Le indagini sono state rese complesse dai tanti cambi di domicilio e delle auto degli indagati, ma anche dall’avvicendamento degli spacciatori
Un giro di droga da 70.000 euro, perlopiù a Perugia ma anche nei comuni limitrofi, che non ha conosciuto crisi neanche nel periodo di lockdown. La direzione Distrettuale Antimafia della procura di Perugia al termine di una complessa indagine ha richiesto è ottenuto dal gip del Tribunale di Perugia un’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di 5 persone, ritenute iniziate a vario titolo di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti nonché di detenzione e spaccio di cocaina in concorso. Due persone sono state arrestate, tre invece ancora ricercate; ai due arresti si aggiungono anche i 4 spacciatori arrestati perché sorpresi a vendere droga.
Le indagini condotte dai carabinieri del reparto operativo nucleo investigativo di Perugia hamm avuto inizio nella primavera di 2 anni fa, nel periodo del primo lockdown:sono cinque i cittadini albanesi, attivi prevalentemente nel capoluogo umbro, per cui i carabinieri ipotizzano l’appartenenza a un associazione finalizzata al traffico di cocaina commercializzata nell’area del perugino comuni limitrofi.
I militari hanno individuato il capo del gruppo, un albanese che avrebbe creato un ‘gruppo’ i persone a lui legate da rapporti di estrema fiducia, basata su vincoli di parentela conoscenza risalente a comune luoghi di origine. Agli investigatori è apparsa “particolarmente carismatica l’azione di comando esercitata nei confronti dei degli altri componenti della banda una gestione definita autoritaria e gerarchicamente organizzata, che ha permesso di continuare a dirigere il traffico di cocaina nel Perugino anche durante i lunghi periodi trascorsi all’estero”. Una conduzione “agevolata dall’ascendente esercitato sui suoi sodali che dialogano tra loro con soggetti terzi ne hanno più volte delineato lo spessore criminale alla figura”. Un’altra figura di spicco è un altro 40enne che, soprattutto nei periodi di assenza del capo, ha costituito il “tramite” con gli altri affiliati rifornendo di droga e diramando le disposizioni ricevute.
Le indagini sono state rese complesse dai tanti cambi di domicilio e delle auto degli indagati, ma anche dall’avvicendamento degli spacciatori: i pusher provenienti dall’Albania si trattenevano in Umbria solo per brevi ma intensi periodi di spaccio, per poi tornare a casa e riposarsi qualche mese prima di ricominciare tutto da capo. Nell’intero periodo di indagine sullo spaccio di cocaina i carabinieri hanno documentato centinaia di cessioni avvenute nelle strade della periferia sud della città e nelle adiacenti aree rurali che hanno consentito l’arresto in flagranza di reato di 4 spacciatori. Significativo il giro d’affari interrotto quantificato da uno degli indagati oltre 70.000 euro al mese, guadagni che come detto sono rimasti rilevanti anche durante le restrizioni imposte nel primo periodo nei periodi di lockdown.