L’iniziativa sindacale del comparto scuola, che si è svolta in tutta Italia, è stata recepita anche da Terni e Perugia. I rappresentanti dei sindacati confederati, Snals e Gilda, sono stati ricevuti nelle rispettive Prefetture per depositare un documento congiunto contro la “Buona Scuola” e contro i criteri che, al momento, sembrano escludere dal famoso ‘concorsone’ dei professori alcune categorie di insegnanti che non avrebbero i requisiti necessari per accedere alla candidatura, ma sarebbero idonei secondo la sentenza della Corte Europea, avendo maturato un servizio di almeno 3 anni (36 mesi, cioè 3 anni di servizio) nella Pubblica Amministrazione.
Il bando del concorso è ancora in fase di approvazione e approfondimenti proprio perché sono numerose le pressioni di sindacati e associazioni che spingono affinché anche agli insegnanti di terza fascia con 36 mesi continuativi di servizio sia concessa la possibilità di accedere alle prove ministeriali.
Secondo quanto riferito da Ministro Giannini nei giorni scorsi nell’audizione alla Commissione del Senato, il concorso dovrebbe essere riservato ai soli docenti abilitati e, potenzialmente, potrebbe accogliere 200 domande da parte dei docenti, dei quali 1 su 3 sarà di ruolo. Per quanto riguarda la tempistica, luglio dovrebbe essere il mese in cui verranno sostenute le prove, così da permettere l’inserimento dei nuovi professori già da settembre 2016.
Certo il numero di precari che ha preso parte ai due presidi è stato estremamente esiguo; una piccola giustificazione è concessa a quelli perugini per le avverse condizioni meteo di oggi, mentre quelli ternani erano forse chiusi in casa a studiare per il concorso nella speranza che la battaglia possa essere vinta.
A Terni era presente anche il segretario provinciale dello Snals. il prof. Dario Guardalben, che ha bocciato senza appello la riforma della scuola voluta dal Governo: “Questa “Buona Scuola” sta facendo più danni che altro – ha dichiarato a TO il prof. Guardalben – ma ormai c’è e bisogna fare i conti soprattutto con la situazione dei precari ai quali viene inflitto un trattamento vergognoso. I precari della scuola che hanno sulle spalle anni di servizio si ritroveranno fuori da ogni possibilità, o costretti a dei concorsi in cui non varrà nulla la loro esperienza e il loro servizio. Non è possibile che si passi sopra le teste dei lavoratori solo per propaganda politica”.
“Abbiamo portato all’attenzione delle prefetture di Perugia e Terni, massime autorità rappresentative del Governo sul territorio umbro, la preoccupazione e le richieste dei precari della scuola, per la totale assenza di confronto tra il ministero e le organizzazioni sindacali su un tema, l’annunciato bando del concorso per docenti, che non può essere affrontato ignorando la realtà di un precariato al quale la Legge 107/2015 non ha dato le risposte che il Governo aveva assunto come suo preciso impegno” – Così Domenico Maida, Moira Rosi e Tommaso Dionisi, rispettivamente segretari della Flc Cgil dell’Umbria, di Perugia e di Terni.
“Abbiamo portato la voce – spiegano i tre sindacalisti – di docenti, centinaia anche nella nostra regione, che sono in servizio da anni, che hanno conseguito una costosa abilitazione, conciliando a fatica il lavoro a scuola con le esigenze personali e familiari, spesso costretti a trasferirsi in altre regioni pur di avere un contratto a tempo determinato. È a queste persone – continuano – che il governo deve dare una risposta certa”.
Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams chiedono dunque “l’immediata apertura di un tavolo di confronto in cui discutere di come le procedure di reclutamento possano tenere debitamente conto dell’esigenza di valorizzare la professionalità di quanti, per anni, hanno consentito di far fronte alle ordinarie esigenze di funzionamento del sistema scolastico”.
Ciò, secondo i sindacati, può avvenire sia intervenendo sulle modalità di svolgimento delle prove concorsuali (facoltatività di alcune di esse a determinate condizioni, giusto bilanciamento nella valutazione dei titoli, ecc.), sia prevedendo un’articolazione dei piani assunzionali volta ad agevolare la stabilizzazione delle residue aree di precariato ricorrente.
I sindacati umbri, facendo proprie le ragioni e le motivazioni della più ampia mobilitazione nazionale, sottolineano inoltre come esse siano acuite dalle condizioni più generali di crisi economica e sociale che attraversa il territorio regionale in cui, invecchiamento della popolazione, alto numero di invalidi ed inabili, diminuzione della natalità rispetto alla media nazionale, rendono più grave la crisi occupazionale.
Ecco il documento consegnato ai prefetti di Terni e Perugia: “Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams hanno deciso di promuovere e sostenere per venerdì 12 febbraio p.v. una giornata di mobilitazione in difesa dei diritti dei precari.
L’iniziativa nasce per la totale assenza di confronto tra il Ministero e le organizzazioni sindacali su un tema, l’annunciato bando del concorso, che non può essere affrontato ignorando la realtà di un precariato al quale la legge 107 non ha dato le risposte che il Governo aveva assunto come suo preciso impegno.
Un precariato fatto di docenti in servizio da anni, che hanno conseguito una costosa abilitazione, conciliando a fatica il lavoro a scuola con le esigenze personali e familiari, spesso costretti a trasferirsi in altra regione pur di avere un contratto a tempo determinato; di docenti della scuola dell’infanzia, vincitrici di concorso e/o inserite in GAE, ingiustamente estromesse dal piano nazionale di assunzioni col pretesto di dovere attendere l’attuazione del percorso 0-6, smentito dalla legge di stabilità; di docenti cui è stata preclusa dal MIUR la possibilità di conseguire abilitazioni per TFA non attivati.
La sentenza della Corte europea del novembre 2014 ha ribadito il diritto alla stabilizzazione dei lavoratori assunti a tempo determinato per più di tre anni, ma nonostante ciò si lascia ad essi come unica opportunità quella di partecipare a un concorso in cui peraltro non viene adeguatamente riconosciuto il valore del servizio svolto.
Il concorso resta in linea di principio lo strumento da utilizzare per l’accesso al lavoro pubblico, garantendo ai concorrenti trasparenza ed equità; ma quello annunciato rischia di rivelarsi inopportuno per i modi e tempi con cui viene gestito, in un contesto di criticità non risolte, di impegni disattesi, di obiettivi mancati, di diritti negati: una situazione che rende facilmente prevedibile e inevitabile il moltiplicarsi di occasioni di contenzioso.
Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda Unams chiedono l’immediata apertura di un tavolo di confronto in cui discutere di come le procedure di reclutamento possano tenere debitamente conto dell’esigenza di valorizzare la professionalità di quanti, per anni, hanno consentito di far fronte alle ordinarie esigenze di funzionamento del sistema scolastico. Ciò può avvenire sia intervenendo sulle modalità di svolgimento delle prove concorsuali (facoltatività di alcune di esse a determinate condizioni, giusto bilanciamento nella valutazione dei titoli, ecc.), sia prevedendo un’articolazione dei piani assunzionali volta ad agevolare la stabilizzazione delle residue aree di precariato ricorrente.
Con questo obiettivo indicono per venerdì 12 febbraio una giornata di mobilitazione del personale precario, con manifestazioni davanti alle Prefetture in tutti i capoluoghi di provincia d’Italia.
In tal senso le strutture sindacali territoriali sono chiamate ad attivarsi da subito per la positiva riuscita delle iniziative”.