Più che una flessione un vero e proprio tonfo. La semestrale della Banca Popolare di Spoleto, approvata nella tarda serata di ieri dal Cda del presidente Nazzareno D’Atanasio, registra infatti un crollo dell’utile netto assestato a 1,61 milioni di euro (erano 3,23mln al 30 giugno 2010, – 50,2%). Un dato clamoroso che Bps, nel suo comunicato pomeridiano alla stampa (alla buonora), ha letteralmente omesso di riportare. Non se ne trova per la verità traccia chiara neanche nella comunicazione pubblicata sul sito istituzionale, con il board capace di capriole linguistiche da far invidia ai giocolieri del Circo Barnum. Leggiamo: “Utile netto di periodo a 1,6 milioni; 2,5 milioni al netto delle “componenti non ripetibili” (-13,5% sul 30 giugno 2010)” (Leggi tutta la Relazione).
L’effetto Antonini – Il dimezzamento degli utili è legato in gran parte a due ‘voci di spesa’ strettamente connesse al braccio di ferro che l’ex dominus Giovannino Antonini aveva avviato a metà gennaio con Bankit: la “liquidazione” al defenestrato d.g. Alfredo Pallini e la parcella dei consulenti legali chiamati in soccorso dalla presidenza che di abbandonare l’incarico, come disposto da Palazzo Koch, non ne voleva assolutamente sentire. Un fiume di denaro gettato al vento per la gioia degli azionisti. Più o meno 2 milioni di euro, a sentire i bene informati. A cui aggiungere la quota degli accantonamenti su crediti in bonis.
Gli elementi positivi… Di note con il segno “+” ce ne sono, come si vede nella Relazione e come Bps rimarca. Dalla crescita della clientela (+2,8% rispetto al 31.12.2010) e dei rapporti di c/c (+3,7% rispetto al 31.12.2010) agli impieghi alla clientela (al netto di titoli e polizze – investimenti finanziari) in crescita del 3,7%. Seppur in modesto calo i ratios patrimoniali (Tier1 al 9,39% e Total Capital Ratio 11,29%) testimoniano la discreta salute dell’Istituto di piazza Pianciani. “Guardiamo al futuro con positività – dice il d.g. Francesco Tuccari – convinti che la nostra politica di sostegno agli operatori e alle famiglie dei territori di riferimento e la capacità di stabilire con la clientela relazioni fiduciarie e durature saranno le carte vincenti contro le incertezze e i timori di questo periodo certo non facile. Si tratta ora di continuare a profondere impegno, attenzione e prudenza gestionale, sì da raggiungere obiettivi ulteriori, proseguendo in un equilibrato e autonomo percorso di crescita”.
…e quelli negativi – Segno “-“ anche per la raccolta diretta (2.408 mln, -2,8% rispetto al 31.12.2010) mentre l’indiretta raggiunge -3,3%. Ma a preoccupare sono le cosidette Attività deteriorate (sofferenze, incagli, scaduti, strutturati) che ammontano, al netto dei dubbi esiti, ammontano a più di 250milioni di euro con una incidenza netta del 10,6% sugli impieghi netti. “L’incremento dei crediti deteriorati” ha illustrato Tuccari al Cda “è comune ai competitors di analoghe dimensioni”. Il Cost/Income supera quota 72,85% (era al 66,57% il 30 giugno 2010), comunque in aumento anche al netto degli effetti “non ripetibili”: 69,34% contro 67,81% del 2010). In crescita anche le spese del personale che da dicembre scorso registra l’aumento di 14 dipendenti (763).
Eredità e tensioni – pesa il ‘testimone’ lasciato da Antonini ai neoarrivati D’Atanasio e Tuccari e questa prima trimestrale lo dimostra. La ‘cura’ dettata dall’inavvicinabile neo d.g. – non è ancora chiaro se dimagrante o ricostituente – sta creando i primi rumors. Di ieri l’altro un incontro con i dirigenti che, dicono i bene informati, è stato alquanto acceso, vuoi anche per la rivoluzione degli incarichi che ha scontentato qualcuno. Alcuni di loro hanno comunque guadagnato promozioni importanti (e soldi in busta puga). Sul fronte dei ‘tagli’ stop al rimborso delle spese auto che dovrebbe portare un risparmio di circa 200mila euro l’anno: arriva, finalmente, la procedura del noleggio a lungo termine per una ventina di auto, anche se c’è chi critica la scelta di marchi automobilistici di prestigio. D’Atanasio, alla sua prima semestrale, si dichiara ottimista: “in un contesto economico nazionale ed internazionale non favorevole – si legge nella nota – grazie all’impegno dell’intera struttura esecutiva, Bps è riuscita comunque a sviluppare la propria attività di intermediazione, mantenendosi solida e competitiva sul mercato”. Raggiunto dopo vari tentativi al telefonino, dice a TO® di esser certo “che i frutti cominceranno arrivare nel 2012 e ancor più nel 2013, grazie al nuovo Piano Industriale” varato due mesi fa dal board.
Sempreché i soci Bps, ma questo D'Atanasio non lo di ma com’è auspicato nel P.I., rinuncino ai propri utili: facile, forse, per un colosso come Mps, ma la controllante Scs, dov’è rientrato Giovannino Antonini, avrà le risorse per poter rinunciare alla preziosa rendita prodotta da Bps?
(Carlo Ceraso)
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