Spoleto Jazz 23, il pubblico del Caio Melisso entusiasta per Sarah McKenzie | Apertura straordinaria - Tuttoggi.info

Spoleto Jazz 23, il pubblico del Caio Melisso entusiasta per Sarah McKenzie | Apertura straordinaria

Carlo Vantaggioli

Spoleto Jazz 23, il pubblico del Caio Melisso entusiasta per Sarah McKenzie | Apertura straordinaria

Sab, 21/10/2023 - 13:30

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Spoleto Jazz è necessaria per il ristoro culturale di Spoleto e del territorio umbro, perche ha sempre qualcosa di interessante da dire

Se qualcuno ancora si domanda perchè la rassegna Spoleto Jazz è necessaria per il ristoro e restauro culturale di questa città e del territorio umbro, basta semplicemente prendere atto che dopo 4 edizioni, SJ ha sempre qualcosa di interessante da dire al pubblico.

Non c’è aria di stanchezza in questa manifestazione organizzata da Visioninmusica, sotto la guida di Silvia Alunni che da quest’anno vogliamo anche incoronare “Patronessa”, anche per distinguerla dall’altro famoso Patron del Jazz umbro, Carlo Pagnotta. Corona strameritata.

Ma a parte le solite cialtronate del giornalista di campagna, lo spettacolo andato in scena ieri sera in un Teatro Caio Melisso strapieno (mancava una manciata di biglietti al tradizionale soldout), può essere considerato una miniera di informazioni e stimoli sulla dinamica della musica jazz.

Ovviamente è impensabile che tutto il pubblico potesse spigolare tra i vari pezzi proposti e sulla genesi del quartetto che la McKenzie ha messo in piedi per il suo tour in Italia ed Europa. Ma i giornalisti che si occupano di musica, a volte, tra una inutilità e l’altra possono anche dare delle informazioni che stimolano la curiosità di chi legge.

La ineffabile teoria della bionda al piano ed il suo quartetto

Sarah McKenzie è innegabilmente bionda, come lo sono altre due stupende artiste che con lei formano una teoria di successo, ineffabile persino, quando si cimentano nella formazione del quartetto o quintetto: Eliane Elias e Diana Krall.

Ma il colore dei capelli è solo l’inizio, perchè tutte e 3 ottime cantanti, seppure con voci diverse tra loro, suonano il piano con grande maestria e ognuna con spunti e capacità multiforme di arrangiare pezzi secondo le loro possibilità tecnica. E per finire tutte amano appassionatamente la musica brasiliana.

Chi era al Melisso e conosce queste musiciste ha potuto cogliere la differenza interessante di approccio, ad esempio, tra la McKenzie e la Elias nella celebre Chega de Saudade di Antonio Carlos Jobim. Narrativa e poco incline all’improvvisazione quello della pianista australiana a cui piace intavolare un dialogo musicale con il pubblico. Assolutamente funambolica e marcatamente ritmica quello della brasiliana Elias, figlioccia nientemeno che di Vinicius De Moraes, che nei suoi assoli porta a volte anche a dimenticare il tema introduttivo che all’inizio del brano viene liquidato anche con una certa velocità spiccia.

Ma vedremo in dettaglio successivamente, la vena brasiliana che scorre in Sarah McKenzie la quale invece sceglie come pezzi di apertura per Spoleto i classici del grande songbook americano. Come Let’s Face the music and dance, che una fatalissima e biondissima Diana Krall ha trasformato qualche tempo fa in un pezzo lussuoso, lounge, di quelli che si suonano nei locali con la candela accesa al tavolo ed un Flute di bollicine accanto.

Mentre la nostra Sarah, forse ricordando che su queste note ballava leggerissimo un delizioso Fred Astaire, trasforma il brano in una beguine briosa, ritmica e divertente che infatti piace moltissimo al pubblico del Caio.

C’è anche una Fly me to the Moon, che fa sempre piacere ascoltare, mentre vola via in un soffio.

Quartetti o quintetti virtuosi insomma, differenti ma ugualmente tutti immersi nel linguaggio infinito del jazz.

McKenzie, Morelenbaum e Lubambo!!

Ed anche qui, per chi sa e conosce questi nomi, non c’è mistero sul genere di percorso che la McKenzie ha preso collaborando con lo straordinario violoncellista Jaques Morelenbaum e l’eccelso chitarrista Romero Lubambo (che gli spoletini ricordano bene come protagonista al fianco di Dianne Reeves in Piazza Duomo per il Festival dei Due mondi del 2022).

Si parla in questo caso di un jazz sofisticato, più nelle corde e nelle dita della pianista australiana, quello dei grandi classici riadattati ad una scrittura calda e morbida, come la Corcovado di Jobim.

Suonata e cantata egregiamente a Spoleto, ma frutto dell’esperienza maturata con i due mostri sacri brasiliani Morelenbaum e Lubambo, la Corcovado di McKenzie non fa rimpiangere altre versioni tra le migliaia scritte nel tempo. Tutto questo lavoro ha recentemente portato alla pubblicazione di un CD,\ “Without You” dedicato anche ai classici brasiliani.

Sarah McKenzie dedica spazio ad una composizione soave come O amor em Paz (De Moraes-Jobim) che canterà senza sdolcinature eccessive e che a noi campagnoli fa scendere una lacrimuccia nel ricordo di una famosa collaborazione-edizione che vide protagonista proprio Jaques Morelenbaum e sua moglie Paula: quella con Ryuichi Sakamoto. Impossibile da dimenticare.

Il successo del concerto è palese e gli applausi sono fragorosi e convinti. C’è tempo anche per un bis che la brava McKenzie regala a Spoleto con De Nada.

Applausi che vanno condivisi con gli altri componenti del Quartetto, un ottimo Hugo Lippi alla chitarra, Pierre Boussaguet al contrabbasso e il gigione Sebastiaan De Krom alla batteria,

Indubbiamente le collaborazioni artistiche della pianista e cantante australiana sono tutte davvero molto interessanti e promettenti e bene ha fatto Silvia Alunni di Visioninmusica a scegliere la McKenzie che arricchisce di contenuti la rassegna spoletina. Il pubblico, quando sceglie di ascoltare il jazz, sa capire dove c’è qualcosa di interessante da scoprire e non ha timore di fare qualche (o tanti) chilometri per venire a teatro.

Una prima di stagione riuscitissima che introduce magnificamente le altre date che ricordiamo sono:

il trio capitanato da John Scofield (4 novembre), gli Stick Men di Tony Levin– ex King Crimson e Peter Gabriel- (10 novembre) e lo stupefacente ed onirico Tigran Hamasyan (17 novembre).

Foto: Tuttoggi e Visioninmusica

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