SPOLETO E LO SCHIAFFO AL M° MENOTTI: MERO ERRORE O QUALCOSA DI PIU? - Tuttoggi.info

SPOLETO E LO SCHIAFFO AL M° MENOTTI: MERO ERRORE O QUALCOSA DI PIU?

Redazione

SPOLETO E LO SCHIAFFO AL M° MENOTTI: MERO ERRORE O QUALCOSA DI PIU?

Mar, 05/02/2008 - 14:20

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Non si attenuano le polemiche sulla lapide scoperta lo scorso 1 febbraio, nel primo anniversario della scomparsa del M° Giancarlo Menotti. I rumor della società civile, come quelli dei locali partiti, si stanno amplificando di ora in ora, anche se al momento non si registra alcuna posizione ufficiale. Sembra quasi, a rileggere il testo (“In ricordo di Giancarlo Menotti insigne compositore e grande uomo di teatro che nel 1958 inventò una sua Spoleto di musica, d’arte, di cultura e la regalò al mondo realizzando l’immagine che la Città aveva sognato per sé”), che ci sia la volontà non solo di chiudere con il passato – e fin qui nulla in contrario – ma di cancellare il più in fretta possibile l’azione del Duca di Spoleto.

Non può infatti passare in secondo piano il fatto che l’incisione non rechi il committente, ovvero chi teneva così tanto a ricordare la figura del M° Menotti.

Che sia l’unica dimenticanza? Neanche per sogno. Manca anche uno straccio di data.

E non è ancora finita. Il bello deve ancora venire.

Già, perchè su tutto pesa l’assenza di ogni riferimento alla ‘idea’ del compositore, ovvero al Festival dei Due Mondi. Ed è grave, gravissimo, che non sia stato citato.

Passa in secondo piano, ma vale aggiungerlo, l’errore del nome, inciso come Giancarlo anziché Gian Carlo. Lo riporta correttamente il motore di ricerca Google e gli autorevoli siti di wikipedia e biografieonline. Non solo. Ironia della sorte anche il sito del Comune di Spoleto – nel suo ultimo comunicato stampa – lo riporta in maniera corretta. Che i consulenti di Gilberto Stella (l’assessore alla comunicazione) siano più attenti di quelli di Flamini? Sembra proprio di sì.

Insomma ci sono più errori e dimenticanze, delle poche parole scritte con lo scalpello.

Una lapide, a meno che non si voglia stravolgere anche il significato della parola, viene incisa e messa ad una parete quando si vuol rendere omaggio ad un illustre personaggio, a un fatto a questi collegato o ad un evento a sé stante.

Affinché qualcuno nel leggerla, magari fra duecento anni, possa capire il significato dell’iscrizione stessa. E conoscere meglio il personaggio citato.

Provate ad immaginare cosa potrà mai comprendere chi leggerà quella incisione fra duecento anni. Quale festival ideò Menotti? Il festival pianistico? Magari il festival dell’Unità a vino e porchetta? O quello dell’Eros che tanto sta a cuore a Schicchi e Mascelloni?

Flamini, stando a quanto si dice, ha cominciato a mettere le mani avanti, confermando che ha pensato lui stesso, insieme alla fedele Anna Leonardi (consulente di spicco del Municipio), alla stesura del testo inciso. Complimenti! Per il rispetto mostrato nei confronti dell’illustre defunto, della sua opera e per essersi lasciato fuggire anche l’occasione di una azione educativa (le lapidi, come quelle poste a segnar vie, strade e piazze, hanno anche questa funzione). Ma forse i tempi cambiano e magari questo è un nuovo modo di ricordare. O forse si è tornati a quelli propri del regime stalinista.

Perché allora tanta ipocrisia? Per fortuna saranno i libri, dvd, siti internet, etc. a ricordare personaggi quali Gian Carlo Menotti e Festival dei Due Mondi. Il cambio della lapide si impone, se si è convinti di lavorare – con soldi pubblici – per la cultura di questa città.

Già pare di sentire frasi a discolpa del tipo “la data è stata omessa per rendere il momento al di fuori del tempo”, o “non è stato citato il Festival perché Spoleto aveva un solo ‘sogno’ e Menotti lo ha realizzato” o ancora che “non è stata incisa la città di Spoleto per rendere più universale la dedica”. Per favore.

Tutto ciò, al di là delle precise responsabilità accumulate negli anni dal Maestro o di quelle, ancor più devastanti per la manifestazione menottiana, in capo al figliolo.

Spiace solo un fatto. Che fra 200 anni nessuno si ricorderà del generoso ed elevato gesto dell’assessore Flamini. E, ove confermato, della sua consulente. Peccato, magari, senza offesa alcuna, avrebbero almeno avuto un modo per esser ricordati.

(C.C.)

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