La Corte dei Conti si pronuncia per la prima volta in via ufficiale sulle risultanze del bilancio consuntivo 2012 del comune di Spoleto, quello che ha conclamato l’ormai celebre ‘buco’, e non va tanto per il sottile. Il documento, lungo in tutto 10 pagine, contiene una lunga lista (ben 11 punti) di criticità individuate dai magistrati contabili, che vanno dal mancato recupero dell’evasione fiscale all’eccessivo ricorso alle anticipazioni di tesoreria, passando per l’assenza di motivazioni del mantenimento in bilancio dei residui attivi e passivi e la discordanza tra debiti e crediti reciproci intercorsa tra l’amministrazione e le società partecipate, a cui seguono i chiarimenti che l’amministrazione spoletina ha inviato tramite posta certificata il 4 giugno scorso, agli sgoccioli del mandato di Benedetti (Cardarelli avrebbe vinto le elezioni di lì a 4 giorni).
Troppe ‘anticipazioni’ – Il succo del documento è però la terza ed ultima parte, quella in cui la Corte dei Conti ‘rispedisce al mittente’ la quasi totalità dei chiarimenti. Pur prendendo atto del risultato di amministrazione che fissò il disavanzo a poco più di 9 milioni di euro e del piano di rientro triennale che sarebbe servito per riassorbirlo, i magistrati sottolineano che “l’eccessivo utilizzo dell’anticipazione di tesoreria, se ripetuta nel tempo, denota gravi sofferenza di liquidità sebbene sia contenuto nei limiti imposta dalla legge”. Non solo questa particolare forma di finanziamento comporta un aggravio finanziario per l’ente a titolo di pagamento per gli interessi. Un ricorso eccessivo ad essa – sottolineano i magistrati – è contrario all’orientamento espresso dalle stesse sezioni di controllo, secondo cui l’anticipazione di tesoreria costituisce una forma di finanziamento a breve termine e di carattere eccezionale.
“Recupero evasione assente” – Ma c’è di più. Nell’adunanza del 5 agosto scorso, a cui ha assistito anche l’assessore all’urbanistica Antonio Cappelletti delegato dal sindaco Cardarelli, i giudici Salvatore Sfrecola, Fulvio Maria Longavita, Giuseppe Troccoli e Antonio Di Stazio hanno osservato che “i mancati introiti conseguenti alla scarsa o pressoché nulla attività di riscossione delle entrate, specialmente per il recupero dell’evasione tributaria, contribuiscono in misura rilevante ad aggravare la già precaria situazione di liquidità in cui versa l’amministrazione”. Una ‘pezza’ ha provato a mettercela l’amministrazione Benedetti col piano di rientro triennale che prevede il recupero dell’evasione fiscale. Ma, sottolineano i giudici, “l’amministrazione deve attivare nell’immediato ogni iniziativa volta a rafforzare e velocizzare l’attività di accertamento e di riscossione delle entrate in qualsiasi periodo dell’esercizio e non, come promesso dall’ente, nell’ultimo periodo dell’anno”.
I ‘residui’ della discordia – La Corte dei Conti punta il dito anche sul riaccertamento annuale dei residui attivi e passivi che, se fosse stato effettuato anche nel 2012 – spiegano i magistrati – avrebbe portato l’ente ad avere contezza in sede di rendiconto dell’esercizio 2012 dell’esistenza o meno di residui da dichiarare o da eliminare, senza bisogno dell’operazione di riaccertamento straordinario effettuata l’anno scorso. Uno dei pochi punti su cui amministrazione e Corte dei Conti sembrano d’accordo è la sussistenza di alcune discordanze tra crediti e debiti dell’ente con le società partecipate che, scrivono i giudici, “comporta ovvie ripercussioni negative sul piano dell’attendibilità stessa del bilancio comunale”.
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