Jac. Bru. – L’area dell’ex Caserma Minervio, che da Piazza Garibaldi costeggia tutta via dell’Anfiteatro arrivando fino alla Ponzianina, è in completo stato di degrado e di abbandono. E’ questo il grido d’allarme che le sezioni spoletine delle Associazioni Legambiente e Italia Nostra lanciano con evidente preoccupazione.
Si tratta di uno spazio enorme (circa 1/7 dell’intera area del centro storico), situato nel cuore pulsante di Spoleto, che comprende i resti di un anfiteatro romano del II secolo D.C., due Monasteri (della Stella e di San Gregorio Minore) con due notevoli Chiostri e preziosissimi affreschi, uno dei quali appartenente alla Scuola dello Spagna. Un servizio fotografico giunto in forma anonima alle due associazioni mostra, con sconvolgente obiettività, l’area così come si presenta oggi. Cumuli di bottiglie e immondizia, scritte di ogni genere sui muri, giacigli improvvisati, resti di cibo, piante infestanti ed erbacce incolte. In più, la ciliegina sulla torta: uno sfregio ben impresso nell’affresco dello Spagna, proprio sul volto della Madonna che tiene in braccio il bambino.
Impossibile restare indifferenti a tali immagini, che l’anonimo fotografo ha deciso di scattare dopo aver trovato aperto il cancello dell’ingresso sul lato di Piazza Garibaldi, precisamente nei pressi dell’Auditorium della ex chiesa dei Santi Stefano e Tommaso. Probabilmente lo steso ingresso usato dai vandali “sfregiatori” e da chi scambia l’area dell’ex Monastero per una pattumiera a cielo aperto o per un dormitorio pubblico.
Risalgono al 1996 gli ultimi ingressi autorizzati all’interno dell’area. Era stata proprio Legambiente, nell’ambito del progetto “Salvalarte”, ad organizzare visite guidate tenute da autorevoli storici dell’arte e destinate alla riscoperta di un pezzo importante della memoria storico-artistica di Spoleto. Il lungo periodo in cui l’enorme spazio era stato adibito a caserma militare prima, e a zona abitativa per famiglie indigenti poi, aveva giocoforza alterato lo stato di conservazione del patrimonio storico-artistico racchiuso. Era però difficile prevedere lo sfacelo attuale. Dopo il trasferimento della struttura dal Demanio al Comune di Spoleto, i primi interventi per la riqualificazione avvennero nel 2003, con l’apertura di tre cantieri (Vicolo delle Murelle, chiesa dei Santi Stefano e Tommaso e Monastero della Stella e del Palazzo). Ma a parte alcuni lavori parzialmente realizzati, la porzione più consistente dell’area non è stata ancora interessata da interventi significativi, se si esclude la puntellatura con pali di legno voluta dalla soprintendenza per sostenere le fatiscenti pareti di alcune strutture.
“Quello di cui eravamo sicuri – afferma la presidente di Legambiente Spoleto Simonetta Bandini – è che nonostante i lavori fossero fermi, il cantiere fosse inaccessibile e il patrimonio al sicuro da eventuali danneggiamenti. Invece abbiamo scoperto con orrore che il cancello è aperto e che chiunque può entrare a fare il proprio comodo”. Con questa frase, in realtà, Legambiente sembra un po’ cadere dalle nuvole. E’ vero che la situazione, degenerata nel corso del tempo, abbia raggiunto livelli di degrado inaccettabili. Le immagini sono li a testimoniarlo. Ma non era un mistero che l’area fosse abusivamente frequentata già da tempo, tanto è vero che i resti dei bivacchi notturni, le bottiglie accatastate negli angoli e l’immondizia in genere facevano bella mostra di se nei locali già da tempo, come TO® aveva potuto direttamente constatare nel dicembre scorso, durante l’iniziativa della pulizia di Vicolo delle Murelle.
Ancor più duro della Bandini è il presidente di Italia Nostra Spoleto Bernardino Ragni, che non le manda certo a dire al Comune di Spoleto, proprietario dell’area. “Gli ordini religiosi, i militari e le famiglie indigenti che hanno vissuto nei locali dei Monasteri hanno causato danni infinitamente minori rispetto a quelli che si sono verificati dal 96 ad oggi”, afferma. “Se manca la cultura per capire l’enorme valore che le strutture e i dipinti conservati all’interno dell’area rappresentano per Spoleto; o se semplicemente mancano i soldi per effettuare anche il più piccolo intervento di riqualificazione, allora è meglio lasciare tutto com’è, ma assicurandosi che sia al sicuro da qualsiasi ingerenza esterna”. Prosegue Ragni: “Meglio non fare nulla ma proteggere i tesori storico-artistici, assicurandosi che i cancelli siano chiusi e mandando periodicamente del personale a controllare, piuttosto che voler strafare e poi doversi rendere conto che è stato tutto inutile. E’ triste che Spoleto, patrimonio dell’Unesco – conclude il professore – stia perdendo uno dei suoi pezzi migliori”.
Dello stesso avviso la presidente regionale di Legambiente Alessandra Paciotto, secondo la quale la prima mossa deve necessariamente essere la messa in sicurezza dei locali e delle opere d’arte, evitando qualsiasi ulteriore degrado. In alcuni casi purtroppo, e l’affresco sfregiato dello Spagna ne è un esempio lampante, è già troppo tardi. Legambiente e Italia Nostra stanno inoltre valutando l’opportunità di avanzare un esposto alla Procura della Repubblica.
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