San Bevignate, una storia infinita | Dal Comune, "l'iter è di competenza di altri" - Tuttoggi.info

San Bevignate, una storia infinita | Dal Comune, “l’iter è di competenza di altri”

Alessia Chiriatti

San Bevignate, una storia infinita | Dal Comune, “l’iter è di competenza di altri”

Resta il nodo del pagamento dell'appalto | Adisu grande assente all'incontro | M5S chiede al Comune di applicare la variante
Mer, 11/04/2018 - 18:26

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San Bevignate: una storia infinita. Un incontro di nome e di fatto quello avvenuto ieri pomeriggio, nella biblioteca di San Matteo degli Armeni, a Perugia. Si discute ancora dello studentato, alias “steccone”, che doveva sorgere proprio di fronte la chiesa dei Templari, ma che, dopo diversi rimpalli tra Adisu, Soprintendenza, Tar e Consiglio di Stato, ha visto sfumare la sua realizzazione.


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Una storia che ha fatto le sue vittime: non per ultime, sono arrivate le dimissioni del Commissario di Adisu, il professor Luca Ferrucci, il quale, deciso a non rimanere con il cerino in mano, ha preferito piuttosto abbandonare il campo, lasciando tutta la gestione dell’Agenzia per il Diritto allo Studio alla Dott.ssa Trani, nominata d’ufficio dalla Regione Umbria. E proprio ieri, durante l’incontro a quasi quattro anni dal primo stop ai lavori per la costruzione dello studentato, convocato dai capigruppo Angela Leonardi (Crea Perugia) e Franco Ivan Nucciarelli (Perugia Rinasce), hanno partecipato tra gli altri il vice sindaco Urbano Barelli, l’assessore alla cultura, turismo ed università Teresa Severini, la soprintendente Marica Mercalli, gli ex consiglieri comunali Giorgio Corrado e Sauro Bargelli. La grande assente era però proprio Adisu. Il perché? Voci di corridoio parlano di mancata convocazione ufficiale.

Battaglia in tribunale

A che punto si è dunque con la storia infinita di San Bevignate? Storia recente vuole che la Soprintendenza lo scorso gennaio, ha nuovamente negato l’autorizzazione paesaggistica al progetto di Adisu, la quale, però, dal suo canto, si è rivolta ancora una volta al Tar dell’Umbria. Qualche giorno fa arriva la presa di posizione di Palazzo dei Priori, che in tanti aspettavano da tempo: in opposizione al ricorso presentato al Tar da parte di Adisu, il Comune di Perugia, e la sua Giunta, ha deciso di costituirsi in giudizio al fine di domandare il rigetto del progetto, pronto – in caso di accoglimento – a fare appello al Consiglio di Stato. La posizione dell’ente appare dunque chiara: non vi è più rispondenza tra l’intervento proposto e l’attuale contesto sociale ed ambientale.


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“Un progetto anacronistico”

Così lo ha definito in apertura di incontro la consigliera Leonardi, che si è occupata, prima di lasciare spazio al consigliere Nucciarelli per la descrizione storico-artistica del complesso di San Bevignate, di ripercorrere le varie tappe della vicenda dello “steccone”. Sulla questione, si sembra fermi al palo: non esisterebbero più le condizioni utili per costruire lo studentato. Il calo degli studenti, l’attenzione da parte dello stesso Comune per il rifiorire del centro storico, lo spostamento dell’ospedale da Monteluce al Silvestrini: tutti elementi che fanno definire alla Leonardi il progetto come anacronistico. I dubbi sul progetto riguardano anche, per Leonardi, valutazioni di legittimità e di merito: dopo l’autorizzazione paesaggistica scaduta nel 2008, è la Soprintendenza nel 2014 a segnalare questa circostanza ad Adisu dando inizio ad una serie di ricorsi al giudice amministrativo, tutti respinti nei vari gradi di giudizio.

Tutto da combattere a botte di ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato e a risposte da parte della Soprintendenza. “Appare incomprensibile – ha detto Leonardi – a fronte di ciò il motivo per il quale Adisu e Regione vogliano portare avanti un progetto anacronistico, in un’area di pregio e con effetti importanti in termini di consumo del suolo. Meglio sarebbe stato trasferire l’idea altrove, magari riqualificando un immobile esistente ed in disuso”.

Gli stop al progetto

Il contenzioso dunque procede sulla valenza dell’autorizzazione del 2008: un punto fermo sulla vicenda, ha detto Mercalli, è stato messo nel 2015 da una sentenza del Consiglio di Stato che ha sancito l’intervenuta decadenza dell’autorizzazione paesaggistica emessa dalla soprintendenza nel 2008, cui non ha fatto seguito entro i 5 anni l’avvio delle opere. In sostanza i giudici amministrativi hanno sancito definitivamente che per procedere con questo progetto serviva e servirebbe un nuovo titolo autorizzativo. Mercalli ha poi specificato che ciò si deve alle modifiche apportate nel 2011 al codice dei beni culturali, in base alle quali gli organi di tutela hanno maggiori poteri e la possibilità di emettere pareri vincolanti preventivi non più limitati alla sola legittimità, ma anche al merito. “Non ci si può appellare – sostiene Mercalli – al parere originario del 2008 in quanto trattasi di atto scaduto trascorsi 5 anni senza che si sia proceduto all’avvio dell’opere e tenuto conto di un quadro normativo ormai superato”.

“Iter di competenza altrui”

A chi tocca, dunque, sbloccare la questione e soprattutto gestire quanto rimasto in sospeso con la ditta che si è aggiudicato l’appalto? Anche su questo il Comune ha le idee chiare: “l’iter amministrativo in corso per lo studentato riguarda un’opera pubblica e segue, pertanto, un iter diverso rispetto a quello concernente le normali opere private. Chi ha dato avvio al percorso, evidentemente, è un ente pubblico (Adisu) e su un  terreno di proprietà di un altro ente pubblico (la Regione). In conclusione appare chiaro che l’iter è in mano ad Adisu e Regione dell’Umbria, senza alcun coinvolgimento diretto del Comune di Perugia i cui poteri in materia sono quindi limitati”, ha detto Barelli.

Il vice sindaco ha confermato il fatto che Adisu ha già dimostrato coi fatti di voler andare avanti con la progettualità in oggetto, probabilmente oggi per non essere soggetta a responsabilità giuridiche potenzialmente impattanti dal punto di vista economico. Tali responsabilità, tuttavia, sono già emerse all’attenzione essendo correlate al mancato avvio dei lavori nei termini di legge con conseguente decadenza dell’originaria autorizzazione della soprintendenza.  “La situazione è quindi chiara: il Comune non ha il potere di fermare l’iter di competenza di altri. Emergono, pertanto, problemi di carattere giuridico e, soprattutto, politico che non fanno in alcun modo capo al Comune che, purtroppo, è costretto esclusivamente a prendere atto delle volontà di Regione ed Adisu”.

Pensare oggi di bloccare il tutto con una variante al prg – ha ribadito Barelli – sarebbe problematico perché da un lato non risolverebbe il problema e dall’altro potrebbe scaricare tutte le responsabilità giuridiche in capo al Comune di Perugia. “Chiederemo quindi alla Regione, che, purtroppo, è stata assente alla riunione del tavolo di confronto che avevamo richiesto di convocare con i soggetti interessati, di fare chiarezza sulla vicenda. Come Comune, per quanto ci compete, abbiamo deciso di stare a fianco della soprintendenza per dire no alla realizzazione dello studentato a San Bevignate perché nessuno a Perugia vuole questa opera”.

Questione variante

A margine dell’incontro ha preso la parola anche la capogruppo del M5S Cristina Rosetti che ha invitato il Consiglio comunale di Perugia a prendersi le proprie responsabilità su questa vicenda, adottando un provvedimento (la variante) che consenta di ripristinare la situazione ante 2007, riqualificando l’area interessata come area di pregio agricolo.

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