Sarà un clima teso quello che accoglierà il ministro dell'Università e della Ricerca Francesco Profumo domani pomeriggio a Perugia, per l'inaugurazione dell’anno accademico 2011- 2012, il 704esimo dalla fondazione dello Studium Perusinum.
Nei giorni scorsi infatti, presso la sede regionale del partito di Rifondazione comunista umbro si è svolta una riunione che ha visto la partecipazione di diverse realtà politiche e sociali organizzate della provincia di Perugia, per concordare un'iniziativa di protesta in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico in piazza dell'università alle ore 14.30. Alla manifestazione contro il “ministro del neoliberismo” hanno aderito già Partito Rifondazione Comunista, Giovani Comunisti della provincia di Perugia, Cultura e Conflitto, Step, Giovani dell’Italia dei valori e Alter.
“E’ per noi inaccettabile inaugurare l’anno accademico alla presenza di un ministro di un governo che è espressione dei poteri forti, e non della sovranità popolare”, scrivono i movimenti politici, spiegando le ragioni della protesta. “Un governo definito 'tecnico', ma che di tecnico non ha nulla poiché è espressione del più feroce neoliberismo; che considera questa scandalosa e logorante riforma universitaria come il punto più avanzato del precedente esecutivo, intraprendendo una politica di massacro delle classi più deboli e annientando lo stato sociale, con l’intenzione di demolire ciò che resta dei diritti dei lavoratori a partire dall’articolo 18, al fine di difendere un sistema economico politico ormai in fallimento”.
Secondo i gruppi firmatari, “la presenza del ministro Profumo sigla per noi le decisioni intraprese sul tema delle privatizzazioni feroci portate avanti dalle politiche universitarie anche del nostro rettore. Questa è l’inaugurazione di un nuovo anno accademico che vede al suo interno il concretizzarsi di scelte dannose come la chiusura del corso di lingue a favore di facoltà scientifiche che sono invece terreno fertile per gli investimenti dei privati. Sappiamo bene, però, che ad ogni privatizzazione non consegue inevitabilmente un servizio migliore, ma un deterioramento dello stesso e della partecipazione pubblica e democratica dei cittadini. Già adesso le decisioni che vengono prese in merito alla didattica non hanno come fine la sua valorizzazione, ma una mercificazione che deve necessariamente generare un profitto”. (fda)