“La tua Pagina è stata nascosta perché ha pubblicato contenuti che incitano all’odio e, di conseguenza, non rispetta gli Standard della community...”. Questa la motivazione con cui Facebook ha oscurato non la pagina di un membro del Ku Klux Klan, ma quella del consigliere regionale Sergio De Vincenzi, candidato nella lista di Fratelli d’Italia. Battagliero in questi anni in Consiglio regionale, è vero, ma senza mai ricorrere agli insulti personali. Difensore della famiglia tradizionale, è vero, ma senza mai evocare la Santa Inquisizione. Eppure, De Vincenzi è incappato nella rete della “censura” di Facebook. Come è toccato, recentemente, a rappresentanti dell’estrema destra. E come è capitato, tornando in Umbria, anche ad un’altra esponente di Fratelli d’Italia, Raffaella Pagliochini.
Nel caso di De Vincenzi, scorrendo le sue ultime produzioni virtuali, compare un video in cui prende di mira il presidente Fabio Paparelli, con il quale da mesi ha avviato un confronto a suon di accessi agli atti, esposti alla corte dei conti, comunicati e contro-comunicati, accuse reciproche di spargere fakenews. E poi c’è un riferimento al “pacco civico”, ribattezzando così il “patto civico”, nome dato da Di Maio all’alleanza umbra tra Pd e M5s.
Eppure, per Facebook i contenuti pubblicati “incitano all’odio“. Risultato: cartellino rosso e pagina sospesa per 30 giorni. Giusto il tempo della campagna elettorale. E in attesa del “ricorso”, De Vincenzi ha dovuto provvedere ad aprire altre “finestre” social per dare visibilità alla sua campagna.
Il sospetto, viste le strane regole con cui i controllori di Facebook distribuiscono cartellini gialli e rossi, è che la spifferata sia arrivata da qualcuno interessato a metterlo in ombra. E non necessariamente un militante dell’area di centrosinistra.
Lo scherzetto di un “buontempone”
“Parli di Famiglia, Sanità e Welfare – commenta De Vincenzi – e Facebook ti accusa di contenuti che incitano odio“. E che si sia trattata di una trappola orchestrata ad arte lo ipotizza lo stesso De Vincenzi: “Qualche ‘buontempone’ si è divertito a segnalare la mia pagina istituzionale di Facebook, denunciandone i contenuti che inciterebbero all’odio, provocandone il momentaneo blocco e l’impossibilità di comunicare con tutti quei cittadini interessati a seguire la mia attività. Una accusa che respingo nettamente al mittente, o ai mandanti, e che trovo profondamente infamante nei miei confronti. Nulla di più assurdo e incredibilmente falso, tanto che abbiamo prontamente fatto ricorso affinché possa essere riattivata il prima possibile“.
De Vincenzi rivendica la correttezza del suo operato, anche nel linguaggio utilizzato: “In Assemblea legislativa e in tutte le attività pubbliche e istituzionali, ho sempre difeso l’articolo 3 della Costituzione e ogni libertà e responsabilità di pensiero e azione. L’ho fatto col massimo garbo comunicativo e istituzionale, anche se talvolta con energia. Non è nel mio stile, infatti, manifestare il mio pensiero con invettive becere anche nel confronto su questioni complesse che meritano un linguaggio accurato“.
“Un atto vigliacco…”
Da qui la sua rabbia per un provvedimento che giudica ingiusto: “Questo atto vigliacco è l’ennesima dimostrazione dell’avvio di una campagna di odio e prevaricazione ideologica che nulla hanno a che vedere con la dialettica politica, col confronto sui programmi di governo, sui temi da affrontare e sulle piaghe da sanare nella nostra regione. Un clima di scontro fomentato da un sistema che ha esercitato il proprio potere in modo opprimente e penalizzante il merito e che sta portando, anche dopo i fatti di ‘concorsopoli’, allo scontro ideologico estremista che riteniamo drammatico e di difficile contenimento. Una china pericolosissima fatta di scontri e prevaricazioni che non porteranno beneficio alcuno alla comunità umbra“.
Appello a Facebook
“Questo atto – assicura De Vincenzi – non intimorisce me, né migliaia di cittadini che stanno invocando un cambiamento radicale nella nostra regione. Se poi Facebook non vuol sentir parlare di temi come la famiglia e la promozione della natalità e della vita, di welfare sostenibile e di una buona sanità pubblica, ne prendiamo atto ma a noi cambia poco. Continueremo a lavorare su questi fronti a testa alta e con rinnovata forza e convinzione“.
Spagnoli riammessa
Ed a proposito di esponenti politici “bannati”, nel giorno in cui De Vincenzi e Pagliochini venivano esclusi, Facebook riammetteva nella sua piazza virtuale Carla Spagnoli, dopo 30 giorni di silenzio imposto per un commento del 2017. “Qualcuno – le sue parole – mi ha voluto fermare… quanta paura di una donna libera!“.
La guerra dei like
Ma la “guerra social” in questa campagna elettorale non finisce qui. Perché in una stima che si misura con i like, a qualche osservatore non è passato inosservato l’improvviso lievitare del numero di “mi piace” raccolti da qualche esponente politico di primo piano. Con il sospetto, ancora una volta, che tanta popolarità sia stata comprata, più che conquistata.