Fora ripercorre ricerca del Fadoi: "Il problema in sanità non sono solo i soldi pubblici mancanti, ma il fatto che vengono spesi male"
Anziani impropriamente in ospedale, con un costo per la spesa sanitaria nazionale elevatissimo e che sarebbe evitabile, mentre le case e gli ospedali di comunità sono strutture “vecchie” e che “spesso non funzionano“. Ad evidenziarlo è una ricerca del Fadoi, società scientifica di medicina interna.
L’indagine è stata condotta su 98 strutture ospedaliere sparse lungo tutta l’Italia ed evidenzia come “sulla sanità finiscano per scaricarsi impropriamente le carenze del nostro sistema di assistenza sociale, basato più sull’erogazione di assegni che di servizi”.
A portare all’attenzione della Regione Umbria la ricerca è il consigliere regionale Andrea Fora (Patto Civico), che chiede una revisione del Piano sanitario regionale alla luce di queste risultanze.
“I dati di una ricerca di Fadoi, la società scientifica dei medici di medicina interna, mostrano chiaramente che il problema in sanità – evidenzia Fora – non sono solo i soldi pubblici mancanti, ma il fatto che vengono spesi male. Oltre un miliardo e mezzo di euro all’anno di spesa (dato nazionale, ndr) che ricade indebitamente sulla sanità pubblica a causa delle carenze del sistema di assistenza sociale, ma anche dei servizi territoriali sanitari poco attrezzati alla presa in carico di questi pazienti”. Il consigliere regionale spiega poi che “il 75,5% dei pazienti anziani rimane impropriamente in ospedale perché non ha nessun familiare o badante in grado di assisterli in casa, mentre per il 49% non c’è possibilità di entrare in una Rsa. Il 64,3% protrae il ricovero oltre il necessario perché non ci sono strutture sanitarie intermedie nel territorio mentre il 22,4% ha difficoltà ad attivare l’Adi”.
“Succede anche da noi in Umbria. I nostri ospedali – prosegue il consigliere regionale – sono così pieni che nei pronto soccorso si affastellano anche per giorni i pazienti in lettiga che non trovano posto in reparto. Anche per via del fatto che la metà dei ricoveri riguarda pazienti over 70 e in oltre il 50% dei casi restano in reparto circa una settimana in più del necessario, visto che non hanno un familiare che possa assisterli e che nemmeno possiedono una pensione così ricca da potersi pagare i circa duemila euro di retta mensile per una Rsa. Per non parlare del fatto che nella gran parte dei casi mancano strutture sanitarie intermedie nel territorio, e che in un caso su quattro si ha difficoltà ad attivare l’assistenza domiciliare integrata (Adi). Considerando il costo medio di una giornata di degenza, pari a 712 euro secondo i dati Ocse, fanno in totale un miliardo e mezzo l’anno di spesa che si sarebbe potuta investire in vera assistenza sanitaria”.
“Il nuovo piano sanitario umbro – aggiunge Andrea Fora – scommette sugli ospedali di comunità, luoghi dove dovrebbero essere assistiti quei pazienti che non necessitano più del ricovero ordinario ma che nemmeno possono essere assistiti in casa. E parla di appropriatezza, riduzione ricoveri e meno accessi al Pronto soccorso. Ma è un film già visto. Per esempio, il collegamento casa-territorio-ospedale-post acuzie-riabilitazione-casa dovrebbe essere ben precisato con regole d’ingaggio strette e rigorose. Di medicina di territorio non si parla neanche. Di potenziare l’assistenza domiciliare non c’è traccia. Di riorganizzare l’offerta residenziale sociosanitaria per lungodegenti favorendo l’integrazione pubblico privato in strutture di piccole dimensioni che ricreino ambienti familiari neanche un accenno. Rafforzare il territorio non vuol dire ricreare strutture o altri ospedali, ma intervenire sulla rete dei servizi, rafforzare il rapporto tra medici di base e terzo settore, valorizzare il ruolo delle farmacie, della cooperazione sociale. Mettere in rete ciò che esiste piuttosto che creare altri snodi burocratici. Ma di tutto ciò – conclude l’esponente dell’opposizione consiliare – il piano sanitario umbro non parla minimamente. E continuiamo a spendere male soldi pubblici per curare i nostri anziani in ospedale quando si potrebbe favorire e migliorare la loro condizione in luoghi più idonei e più confortevoli. Ecco perché va riscritto il piano sanitario”.