e di pratica di pene alternative. Si riparla di lavoro per i detenuti. Ma sono piccoli passi. Insufficienti. E se la situazione qualche volta viene migliorata è grazie al lavoro del personale di custodia, dei dirigenti sensibili. Gli agenti di custodia svolgono un lavoro davvero stressante e in condizioni particolarmente difficili. Sono pochi rispetto al bisogno e le carceri sono sovraffollate. E le risorse sempre meno: a volte persino il materiale per la pulizia si ottiene solo grazie ai contributi volontari di privati e supermercati!
E un ruolo importante lo svolgono le associazioni di volontariato (da Arci Ora d'Aria alla Caritas ed altre). E le esperienze di scuola in carcere, come quella che va in scena a Spoleto sono fondamentali, per politiche di recupero, reinserimento sociale, umanità.
Del resto, investire su queste cose significa anche investire in sicurezza: detenuti che escono fuori una volta scontata la pena, se in carcere si sono formati, se hanno appreso un lavoro, se hanno conquistato un titolo di studio difficilmente ricadono nell'errore e nella possibilità di violare la legge e la convivenza civile.
Per questo il segnale che viene da Spoleto è di umanità e di speranza. E di stimolo a tutta la politica e le istituzioni ( e in questo senso tutti ci auguriamo che il Consiglio regionale possa al più presto sbloccare la questione della nomina della figura del Garante dei Detenuti).
(*) Capogruppo Pd Commissione Giustizia della Camera