È destino che la questione della refezione scolastica sia sempre al centro di un acceso dibattito politico a Palazzo Spada. Anche durante il dibattito di questa sera, durante la presentazione dell’atto per la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, l’assessore al bilancio Vittorio Piacenti D’Ubaldi ha tenuto a precisare che il servizio di refezione offerto dalle scuole comunale di Terni “è uno dei migliori a livello nazionale”.
A questo punto, dopo le denunce degli scorsi giorni sul debito di 2 milioni dell’Ente nei confronti di “All Foods”, il M5S ha oggi esibito un ricco dossier che raccoglie verbali dal 2013 all’anno corrente, nei quali si leggono report abbastanza inquietanti redatti dai funzionari comunali durante le ispezioni nelle cucine e sui pasti destinati ai bambini.
Si parlerebbe addirittura di viti, mosche e altri corpi estranei trovati nei piatti, di pasti più numerosi rispetto a quelli ordinati, non conformità delle vivande rispetto ad alcuni standard. Certamente giudizi non lusinghieri sulla qualità del servizio offerto.
È stata la pentastellata Angelica Trenta a mostrarci il faldone di documenti acquisiti con un accesso agli atti: “Abbiamo la bozza di un nuovo bando per il rinnovo della concessione dei servizi, sul quale siamo pronti a fare una battaglia durissima. Vogliamo innanzitutto smentire la metanarrazione che è stata fatta sulla qualità del servizio mensa in loco e trasportato. Alcuni documenti attestano invece che non solo il cibo trasportato ha avuto grandi problemi, ma anche quello cucinato direttamente in sede.
Siamo venuti a conoscenza di questi verbali, debitamente tenuti sotto chiave, solo dopo un accesso agli atti: da anni l’amministrazione sapeva che si erano trovati corpi estranei nei piatti, c’erano situazioni di non conformità rispetto al personale impiegato, lavoravano meno persone rispetto a quelle pattuite per contratto, sporcizia nei locali che in alcuni casi non venivano igienizzati.
I bambini hanno continuato a mangiare questi cibi e in queste condizioni, senza che il comune intervenisse a sanzionare la ditta”.
Qui l’affondo di Angelica Trenta che punta il dito sulla situazione di ‘conflitto di interessi morale‘ tra la ditta “All Foods” e l’attuale amministrazione: “Ovvio che non abbiano sanzionato – spiega la Trenta –
c’era un debito fuori bilancio di un milione e 700mila euro, quindi il Comune era in una posizione di ricattabilità. Inoltre il sindaco e la vicesindaco hanno avuto finanziamenti elettorali dalla stessa ditta con un conflitto morale allucinante”.
Nella bozza della nuova concessione già pronta e non è escluso che a vincere il nuovo incarico sia nuovamente l’attuale gestore del servizio di mensa scolastica All Foods.
“Sarà guerra aperta – conclude la Trenta – e qualcuno dovrà rispondere di questi verbali che dimostrano che la scarsa qualità dei prodotti, del servizio e delle condizioni di sfruttamento del lavoro, noi non guarderemo in faccia a nessuno”.
Sulla vicenda il M5S ha anche pronto un atto con il quale verrà chiesto che sia concessa ai genitori dei bambini la possibilità di portare da casa i pasti, soluzione condivisa anche dal Cosec.
Ecco l’atto integrale
OGGETTO: “Il pasto da casa a scuola è un diritto di tutti”
PREMESSO CHE
. l’11 settembre il tribunale di Torino ha rigettato il reclamo presentato dal ministero dell’Istruzione contro l’ordinanza del giugno scorso della Corte d’Appello che riconosceva il diritto agli studenti di portarsi il pranzo da casa e consumarlo nel refettorio con i compagni
. il Miur nel suo reclamo afferma che “i genitori che non vogliono avvalersi del servizio di mensa possono scegliere una formula diversa dal ‘tempo pieno’ o prelevare il figlio da scuola all’ora di pranzo, fargli consumare il pasto altrove e riaccompagnarlo per la ripresa pomeridiana delle lezioni”;
. tale interpretazione è stata rigettata dal tribunale, si legge infatti come tale reclamo da parte del Miur “non ha un solido fondamento normativo ed entra in conflitto con gli articoli 3 e 34 della Costituzione. La refezione deve restare un’agevolazione alle famiglie, facoltativa a domanda individuale, senza potersi larvatamente imporre come condicio sine qua non per la scelta del tempo pieno. L’unica alternativa, ragionevolmente praticabile, rispettosa dell’articolo 34 della Costituzione, consiste nel consentire agli alunni del tempo pieno che non aderiscono al servizio di refezione di consumare a scuola un pasto domestico”;
. inoltre, il tribunale stabilisce che: “l’utilizzo dello stesso refettorio, se questa è la scelta organizzativa dell’istituto scolastico, può rendere opportuno stabilire regole di coesistenza: regole che hanno anche e, soprattutto, la funzione di mantenere chiarezza sull’ambito entro cui la ditta appaltatrice può essere chiamata a rispondere per il cibo somministrato in mensa. Che ciò porti alla divisione in due ali del refettorio o all’avvicendamento di gruppi di utenti, si tratta comunque di coesistenza e non di reciproca esclusione”;
CONSIDERATO
. il parere della Coldiretti convinta che quella del panino sia una battaglia che può spingere chi gestisce le mense a garantire maggiore qualità: “Il diritto al panino fa felice un italiano su 5 che ha una valutazione negativa dei pasti serviti nelle mense scolastiche di figli o nipoti mentre il 42 per cento la ritiene appena sufficiente”. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè. “Non è un caso che una netta maggioranza dell’83 per cento – sottolinea Coldiretti – ritenga che le mense dovrebbero offrire i cibi più sani per educare le nuove generazioni dal punto di vista alimentare mentre solo il 13 per cento ritenga che dovrebbero essere serviti i piatti che piacciono di più. In ogni caso il 52 per cento degli italiani considera il costo delle mense scolastiche adeguato mentre per il 25 per cento è eccessivo”.
. Il parere del Moige (Movimento Italiano Genitori) attraverso le parole del direttore generale Antonio Affinita: “Condividiamo pienamente la sentenza dei giudici del tribunale di Torino che ha sancito il diritto di scelta nel mangiare a scuola per tutti; un diritto primario atteso da tempo. Sicuramente un’importante conquista per le famiglie italiane che potranno effettivamente godere della libertà di scelta del pasto consumato dal proprio figlio”.
. L”interrogazione parlamentare dell’on. Carocci del PD con la quale si chiede al Ministro quali iniziative intenda avviare per consentire ai dirigenti scolastici di intervenire affinché siano garantiti i diritti di tutti e se non intenda predisporre un intervento legislativo al fine di applicare in modo equo le decisioni della magistratura;
. la possibilità di prendere in considerazione per l’applicazione immediata di questo diritto in termini organizzativi e gestionali Il Comune di Torino che, in attuazione della sentenza, sta effettuando le dovute valutazioni per la riorganizzazione dei refettori scolastici;
RITENUTO
che ogni singolo comune, per sua competenza, debba immediatamente predisporre e mettere in atto quanto predisposto dalla sentenza, evitando i ricorsi dei genitori che vogliono vedere riconosciuto anche nel nostro territorio il diritto a potersi portare il pasto da casa;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI TERNI IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA
1. A predisporre tutto il necessario in termini di organizzazione e in termini di informazione alle famiglie affinché il diritto delle stesse a poter portare il pasto da casa a scuola anziché avvalersi della mensa scolastica venga garantito.
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