Jannis Kounellis è morto ieri, 16 febbraio, a Roma all’età di 80 anni. Il celebrato artista greco, fautore e maestro dell’Arte Povera, era nato al Pireo il 23 marzo del 1936.
A 20anni si trasferisce a Roma che diventa per lui una vera e propria scelta di vita. A Roma studierà all’Accademia di Belle Arti con maestri del calibro di Mino Maccari, Franco Gentilini, Ferruccio Ferrazzi e, soprattutto, Toti Scialoja, che nel 1960 gli permetterà di realizzare la prima personale alla Galleria La Tartaruga, dove presenterà la famosa opera di alfabeti, numeri, simboli e frecce in nero dipinte su tela bianca.
Da sempre innamorato dell’arte in Italia si era più volte detto affascinato da artisti del calibro di Caravaggio, Masaccio e Tiziano.
Più volte Kounellis finisce nel catalogo dei provocatori in arte (nel 1995 a Napoli in Piazza Plebiscito monta delle bombole di gas su un pannello, munite di tubi a cannella) ma in realtà ciò che l’occhio stanco e non curioso, come sempre non comprende è la provocazione che produce stupore come quando nel 1969, dal “solito” Fabio Sargentini, patron della Galleria L’Attico a Roma, espose 12 cavalli vivi per simboleggiare il contrasto eterno tra cultura e natura. Di certo Kounellis non è mai stato un artista Pop, come tanti se ne sono visti ultimamente in giro. Il suo studio della materia è infinitamente più profondo del semplice accostamento di elementi spuri e di varia natura. Alla fine Kounellis non è mai stato un “montatore” di oggetti, ma un vero creatore di stupore e suggestione.
Jannis Kounellis ha avuto nella sua carriera di artista un forte legame con Spoleto grazie al progetto Viaggiatori sulla Flaminia promosso e ideato da Studio A’87 di Franco Troiani. Nel 1999, alla seconda edizione del progetto, Kounellis allestì l’altare presso la Chiesa di S.Carlo Borromeo, proprio in via S. Carlo (come testimoniano le foto allegate all’articolo).
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