Quattro pomeriggi a settimana potrà uscire dalla sua cella del carcere Mammagialla di Viterbo e recarsi, in bicicletta, alla biblioteca del Centro studi criminologici dove svolgerà un tirocinio della durata di un anno.
L’ok per il lavoro esterno all’istituto penitenziario è arrivato recentemente per Rudy Hermann Guede, il 31enne ivoriano condannato a 16 anni di carcere in via definitiva per l’omicidio (in concorso con ignoti) della studentessa inglese, Meredith Kercher, uccisa a Perugia il primo novembre del 2007. Nello specifico, Rudy potrà trascorrere in biblioteca quattro ore per quattro pomeriggi alla settimana, andando di fatto a dimezzare il tempo passato in carcere. Secondo quanto emerge, il giovane si occuperà di catalogare libri e di fare ricerche bibliografiche correlate alla laurea specialistica in in Scienze storiche del territorio e della cooperazione internazionale che sta prendendo dopo essersi laureato col massimo dei voti alla triennale. La proposta del luogo di “lavoro” dell’unico colpevole dell’omicidio di Meredith per la giustizia italiana, è stata quasi dovuta visto che un gruppo multidisciplinare proprio di quel centro segue e supporta Rudy, negli studi e non solo, ormai da qualche anno. Era presso uno dei loro centri che aveva passato anche il primo permesso premio di 36 ore che nel maggio dello scorso anno gli diede un magistrato del tribunale di sorveglianza.
Rudy Guede libero a Perugia, nuovo permesso premio fuori dal carcere
Omicidio Meredith, Rudy Guede in permesso premio a Perugia
Da quella volta, il giovane ivoriano ha speso sempre i successivi permessi nella casa della sua ex maestra delle elementari che vive a Perugia con la sua famiglia. Ed è qui che si trovava anche mercoledì scorso, nel giorno del decimo anniversario dell’omicidio di Meredith Kercher. Quando Amanda Knox ha scritto un lungo articolo in cui rivendicava il diritto a poter piangere la sua amica, a cui lei era molto legata. E proprio ieri pomeriggio, quello stesso articolo, è stato condiviso sul suo profilo Facebook anche dall’ingegnere barese Raffaele Sollecito che ha scritto: “Ritengo che questa sia una lettera bellissima e la condivido in pieno. Invito tutti a leggerla”.
Nel lungo pezzo, Amanda Knox, scriveva, tra l’altro: «Ci sono alcune persone che credono che io non abbia il diritto di piangere per Meredith. Credono che avessi qualcosa a che fare col suo omicidio – che non ho fatto – o che Meredith è stata dimenticata sulla scia della mia lotta contro l’ingiustizia – non è così. In entrambi i casi, ritengono che Meredith e io siamo inscindibilmente legate, quindi non è giusto che pensino che non ho perso tutto come lei. Si sbagliano».
Intanto Rudy, l’unico che sta scontando una pena definitiva, potrebbe iniziare ad uscire praticamente tutti i giorni, dal carcere già da martedì prossimo. Fino a lunedì sarà a Perugia.
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