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Provincia di Terni, esposto in Procura contro il Governo e manifestazione a Roma

Redazione

Provincia di Terni, esposto in Procura contro il Governo e manifestazione a Roma

L'ente aderisce alla campagna di mobilitazione promossa dall'Upi contro i tagli alle Province
Gio, 16/03/2017 - 15:21

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La Provincia di Terni aderisce alla Settimana di mobilitazione delle Province italiane indetta dall’Upi nazionale a difesa dei diritti e della sicurezza delle comunità e dei territori e che sarà presentata oggi in una conferenza stampa a Roma.

Il presidente, Giampiero Lattanzi, e l’amministrazione, condividono lo spirito dell’iniziativa “che non è quello – spiega il presidente – di dare vita ad uno sciopero ma ad una vera e propria mobilitazione delle Province per salvaguardare i diritti e la sicurezza stessa delle comunità”.

A tale proposito da oggi le Province italiane inizieranno a depositare gli esposti cautelativi alle Procure della Repubblica, un primo atto, come spiegato dal presidente Upi nazionale, Achille Variati, che vuole essere di denuncia di una situazione ormai insostenibile e che serve a mettere pienamente a conoscenza le comunità e le amministrazioni dello Stato sulla situazione di estremo rischio in cui versano le comunità.

“Nessuno potrà dire – afferma il presidente Variati – “Io non sapevo”. Lo stesso Variati in una nota inviata a tutti i presidenti delle Province fa sapere di aver avuto un colloquio con il ministro Padoan. “Il Governo, a quanto ho appreso dal ministro dell’economia Pier Carlo Padoan che ho incontrato la scorsa settimana – scrive Variati – conferma la volontà di emanare un decreto legge sugli enti locali, senza però assicurare alcuna garanzia che questa norma possa davvero contenere tutti gli interventi necessari per risolvere l’emergenza finanziaria delle Province. In quella sede ho appreso che il decreto dovrebbe essere varato dal governo non prima di venerdì 24 marzo. Dobbiamo quindi prepararci ad una grande manifestazione a Roma, la cui data sarà fissata non appena conosceremo i contenuti del decreto legge e la programmazione dei lavori parlamentari”.

Oltre all’esposto in procura, la settimana di mobilitazione prevede anche altri appuntamenti coinvolgendo, tra gli altri, tutti i sindaci e tutti i responsabili delle scuole: mercoledì 22 marzo in tutte le Province si tratterà del tema della messa in sicurezza, della gestione, e degli investimenti per le strade provinciali, chiamando a raccolta tutti i soggetti territoriali che utilizzano la viabilità e che per primi sono penalizzati dalla scarsa manutenzione: le associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali, le associazioni dei cittadini legati alla viabilità (automobilisti, pedoni, ciclisti, motociclisti). Chi insomma paga le tasse sulla viabilità che poi vengono sottratte dallo Stato per altri scopi.

Venerdì 24 marzo sarà la giornata delle Province dedicata agli incontri per parlare di sicurezza, manutenzione e investimenti sulle scuole superiori, organizzata d’intesa con il dirigente scolastico provinciale. Agli incontri possibilmente dovranno partecipare tutti i dirigenti scolastici e i presidi delle scuole superiori delle Province e rappresentanze dei consigli d’istituto, sia per la componete degli studenti che del personale scolastico.

Il testo dell’esposto:

ESPOSTO CAUTELATIVO     

“premesso che

le Province si trovano ad affrontare una situazione finanziaria gravissima e, per certi versi, paradossale anche sul piano istituzionale.

Pur profondamente riformate dalla legge 56 del 2014, soprattutto per quanto riguarda il rinnovato modello di governo, le Province sono state confermate dal legislatore nel ruolo di enti territoriali, con l’attribuzione di funzioni fondamentali che hanno un impatto decisivo sulla vita dei cittadini.

Basti ricordare i compiti che proprio la legge 56/14 ha volutamente riconosciuto in capo alle Province:

la costruzione e gestione delle strade provinciali;
la gestione dell’edilizia scolastica per le scuole secondarie superiori;
la tutela e valorizzazione dell’ambiente.
Funzioni queste che, già tradizionalmente assolte dagli enti provinciali e rafforzate nella loro dimensione anche quantitativa a seguito dei processi di conferimento della fine degli anni ‘90, trovano dunque piena conferma anche ad opera del legislatore che più di recente ha voluto perseguire un forte processo riformatore per gli enti di area vasta.

Le Province sono chiamate a far fronte all’esercizio di queste funzioni con l’impegno di ingenti risorse finanziarie, che sole potrebbero assicurare il pieno assolvimento di compiti così rilevanti affidati alla loro cura: stiamo parlando di strade e scuole, dove dovrebbero essere assicurate la massima sicurezza e la migliore efficienza delle strutture.

A fronte di tali funzioni, però, oggi le Province si trovano a dover dichiarare la loro “impotenza”, non certo per cattiva volontà o imperizia tecnico-amministrativa, ma solo e soltanto per la carenza delle risorse finanziarie.

È necessario a tale riguardo rendere conto di quanto sta avvenendo.

Attraverso i tre principali tributi propri degli enti provinciali – l’imposta provinciale di trascrizione,  l’imposta sulle assicurazioni Rc auto e il tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente –, nonché con le altre entrate, seppure di misura assai più ridotta se non irrisoria (entrate queste legate alla effettiva attività amministrativa/sanzionatoria degli enti, nonché all’esercizio di funzioni delegate dalla regione e da questa finanziate), le Province sarebbero in grado di adempiere all’esercizio delle funzioni ad esse affidate, secondo lo spirito dell’art. 119 Cost., che espressamente prevede che le risorse derivanti da entrate proprie, compartecipazioni a tributi erariali ed eventualmente da quelle a titolo perequativo, devono consentire agli enti territoriali “di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite”.

Ciò che varrebbe per le Province innanzitutto rispetto alle funzioni fondamentali che proprio la l. 56 del 2014 ha riconosciuto in capo agli enti provinciali.

Ora però, il dato di maggior allarme è che, in virtù dei provvedimenti di “spending review” e agli obblighi di riversamento allo Stato dei tributi propri previsti dalla legge 190/14, le Province, anziché poter utilizzare le risorse derivanti dalle entrate proprie per le funzioni ad esse attribuite, devono in realtà riversarne l’intero ammontare allo Stato, in misura tale che si determina un sostanziale azzeramento dei tre principali tributi propri degli enti, in palese contraddizione non solo con l’attribuzione legislativa dei compiti ad esse affidati, ma ancor prima con la norma dell’art. 119 della Costituzione, prima richiamata.

Come affermato dalla Corte costituzionale (sentt. 10/2016 e 188/2015), seppur con riferimento al finanziamento regionale di funzioni trasferite alle Province, la riduzione delle risorse necessarie per funzioni conferite alle Province “si riverbera sull’autonomia di queste”, contrastando con le norme costituzionali “nella misura in cui non consente di finanziare adeguatamente le funzioni stesse”. Il che si riflette inevitabilmente anche sul buon andamento dell’azione amministrativa, con “grave pregiudizio all’assolvimento delle funzioni attribuite”.

Per rendersi conto di una tale situazione, che non può non definirsi palesemente insostenibile per le Province, rispetto ai compiti che esse dovrebbero assolvere, basti considerare la grave situazione di squilibrio finanziario che si è determinata in ragione di quanto le Province sono chiamate a “riversare” allo Stato nel 2017.

I dati sotto riportati sono riferiti ai contributi al risanamento richiesti dalle manovre finanziarie a tutte le Province delle Regioni a statuto ordinario (RSO).

OBBLIGO DI RIVERSAMENTO TRIBUTI PROPRI ALLO STATO AL 2017 – L.n. 190/2014; 1.296.000.000 dl 66/14  “spending review”; 300.000.000 dl 66/14  “costi politica” 52.400.000, Totale 1.648.400.000
Nel 2017, così, il sistema delle Province dovrà “contribuire” a favore dello Stato per 1,6 miliardi di euro, importo che già considera i contributo assegnati alle Province delle Regioni a Statuto Ordinario – 650 milioni – nel dpcm di riparto del fondo di cui all’articolo 1, comma 438 della legge di stabilità 2017 che ha ricevuto l’intesa in Conferenza Unificata in data 23 febbraio us.

Tale cifra, in realtà, corrisponde sostanzialmente a quello che tali enti incassano annualmente dalle entrate derivanti dai tre tributi propri, IPT, RC auto e Addizionale tassa rifiuti.

Facendo riferimento ai dati consolidati del 2014, infatti, si ha che i bilanci provinciali inscrivono una somma pari a poco più di 2 miliardi di euro derivante da entrate proprie. Dato questo che si può ritenere sostanzialmente costante anche per gli anni successivi al 2014.

ENTRATE DA TRIBUTI PROPRI – (Stima UPI su dati Conto consuntivo Ministero Interno 2014 – anno di entrata in vigore della legge Delrio)

 – Imposta provinciale di trascrizione 660.000.000
 – Imposta sulle assicurazioni Rc auto 1.250.000.000
 – Tributo provinciale per i servizi di tutela, protezione e igiene dell’ambiente 185.000000
 – Totale 2.095.000.000
Con il risultato che per il 2017, considerando i 2 miliardi di entrate rispetto ai circa 1,65 miliardi di euro che le Province devono allo Stato, residuano per tutte le Province delle Regioni a Statuto Ordinario circa 446 milioni di euro.

RISORSE RESIDUE PER ESERCITARE LE FUNZIONI PROPRIE PER TUTTE LE PROVINCE RSO – (personale, mutui, edilizia scolastica, controllo e salvaguardia ambientale, ecc) 446.600.000; vale a dire, che per tutte le funzioni fondamentali, e in primo luogo per la gestione dei 3600 edifici delle scuole secondarie superiori, per la costruzione e gestione dei 100 mila km di rete stradale provinciale, per le funzioni di controllo e salvaguardia ambientale oltre che per le spese di personale, per quelle derivanti dai mutui, ecc., le Province hanno a disposizione meno di 450 milioni di euro.

Una cifra che all’evidenza appare non solo insufficiente, ma assolutamente non idonea ad assicurare l’effettivo esercizio delle funzioni affidate alle Province, con la conseguenza di incidere profondamente in negativo non tanto sulla qualità delle prestazioni, quanto ancor prima sulla possibilità stessa di svolgere i compiti ad esse assegnate, con gravi conseguenze sulla cittadinanza che pure ha diritto ad avere strade e scuole sicure.

Per rendersi conto di ciò basti considerare come nel 2014 – sulla base di stime operate su dati dei certificati di conto consuntivo – sono stati impegnati nei bilanci provinciali circa 1.300 milioni per le sole funzioni relative alla viabilità, all’edilizia scolastica e alla tutela ambientale. Oggi, invece, avremo a disposizione, complessivamente, meno di 450 milioni di euro.

Impegni nei bilanci provinciali 2014 per le tre funzioni fondamentali (solo le 76 province RSO): viabilità provinciale 650.000.000, edilizia scolastica 430.000.000
tutela ambientale 225.000.000, totale 1.305.000.000
Ci si trova così nella concreta impossibilità di erogare servizi fondamentali per la collettività, legati alle funzioni individuate dalla legge n. 56/14 per le Province, con il rischio concreto ed attuale di interruzione dell’erogazione di pubblici servizi.

SQUILIBRIO – Giova ricordare in questo contesto quanto rappresentato dalla Corte dei Conti nella deliberazione n. 17/2015 della Sezione delle Autonomie, in cui, presentando al Parlamento una relazione sul riordino delle Province, si afferma, nel richiamare l’attenzione sull’impatto delle misure  conseguenti alla legge di stabilità n. 190/14, che tali misure sono da ritenere “suscettibili di generare forti tensioni sugli equilibri finanziari”; con la conseguenza, evidenziata dalla Corte, che “ancora più problematico si prefigura il taglio incrementale per il biennio 2016-2017, atteso che una volta riallocate le funzioni e le risorse a queste destinate, le Province si troveranno a dover conseguire i risparmi richiesti su aggregati di spesa più ristretti e soprattutto vincolati alle funzioni fondamentali”.

La medesima Corte dei Conti, in audizione il 23 febbraio 2017 presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, ha avuto modo di ricordare i contenuti della sentenza Corte Costituzionale, su analoga questione,  n. 188/2015 che sostanzialmente rileva che “la forte riduzione delle risorse destinate a funzioni esercitate con carattere di continuità ed in settori di notevole rilevanza sociale risulta manifestamente irragionevole proprio per l’assenza di proporzionate misure che ne possano in qualche modo giustificare il dimensionamento”

Emergono ora criticità ed emergenze sulla manutenzione degli edifici scolastici, ordinaria e straordinaria, a partire dall’adeguamento alle norme antincendio o alla acquisizione dei certificati di agibilità statico/sismica.

Senza contare che per la viabilità provinciale è stata introdotta, con la previsione del reato di omicidio stradale di cui all’art. 589 bis c.p., anche la responsabilità colposa a carico dei responsabili della manutenzione e costruzione delle strade, chiaramente indicata nella circolare del Ministero dell’Interno – dipartimento PS – del 25 marzo 2016. Lo stato manutentivo delle strade ha peraltro delle ricadute sui costi del contratto assicurativo.

Da ciò consegue il concreto pericolo di responsabilità non soltanto amministrativa, ma anche civile e penale, sia delle amministrazioni e sia, nel caso di responsabilità penali, dei funzionari e dei dirigenti addetti ai predetti servizi.

Ci si potrebbe trovare, pertanto, nella paradossale situazione di cittadini privati di servizi fondamentali per la loro vita, quali la sicurezza dei trasporti e la sicurezza nelle scuole, e di funzionari e dirigenti che, loro malgrado, potrebbero essere chiamati a rispondere di reati molto gravi, quali a mero titolo di esempio quelli previsti dal codice penale, per prevenire disastri colposi, o dalla normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro.

Considerato che

i fatti su illustrati, ovverosia i provvedimenti di cui sopra e la mancata previsione di un adeguato finanziamento delle Province, costituiscono una violazione dell’art. 119 della Costituzione, nonché del principio di buon andamento della Pubblica Amministrazione di cui all’art. 97 della Costituzione;

ciò comporta gravi danni non soltanto ai cittadini, ma anche al sottoscritto Ente territoriale, il quale potrebbe non essere in grado, come spiegato, di far fronte alle proprie specifiche funzioni istituzionali;

la naturale conseguenza di tale condizione è il porre in capo alle Province un serio rischio di incorrere in gravi responsabilità morali e patrimoniali e il porre in capo ai dirigenti ed ai funzionari delle stesse il rischio di incorrere anche in gravi responsabilità penali.

Pertanto, tutto quanto sopra premesso e considerato

 il sottoscritto __________, n.q. sopra esplicitata, intende presentare il corrente esposto cautelativo affinché vengano valutate eventuali condotte illecite omissive e/o commissive”.

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