Spoleto, Bps-Scs dopo sentenza del tribunale “avanti con l’assemblea”. Nei verbali di dicembre nessun riferimento ai 13’ di follia. 2 ricorsi contro Cda di Antonini - Tuttoggi.info

Spoleto, Bps-Scs dopo sentenza del tribunale “avanti con l’assemblea”. Nei verbali di dicembre nessun riferimento ai 13’ di follia. 2 ricorsi contro Cda di Antonini

Redazione

Spoleto, Bps-Scs dopo sentenza del tribunale “avanti con l’assemblea”. Nei verbali di dicembre nessun riferimento ai 13’ di follia. 2 ricorsi contro Cda di Antonini

Mer, 25/04/2012 - 11:53

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Carlo Ceraso
Chissà se questa notte Giovannino Antonini avrà dormito tranquillo. Perché la decisione del presidente del tribunale di Spoleto, la dottoressa Emilia Bellina, di sospendere il Cda presieduto dall’ex dominus Bps tornato in sella alla holding Scs, proprio non se la aspettava. Lui che è abituato ad anticipare le mosse degli avversari, che è sempre informato di ciò che accade dentro e fuori città, che quando vuole una cosa la ottiene con le buone o le cattive, questa volta il colpo inferto dal ricorso presentato dall’avvocato Massimo Marcucci, che difende alcuni soci Scs e Bps, lo ha subìto (clicca qui). Ora pensa alla controffensiva per mantenere quel collaudato sistema che lo vede al potere da più di un decennio.
Non c’è pace fra i palazzi di piazza Pianciani, cornice sempre meno ideale ai continui colpi di scena che stanno sempre più offuscando l’immagine delle due società di credito. Ma andiamo con ordine ripercorrendo le tappe fondamentali della vicenda.
L’assemblea della vergogna – dopo il blitz di febbraio costato la poltrona a Fausto Protasi, il presidentissimo nell’autunno scorso riuscì a ribaltare il voto di sfiducia del board (Protasi, Solfaroli, Cucchetto e Raggi) facendosi confermare alla guida della holding grazie al voto plebiscitario dei soci arrivato al termine della drammatica assemblea del 17 dicembre scorso (clicca qui). Una riunione di cui ancora si parla in città per le modalità con cui fu tenuta e sulla quale sta indagando la procura della repubblica.
I ricorsi – è notizia di ieri che su quella assemblea pendono due ricorsi. Uno da parte degli ex consiglieri esclusi dal board (con l’esclusione di Protasi che si è chiamato fuori dalla partita) assistiti dagli avvocati Zaccheo del foro di Roma e Mazzi di Perugia; l’altro di alcuni soci riunitisi in una associazione (qui) e difesi dall’avvocato Massimo Marcucci. Gli atti sono stati depositati più di due mesi fa con procedura d’urgenza. Su questi non sarà chiamato a decidere il presidente del tribunale Bellina ma il giudice Roberto Laudenzi che ha fissato l’udienza per venerdì prossimo 27 aprile. Inutile il tentativo dei legali di far anticipare l'udienza vista la coincidenza con l'assemblea Bps: il giudice Ludenzi nei giorni scorsi ha rigettato la richiesta confermando a data del 27.
La nuova istanza – lunedì scorso l'avvocato Marcucci è tornato alla carica presentando una nuova richiesta d’urgenza motivata anche in virtù delle recenti notizie di stampa (avrebbe infatti allegato gli articoli di Tuttoggi.info, Giornale dell'Umbria e Il Messaggero) secondo le quali Scs si appresterebbe a modificare l’assetto e l’operatività della controllata Bps, ipotesi non smentita dalla holding (qui). Motivi sufficienti per il legale per chiedere la sospensione del Cda eletto a dicembre in attesa della discussione dei due ricorsi: il giudice Bellina in meno di 24 ore ha scritto il dispositivo e accolto la richiesta sospendendo il board di Antonini.
“Andiamo avanti” – rientrato di corsa da Roma, il presidentissimo si è chiuso nell’ufficio attorniato da consiglieri e avvocati con cui, insieme al dg Bps Francesco Tuccari, ha tracciato la nuova strategia. “Si va avanti” dicono da piazza Pianciani. Come dire che l’assemblea di domani si terrà regolarmente anche se con ogni probabilità, vista la sentenza del giudice, solo per approvare il bilancio. Ogni altra decisione non dovrebbe essere presa per non correre ulteriori rischi. Tecnicamente il bilancio potrebbe essere approvato anche entro il mese di giugno ma l’accoppiata Antonini-Tuccari ha deciso di proseguire per la propria strada. Il board della banca e i vertici Scs forse hanno fretta di liquidare l’approvazione che, come si ricorderà, registra un rosso di 12milioni di euro. Un ‘buco’ che risente tra l’altro di tre operazioni a dir poco felici: alla liquidazione dell’ex dg Pallini (1,5 mln di euro circa) si aggiunge infatti una penale a Ubi Banca alla quale Tuccari ha ‘sfilato’ una quindicina di consulenti (1,3 mln di euro) e la svalutazione della partecipazione Bps in Edib SpA che, tramite la propria partecipazione di controllo in IEL, è proprietaria delle testate “Il Corriere” tra cui il Corriere dell’Umbria (946mila euro).
I verbali – ma torniamo ai ricorsi. Zaccheo, Mazzi e Marcucci puntano tutto sulle modalità di svolgimento dell’assemblea del 17 dicembre, aperta e subito chiusa dall’ex vicario Solfaroli per i disordini verificatisi nella sala dell’Albornoz ma subito riaperta dall’avvocato Claudio Caparvi, capace di trascinare i presenti al voto plebiscitario di cui sopra e che anche per questo è stato ricompensato con la poltrona di vice presidente vicario della holding. Tuttoggi.info è riuscito ad esaminare i verbali redatti dal notaio. Perché di documenti ne sono stati redatti 2, uno iscritto al repertorio 77315 del 17 dicembre (quello relativo all’adunanza tenuta da Solfaroli) , l’altro al n. 77362 del 27 dicembre. Quasi si trattasse di assemblee diverse di società diverse.
I 13’ della follia – leggiamo il primo documento: alle 10.37 Solfaroli apre i lavori che chiude alle 10.47 dichiarando “di non potersi procedere ai lavori assembleari”. In questo verbale non c’è alcun riferimento al sistema di videoregistrazione che la società ha predisposto per garantire (anche) la verbalizzazione puntuale dei lavori. “Alle ore 10 e minuti 50” scrive il notaio nel secondo atto “su proposta del collegio sindacale si procede alla nomina del presidente dell’assemblea (Caparvi, n.d.r.)”. Nei due verbali non c’è alcun riferimento ai 13’ di follia, quelli per intenderci degli insulti, spinte e sputi piovuti su Solfaroli.
Il ‘giallo’ della videocassetta – leggendo il secondo documento ecco spuntare le telecamere. Leggiamo: “il presidente (Caparvi, n.d.r.) fa presente che l’odierna assemblea verrà videoregistrata nell’interesse della società e per consentire una più fedele verbalizzazione”. Che le telecamere non siano state accese nei 13’ precedenti? E in tal caso chi avrebbe dato l’ordine di accendere il tasto ‘play’ solo per la seconda assemblea? Quello che non si sapeva fino ad oggi è che di quella videoregistrazione non ce ne sarebbe più traccia: i legali dell’ex board hanno infatti provato in tutti i modi ad acquisirla, ma la holding avrebbe dato tempestivamente mandato ai tecnici di distruggerla. Un elemento di non poco conto, visto che Solfaroli & Co. saranno costretti a provare le loro accuse solo attraverso le testimonianze di alcuni presenti. Una curiosità: nel secondo verbale notarile non è citata la votazione che Caparvi chiese ai soci circa l’esclusione dai lavori dell'assemblea di tutti i non soci, giornalisti inclusi (Tuttoggi.info,come si ricorderà, era stato già messo alla porta) e che vide ben pochi voti contrari (un dettaglio è che il presidente dell’assemblea fece elegantemente i nomi dei soci che volevano invece i giornalisti in sala). Come siano poi proseguiti i lavori assembleari è risaputo.
La relazione dei revisori – ma è leggendo i documenti allegati ai verbali che si trovano notizie destinate a creare non poco clamore. Come la relazione dei revisori dei conti al quale si erano rivolti i 400 firmatari della petizione pro-Antonini (qui e qui) che avevano puntato il dito contro Protasi-Raggi-Cucchetto-Solfaroli e lo stesso presidente del collegio Rossi. Scrive il collegio che “limitatamente alle indagini esperite, non risultano emergere fatti censurabili” in capo ai 5 consiglieri e al revisore. Un punto a favore di questi ultimi, alcuni dei quali hanno denunciato alla magistratura il contenuto delle missiva con richiesta di risarcimento danni. Ma anche curiosità destinate a far sorridere il lettore. Come il documento letto all’adunanza dal socio A.V. e depositato agli atti. Leggiamo: “…dice un vecchio detto latino ‘A chi prodest’”. Pensate sia finita qui? Ma neanche per idea. L’uomo, trattando da ignoranti i colleghi soci, si premura di spiegar loro la dotta citazione: “ossia, a chi giova l’aver usato un cavillo….”
Le denunce – sono almeno tre le inchieste condotte dalla procura. A quella avviata lo scorso anno, se ne sono aggiunte recentemente due. La prima scaturita dalla denuncia presentata dal padre di Cucchetto nei confronti di Antonini in qualità di assicuratore (e da questo controquerelato) e che nelle scorse settimane avrebbe registrato un bliz della polizia giudiziaria nei locali dell’assicurazione di viale Trento e Trieste alla ricerca di documenti contabili. La seconda dalla querela di Danilo Solfaroli che ha accusato una decina di soci (fra cui Antonini e una sua congiunta) per violenza privata per i fatti del 17 dicembre scorso e lo stesso notaio per falso ideologico.
E domani? – in attesa dell’esito dell’udienza di venerdì, bisognerà prima verificare chi si presenterà all’assemblea Bps di domani in rappresentanza del socio di maggioranza. Perché non è da escludersi che con il Cda sospeso, possa spettare a Protasi & Co. rappresentare la holding. C'è poi da attendere quale decisione prenderà il presidente Bps Nazzareno D'Atanasio sul punto di dare le dimissioni dalla carica (qui). Difficile comunque pensare che domattina Antonini rinuncerà a presenziare alla assemblea anche in virtù della mancata notifica del dispositivo del giudice (sul suo tavolo è comunque arrivata la copia via fax da parte dell'avvocato Marcucci), anzi è impossibile. Dicono i bene informati che quando venne sfiduciato lo scorso novembre, si portò via le chiavi dell’ufficio di presidenza che ogni sera chiudeva a chiave. Convinto che l’assemblea lo avrebbe rimesso di lì a breve in sella alla holding. Come poi avvenne puntualmente.

Corsa contro il tempo (aggiornamento delle 20.25) – l’avvocato Massimo Marcucci dovrà compiere una corsa contro il tempo per notificare la sentenza prima che l’assemblea (fissata per le 10.30 di domani) abbia inizio. A questo punto gli scenari sono 2: se la notifica non arriverà in tempo è certo che Antonini si presenterà all’adunanza (più o meno formalmente, atteso che il dispositivo gli è stato già inviato a mezzo fax e con mail di pec). In caso contrario, questa la seconda ipotesi, il presidentissimo dovrà rimanere fermo ai nastri di partenza. E non potrebbe fare altrimenti visto che i soci che ieri hanno vinto il primo round hanno già fatto sapere che in caso contrario impugneranno l’eventuale delibera assembleare. Fuori dunque l’azionista di maggioranza, l’approvazione del bilancio dovrà essere rinviata al giorno successivo quando, a norma dell’art. 2369 del codice civile, l'assemblea potrà deliberare “qualunque sia la parte di capitale rappresentata dai soci partecipanti”. Sempre che gli azionisti di minoranza, a cominciare da Rocca Salimbeni, se la sentano di approvare un bilancio in rosso che potrebbe riservare ancora qualche sorpresa agli azionisti.

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