Ri. Fo.
“L'espressione lavoro effettivo deve essere inteso come sinonimo di prestazione lavorativa comprendendovi anche i periodi di mera attesa e l'elemento caratterizzante è la messa a disposizione delle energie psicofisiche del lavoratore a favore del proprio datore”: questo il pronunciamento con cui il giudice del tribunale del lavoro di Orvieto, Gianluca Forlani, ha dato ragione a 2.500 infermieri degli ospedali di Perugia, Orvieto, Narni, Amelia, Todi, Foligno e Terni che nel 2008 avevano presentato ricorso contro le rispettive Asl, denunciando che non veniva pagato loro il tempo necessario al cambio del camice. Secondo il giudice Forlani: “l'atto di indossare la divisa, antecedente all'inizio della prestazione, deve essere inquadrato non tra le pause bensì tra le attività preparatorie relative all'igiene della persona, specie nel contesto di un ospedale, ed è per questo che l'atto di vestizione in tale condizioni costituisce lavoro effettivo e dà diritto a retribuzione.” In base a questa sentenza i 2.500 infermieri che hanno presentato ricorso hanno diritto ad un risarcimento di 4.000 euro ciascuno, e da oggi quattrocentocinquanta addetti alle corsie si vedranno conteggiare in busta paga 20 minuti in più al giorno, tempo calcolato dalla Asl di Terni per mettere il camice: venti minuti che si trasformeranno in 650 euro l'anno. L’Asl di Terni ha infatti deciso di introdurre da subito nel regolamento un aumento di orario di lavoro di 20 minuti in più al giorno da dedicare al cambio del camice, andando anche oltre la sentenza che invece ha calcolato in 15 minuti il tempo necessario per indossare la divisa. È stato calcolato che, se tutti i soggetti interessati che lavorano nelle strutture pubbliche dell'Umbria dovessero presentare ricorso, si potrebbe arrivare ad una somma di 28 milioni di euro di risarcimento.