Pillola abortiva, annullare “la delibera della vergogna”. E’ quanto chiedono alla Giunta regionale i capigruppo Tommaso Bori (Pd), Thomas De Luca (M5S) e Vincenzo Bianconi (Gruppo Misto) e i consiglieri Michele Bettarelli, Simona Meloni, Fabio Paparelli e Donatella Porzi (Pd) alla luce della nuove Linee guida ministeriali in materia di interruzione di gravidanza farmacologica.
Proprio il “caso” Umbria, con la delibera di giugno che sulla scia dell’emergenza Covid metteva indietro l’orologio, imponendo il ricovero ospedaliero per le donne intenzionate ad effettuare l’interruzione di gravidanza tramite la pilla RU 486, aveva spinto il ministro Speranza a chiedere un nuovo parere tecnico-scientifico.
Parere che ha confermato invece che la pillola abortiva può essere somministrata anche in regime di day hospital.
L’opposizione: via la delibera della vergogna
“L’azione liberticida portata avanti negli scorsi mesi dalla presidente
della Regione, Tesei – evidenziano gli esponenti dell’opposizione
consiliare – è stata totalmente sconfessata da subito dalla comunità
medico-scientifica, ed ora sia dal ministero della Salute che dal Consiglio
superiore di Sanità. È pertanto urgente che venga ripristinato da subito il
diritto delle donne umbre a poter ricorrere alla pillola RU486 anche in
regime di Day Ospital senza obbligo di ricovero di tre giorni come stabilito
dalla Giunta leghista in Umbria. Ogni giorno perso senza applicare le linee
guida e senza aver annullato la ‘Delibera della Vergogna’ nega ancora, e
di fatto, alle donne umbre di poter scegliere l’interruzione volontaria di
gravidanza con metodo farmacologico consentito fino a 9 settimane compiute di età gestazionale, presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché presso i consultori, oppure day hospital”.
RU 486: “La Regione non ha più alibi”
La governatrice Tesei, dopo il clamore mediatico, aveva assicurato di essere disposta a rivedere le scelte della Regione Umbria alla luce delle indicazioni ministeriali.
“Il movimento di migliaia di donne e di uomini – aggiungono i consiglieri
regionali Pd, M5S e Misto – che si è attivato spontaneamente sia a livello
locale e che nazionale, contro quella scelta oscurantista e strumentale
assunta della presidente Tesei e promossa dal senatore della Lega Pillon, ha
dimostrato di avere ragione sia nel merito che nel metodo delle
rivendicazioni portate avanti. Ora però la Regione Umbria non ha più alibi:
faccia quello che gli impone la legge: annulli la delibera 467 e adegui le
linee guida regionali a quelle emanate dal Ministero lo scorso 12 agosto.
Alla luce di quanto accaduto – concludono – torneremo a chiedere con forza
anche la piena attuazione della legge 194, specie nella parte che prevede la
promozione dell’educazione sessuale nelle scuole, una rete potenziata dei
Consultori sul territorio e il diritto alla contraccezione gratuita, per far
tornare – concludono – l’Umbria una regione all’avanguardia nel panorama
dei diritti civili e a sostegno della libertà di scelta e di
autodeterminazione delle donne”.