Sir, dieci domande per un fallimento

Sir, dieci domande per un fallimento

Massimo Sbardella

Sir, dieci domande per un fallimento

Mar, 11/04/2023 - 14:35

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Giocatori, società e ambiente si interrogano su questa ennesima delusione dopo la stagione regolare dei record

La sconfitta della Sir in gara5 contro Milano ha sorpreso gli addetti ai lavori, che nonostante le incrinature delle ultime gare, viste anche le difficoltà incontrate nei playoff dalle altre big davano ancora i Block Devils come favoriti.

Ha sorpreso meno tanti tifosi bianconeri, che un po’ per scaramanzia e un po’ per le delusioni passate, guardavano con timore a questa sfida da dentro o fuori contro Ishikawa e compagni.

Il patron Sirci mastica amaro, ancora una volta. Anche se dà un 6 ad una stagione in cui la sua squadra è comunque salita sul tetto del mondo. Chiamando in causa anche le possibili energie spese in Brasile. Aspetto, quello della tenuta fisica, su cui mister Anastasi non concorda.

Ma sono diversi gli interrogativi di fronte a quest’ennesimo crollo della Sir a fine stagione. Questa volta ancora più fragoroso. Perché arrivato dopo una stagione regolare da record, senza sconfitte. E perché, per la prima volta da dieci anni, tiene fuori i Block Devils dalle semifinali, con conseguente estromissione anche dalla prossima edizione della Champions, il vero pallino di Sirci.

Il Mondiale in Brasile ha tolto energie?

A Betim, in Basile, la Sir a dicembre liquida in quattro set Trento, la formazione che appare come la più accreditata rivale dei Block Devils anche in Europa e in Italia. A giocarsi il Mondiale Perugia ci arriva per il ritiro dei campioni continentali dello Zaksa. Che non appaiono irresistibili, ma che a gennaio si rinforzano con l’arrivo di Bednorz, che poi si rivelerà fondamentale nelle sfide Champions contro la Sir. Insomma, una strada inversa quella seguita dai polacchi. In crescendo.

Senza un viaggio al di là dell’Atlantico che ora lo stesso Sirci vede come possibile concausa del calo di energie, fisiche e mentali, dei suoi. Non la pensa così, invece, Anastasi.

Record nella stagione regolare, a quale prezzo?

La Sir ha continuato a spingere sull’acceleratore anche dopo essersi matematicamente laureata campione della stagione regolare. Il record di un girone all’italiana chiuso senza sconfitte è stato perseguito fino all’ultimo, con successo, continuando a giocare partita dopo partita senza risparmiarsi. E questo, se la rosa ampia forse non ha minato la tenuta fisica dei singoli, certamente ha costretto Anastasi e i suoi ragazzi a scoprire tutte le frecce al proprio arco. E così, mentre altre squadre hanno proseguito la stagione migliorando condizione e gioco, la Sir ha conosciuto una involuzione.

Dalla rosa ampia solo vantaggi?

La rosa bianconera, sicuramente la più ampia e competitiva in Italia. Una delle migliori, se non ci si limita ai 7 “titolari”, in Europa e nel mondo. Già in avvio Anastasi ha cambiato molto, facendo ruotare i suoi, consapevole dei tanti impegni e delle condizioni precarie di alcuni dei suoi, per problemi fisici o di ambientamento.

Un vantaggio che però, nei momenti cruciali, è sembrato essere un boomerang. La mancanza di punti fermi – se si esclude Giannelli – ha finito per togliere convinzione ad alcuni giocatori psicologicamente più fragili. Soprattutto se nono si dimostra di essere squadra. In uno sport dove, più ancora di altri, nessuno può vincere da solo.

E la difesa?

Piccinelli e Colaci, liberi fortissimi, nella serie contro Milano sono più volte andati in confusione. Al centro, poi, Perugia cede ancora qualcosa agli avversari, nonostante l’inserimento di Flavio accanto a Russo, Solè e Mengozzi. Contro la Milano dei volenterosi Ishikawa e Patry, Perugia non ha saputo organizzare un’adeguate difesa. E ha pagato duramente questa mancanza.

Che fine ha fatto l’attacco fotonico?

Ma Perugia è mancata anche in attacco. A cominciare dal servizio, da cui in gara 5 è arrivato un solo ace (contro gli 8 degli avversari). I 9 metri da cui la Sir ha risolto a proprio favore tante situazioni difficili, si sono rivelati terreno di sabbie mobili.

Questo, naturalmente, senza nulla togliere al valore dei singoli. Ma Rychlicki ha giocato a corrente alternata. Leon, che nella partita (diventata) più importante della stagione ha messo a segno solo 3 punti, appare la resa del grande campione cubano naturalizzato polacco, afflitto da vari guai fisici. Herrera, che partita dopo partita è diventato una piacevole sorpresa, in gara 5 (dove pure ha messo a segno 20 punti) è mancato nei momenti decisivi.

La prima stagione italiana di Semeniuk?

L’arrivo di Semeniuk avrebbe dovuto spostare gli equilibri tra lo Zaska e la Sir. A favore di Perugia, naturalmente. Il polacco, che pure a sprazzi ha mostrato le sue grandi qualità, ha faticato molto in questa stagione, soprattutto nei momenti decisivi. Anche in gara 5 era partito molto bene, ma poi si è spento. Merita tempo. Ma questo dimostra che non si superano i più forti solo togliendo loro delle pedine.

Panchina che scotta, è giusto ricominciare ogni volta da capo?

A pagare, per questa disfatta, sarà probabilmente Anastasi. Come gli altri allenatori che si sono avvicendati a ritmo forsennato sulla panchina di Perugia nelle ultime stagioni.

Arrivato con un curriculum meno importante di molti suoi predecessori, Anastasi si era conquistano la fiducia dell’ambiente non solo a suon di record, ma anche grazie ad una gestione che era sembrata saggia, senza apparire sclerotica. Ma nella serie contro Milano, così come in Champions contro lo Kaksa, non è riuscito ad invertire la rotta che stava portando la nave bianconera contro gli scogli.

E ad ogni stagione, a seguito di delusioni o per la voglia di fare meglio, a Perugia si ricomincia da capo. Rischiando però di non far crescere, insieme, la squadra.

La formula dei playoff è giusta?

Perugia ha perso contro Milano. Squadra arrivata ottava nella stagione regolare, ben 35 punti indietro la vetta. I playoff azzerano tutto. Dando a chi è arrivato avanti il solo vantaggio di giocare in casa l’eventuale bella. In una serie portata a 5 anche nei quarti. Aspetto però questo, al netto dell’incrocio con l’impegno di Champions, che solitamente dovrebbe aiutare la squadra più forte.

La preparazione fisica è stata sbagliata?

Che lo Scudetto del volley si assegna ai playoff, giusto o meno che sia, lo si sa dall’inizio della stagione. La regola è quella. Così come si sa che, andando in fondo anche in Europa, tutto si decide in primavera. E allora anche la preparazione atletica, ad inizio e poi nel corso della stagione, si organizza sulla base di questo obiettivo.

Perché questa fragilità psicologica?

Con il pubblico più caldo, fantasioso e affamato di volley d’Italia, il presidente più ambizioso e un palazzetto più capiente in arrivo, cosa manca a Perugia? Anastasi chiama in causa la fragilità psicologica dei suoi. Che però, non è questione solo del lunedì nero di Pasquetta. I Sirmaniaci ricordano tanti traguardi svaniti sul finale, con la squadra che si è sciolta improvvisamente…

E allora, evidentemente c’è qualcosa che non va, nel modo in cui la società e l’ambiente caricano la squadra. Aspettative che anziché essere energia supplementare, finiscono per trasformarsi in un fardello con il quale è difficile giocare. Ed è questo, anche se è oggettivamente difficile trovare una risposta ed una soluzione, l’interrogativo più importante da sciogliere, per ripartire dopo questa mazzata.

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