Sedi giudiziarie distaccate, il poderoso "passo del gambero" dei sindaci umbri | Indietro tutta, di 10 anni - Tuttoggi.info

Sedi giudiziarie distaccate, il poderoso “passo del gambero” dei sindaci umbri | Indietro tutta, di 10 anni

Carlo Vantaggioli

Sedi giudiziarie distaccate, il poderoso “passo del gambero” dei sindaci umbri | Indietro tutta, di 10 anni

Dom, 15/10/2023 - 09:35

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Invece di chiedere maggiore efficienza tecnica degli uffici esistenti e più personale si pensa di riaprire più sedi distaccate. Le ipotesi del nuovo Ddl 710 e le richieste dell'Umbria

E per fortuna che lo hanno definito pomposamente un “passo in avanti”! I sindaci Stefania Proietti (Assisi), Luca Secondi (Città di Castello), Stefano Zuccarini (Foligno), Filippo Stirati (Gubbio) e Antonino Ruggiano (Todi) esultano per la presa di posizione compatta del massimo consesso regionale (ricordiamo che c’è voluta una sessione apposita di voto dopo alcune defezioni per il numero legale), a favore del ripristino degli uffici giudiziari di prossimità (le sedi distaccate dei tribunali) soppressi dalla Spending Review del 2012 del Governo Monti.

Quando poi in una nota stampa eccitata, i primi cittadini arrivano a commentare come segue: “La revisione del sistema… diventa ora una richiesta non di singoli territori ma una rivendicazione dell’intera comunità umbra, il passo da semplice richiesta politica a guerra Crociata al suon del motto “Deus vult” -Dio lo vuole, è cortissimo. Se dunque tutto il popolo umbro, a quanto pare, vuole tornare a prima del 2012, anno della riforma Monti – il noto DL 155/2012 – come sostengono gli Avengers giudiziari in salsa umbra, allora non c’è scampo: si attiva un poderoso passo del gambero, perché così i sindaci vogliono in nome del consenso popolare che li ha legittimati.

E’ la solita solfa, ho i voti e parlo in nome del popolo che mi ha eletto. Qualcuno la chiama “democrazia”, ad altri appare ultimamente come irresponsabilità istituzionale.

Un passo indietro sulle sedi distaccate, ma per ricordare…

A questo punto è necessario dire due parole in più sulla riforma varata con il Decreto Legislativo 155/2012. Come noto all’epoca, durante il Governo Monti, prese avvio la famosa manovra della Spending Review che andava a rivedere tutti i centri di costo del bilancio statale e i possibili sprechi dell’amministrazione pubblica, inclusa la Giustizia.

Oltre ad una sostanziosa revisione della geografia giudiziaria del paese (soppressione di 31 sedi giudiziarie distaccate per un 47% su tutto il territorio nazionale) va ricordata anche la forte opposizione dei sindacati della categoria Giustizia, che all’epoca si opposero fermamente sostenendo che i costi della modifica sarebbero stati tali da non ottenere un risparmio effettivo prima di un lungo periodo.

La questione è tornata in auge dopo che il ministro Nordio ha aperto all’ipotesi di riaprire alcune sedi distaccate di tribunale soppresse, a cui è seguita la presentazione di un Disegno di legge (il Ddl 710). Attualmente, come anche riportato nel testo in discussione al Senato, il distretto afferente alla Corte di Appello di Perugia conta solo 3 Tribunali: Perugia, Spoleto e Terni.

Sempre nel Ddl 710 si legge: “a distanza ormai di 10 anni dalla riforma possiamo affermare che il taglio della giustizia è stato fortemente penalizzante per molti cittadini e imprese che si sono visti allontanati dal servizio giudiziario di prossimità, sia per questioni prettamente geografiche, sia in termini di produttività, causando un riversamento dei costi sugli stessi e un costo sociale che crea forti sperequazioni. Ciò è avvenuto in quanto la riorganizzazione attuata con la riforma non ha tenuto conto di alcuni parametri, quali: l’estensione geografica, le caratteristiche geomorfologiche di alcuni territori e l’oggettiva difficoltà di raggiungere gli uffici giudiziari da parte dell’utenza di riferimento“.

Pare quasi di vederli gli avvocati che si paracadutano sui Tribunali rimasti in Umbria, perché difficilmente raggiungibili per altra via, come nella giungla di Apocalipse Now.

Il caso di Orvieto e i problemi di personale

Va detto per chiarezza che quanto appena letto nel Ddl è soprattutto vero nel caso della soppressione del Tribunale e della Procura di Orvieto, dirottate a 80 km su Terni. Peraltro, nel testo in discussione in Senato proprio di Orvieto si parla, specificando ad adiuvandum anche degli altri tagli distrettuali. Non si legge però chiaramente dell’ipotesi di ripristino delle sedi decentrate. Né si può genericamente parlare di utenza in difficoltà, come fa il Ddl 710, perchè sarebbe interessante sapere davvero quanti cittadini in proprio accedono ai servizi degli uffici giudiziari e quanti invece vengono svolti da fiduciari come ad esempio la categoria degli avvocati.

In cosa la riforma Monti ha veramente toppato allora? Magari nella mancanza di approntamento di sistemi collaudati di riduzione delle procedure burocratiche, al netto di una farraginosa digitalizzazione di alcune tipologie di pratiche. Per non parlare poi della gestione dei costi standard degli uffici (come nell’esemplare caso di Spoleto), e lo spostamento di personale, molto del quale molto vicino alla pensione, che andava necessariamente redistribuito e prontamente sostituito. Il tutto produsse all’epoca una serie di resistenze e criticità che per molto tempo fecero temere che la riforma Monti non potesse andare in porto. Passati 10 anni, è ormai palese che gli effetti della riforma ancora sono lontani da venire. Ma questi effetti in ritardo sono quelli della cancellazione dei vincoli burocratici e delle pastoie sistemiche non certo quello dei costi nudi e crudi delle sedi e la loro riduzione, sedi che soffrono invece le pene dell’inferno, tra mancanza di personale e fondi per il quotidiano esercizio degli uffici.

Uffici che si reggono sul volontariato eroico, come recentemente raccontato per il caso dell’ Ufficio di Sorveglianza a Spoleto, (e a tale scopo è interessante leggere bene i numeri operativi dello stesso Ufficio di Sorveglianza) o che combattono anche solo per avere le manutenzioni necessarie ai sistemi informatici (mancano computer degni del nome, scanner, stampanti, toner etc.) ed anche la carta igienica, come già accade nelle scuole.

Deus vult, chi?

Alla fine chi è che sbraita per tornare all’ingessamento di 10 anni fa? E come mai invece di chiedere a gran voce (a partire dal Governo centrale) il ripristino della situazione quo ante non ci si spertica per chiedere i veri miglioramenti necessari perchè tutto funzioni? Nuovi concorsi per l’assunzione di personale ad esempio o sedi adeguate e fruibili o procedure agili, programmi informatici che non necessitano di ingegneri della NASA per essere maneggiati, formazione specifica del personale e sistema di gestione economica delle sedi magari decentralizzato per Corti di Appello, che possa prendere in considerazione le reali necessità di ogni area di competenza. Chi sbraita insomma? La faccenda per qualche verso somiglia maledettamente alla vexata quaestio degli Ospedali regionali.

Sembrerebbe che la prima categoria ad avere un certo interesse al ripristino di alcune condizioni di “antiquariato” – come la riapertura delle sedi decentrate – sia quella degli avvocati, che nella moltiplicazione di luoghi operativi vedono una migliore possibilità di lavoro professionale. Tra domiciliazioni e pratiche dirette il vantaggio, con riduzione dei costi di esercizio per i professionisti (come gli spostamenti nelle attuali sedi centralizzate), è immediatamente percepibile. Per l’avvocato, però!

Chi potrebbe dire invece “avevamo ragione” sono i sindacati di categoria, se non fosse che 10 anni sono troppi per svegliarsi ora e strillare “ve l’avevamo detto”, senza peraltro aver messo in campo nel frattempo nessun correttivo al decreto 155 che portasse a qualche sensibile cambiamento di quelli auspicati sopra, oltre la normale critica militante.

Chi parla invece con lingua biforcuta è la solita politichetta che, a caccia di credito popolare, fa diventare “rivendicazione” sociale una faccenda che probabilmente nemmeno conosce nei dettagli. E figuriamoci il “popolo” poi! Tranne forse il sindaco Antonino Ruggiano, che di professione è avvocato.

Un passo in avanti… verso il burrone

Chi dovrebbe tremare, invece di esultare come fanno i colleghi sindaci umbri, gli Avengers della riforma giudiziaria, dovrebbe essere il sindaco Andrea Sisti a Spoleto, che in un sol colpo, se tutto andrà in porto, vedrà svanire il lavoro fatto in più di 10 anni per avere nella città del Festival una delle sedi principali di riferimento nella nuova geografia giudiziaria post Decreto 155.

Potrebbe svanire in un lampo il sogno, poi realizzato, del compianto sindaco Fabrizio Cardarelli che con la sua nota energia si spese totalmente nella battaglia perché Spoleto potesse avere una Cittadella Giudiziaria, progetto poi realizzato per impreziosire la città che nel tempo aveva perso numerosi uffici strategici a vantaggio di altre realtà territoriali, come Foligno ad esempio.

Al momento il Sindaco Sisti è rimasto in silenzio. Magari nei prossimi giorni ne sapremo di più sul suo pensiero di Giustizia.

Il caso Spoleto, secondo le opposizioni

Chi invece non aspetta nemmeno un giorno in più è il Vicepresidente del Consiglio Comunale di Spoleto, Sergio Grifoni, già candidato sindaco per le forze di opposizione che negli ultimi giorni ha presentato una interpellanza al primo cittadino e la cui introduzione pubblichiamo di seguito:

In data odierna ho presentato in Comune una interpellanza al Sindaco in riferimento al futuro del nostro Tribunale. Il decreto legislativo n. 155 del 2012, in occasione della spending review del Governo Monti, aveva revisionato tutta la geografia giudiziaria, riorganizzando molti uffici di Tribunale e delle relative Procure della Repubblica, attraverso la chiusura di moltissime sedi distaccate. Grazie a questa radicale revisione, al Tribunale di Spoleto, sono confluite le competenze giudiziarie di quasi tutti i comuni del circondario, ovvero: Bevagna, Campello sul Clitunno, Cannara, Cascia, Castel Ritaldi, Cerreto di Spoleto, Collazzone, Deruda, Foligno, Fratta Todina, Giano dell’Umbria, Gualdo Cattaneo, Marsciano, Massa Martana, Monte Castello di Vibio, Montefalco, Monteleone di Spoleto, Nocera Umbra, Norcia, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Sellano, Spello, Spoleto, Todi, Trevi, Vallo di Nera e Valtopina.

Cosa ha comportato questa operazione per Spoleto? Oltre all’aumento delle competenze, ha accresciuto l’affluenza di professionisti, utenti e realtà comunque coinvolte nelle varie attività giudiziarie e, di riflesso, ha significato un importante valore aggiunto dal punto di vista economico, sociale e di prestigio. Oltretutto, sono stati effettuati significativi e straordinari interventi, sia strutturali, con l’apertura di nuove sedi, che amministrativi, sulla base di strategie consolidate in virtù della nuova situazione venutasi a creare. Al Senato della Repubblica è stato recentemente presentato il Disegno di Legge n.710, col quale si vuole di fatto ritornare alla situazione originaria, ripristinando le sedi giudiziarie distaccate, soppresse nel 2012.

Il Consiglio Regionale dell’Umbria, nell’ultima seduta, su pressione dei Sindaci interessati, ha approvato all’unanimità una mozione a sostegno del Disegno di Legge in parola, richiedendo specificatamente il ripristino delle sedi giudiziarie di: Assisi, Città di Castello, Foligno, Gubbio e Todi.

Tale provvedimento era nell’aria ormai da molte settimane e non era stato varato sino ad ora solo per mancanza del numero legale. Comprendo benissimo le ragioni che hanno spinto i primi cittadini di quei Comuni ad intervenire con sollecitudine e determinazione sui rappresentanti regionali affinchè si procedesse come poi è stato fatto. Gli effetti di tale provvedimento, se attuati, penalizzerebbero in maniera gravosa il nostro Tribunale, che andrebbe a perdere una grossa fetta di competenza e potenzialità, con tutti i risvolti negativi che ciò comporta. Non possiamo dimenticare che il tribunale e la Procura sono tra le pochissime realtà “produttive” rimaste nella nostra città. Per questa ragione, visto che da parte dell’Amministrazione Comunale regna il silenzio assoluto, ho interpellato il Sindaco Sisti…”

L’irresponsabilità istituzionale, romba coiota!

Se qualcuno davvero pensa che risolvere i problemi di Giustizia in questo Paese, e nel caso specifico in Umbria, significhi tornare a moltiplicare le sedi distaccate, spacciandole poi per una rivendicazione popolare, allora davvero siamo all’ammazzacaffè! Ciurlando nel manico, oltretutto, del Ddl 710 che parla chiaramente di ripristino del Tribunale di Orvieto e stop!

Se la totale ignoranza (nel senso di ignorare) delle procedure e delle reali condizioni operative degli uffici giudiziari, la non conoscenza dei numeri effettivi e delle statistiche sul lavoro prodotto dagli stessi, anche in conclamata e clamorosa mancanza di personale amministrativo di magistratura e di Polizia Giudiziaria, fa gridare agli “Avengers tribunalizi de noaltri”, che si sta per compiere un passo in avanti, non ci resta che recitare a mani giunte il famoso mantra di Titino (misteriosamente scomparso in Africa):

abanga u papa lianga inenea…adanga usucu cuica… adanga cuiucu caromba,.. aridanga romba coiota!

Immagine tratta da Filastrocche.it

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