Come nelle cruente battaglie ai tempi di Braccio, il giorno dopo lo “sgarbo” in Regione nei confronti di Perugia1416, che aveva chiesto uno sconto di due anni per entrare nel club delle manifestazioni storiche umbre, le due fazioni politiche che si sono sfidate in battaglia contano trofei e morti lasciati sul campo di corso Vannucci, in quel tratto che divide Palazzo Cesaroni da Palazzo dei Priori.
Se doveva essere un anticipo della sfida del 26 maggio tra centrodestra e centrosinistra per la conquista della Torre civica, difficile dire chi abbia in realtà vinto. Il Comune di Perugia (perché la domanda è stata avanzata dall’associazione Perugia 1416, nella figura però dell’assessore comunale Teresa Severini) ha visto respinta la propria proposta, che probabilmente rende più arduo, ma tecnicamente non preclude, l’accesso ai fondi statali previsto dal bando a sostegno delle manifestazioni storiche, che scade il prossimo febbraio.
D’altra parte, la maggioranza di centrosinistra in Regione è uscita divisa, con Socialisti e Mdp che hanno votato a favore della proposta e diversi consiglieri dem che hanno lamentato il fatto di aver dovuto seguire le istanze dei perugini Leonelli e Casciari. Qualcuno si è anche sentito in dovere di giustificarsi con l’assessore Severini, che da Palazzo dei Priori continuava a dirigere le operazioni con le quali tentare di far scalare a Perugia1416 posizioni nella classifica delle manifestazioni storiche umbre.
Gli stessi Leonelli e Casciari, temendo che in città la bocciatura a loro attribuita si rivelasse un boomerang, hanno subito precisato che il loro intento era solo quello di verificare i numeri legati all’indotto che la manifestazione ha portato in questi tre anni in cui, anche nel capoluogo, si sfila in costume. E comunque, hanno ribadito che il mancato ingresso anticipato nell’elenco regionale delle manifestazioni storiche non preclude la partecipazione al bando nazionale.
Perugia1416, in Regione la vendetta del Pd
Valutazioni che avrebbe comunque fatto la Commissione nazionale che giudica i requisiti delle manifestazioni storiche che chiedono di entrare nell’albo, ha replicato il braccio armato di Romizi in Regione, il portavoce del centrodestra Marco Squarta. Con il sindaco e l’assessore Severini che puntano l’indice contro il Pd: se in futuro la manifestazione sarà a rischio per carenza di fondi, la colpa sarà vostra. Il Pd perugino replica anche da Palazzo dei Priori, con Bori e Bistocchi che ricordano come su Perugia1416 sia già stato investito mezzo milione di euro di fondi pubblici. E fanno il paragone con Umbria Jazz, che ha mostrato, numeri alla mano, il proprio apporto all’economia della città.
C’è addirittura chi ipotizza che l’obiettivo dell’assessore Severino, scegliendo di andare allo scontro in Aula nonostante la richiesta di un rinvio in Commissione, fosse proprio quella di portare alla luce le divergenze all’interno della maggioranza di centrosinistra. E mettere in difficoltà i due rappresentanti dem perugini. Difficile pensare una Severini nei panni di Machiavelli; lei, si sente molto più comoda in quelli di una dama del 1416.
Una ricomposizione della vicenda in Commissione, del resto, era la soluzione auspicata anche da esponenti della maggioranza. Che hanno chiesto conto di questa mancanza di strategia a Chiacchieroni. E da Terni all’Alto Tevere, passando per la Foligno della Quintana con un’escursione nella Gubbio dei Ceri, mal si comprende, tra gli stessi compagni di partito, l’ostilità con cui da subito il centrosinistra perugino ha bollato come “una mascherata” la manifestazione, segnando il fatto che, se da altri parti le rievocazioni storiche popolari sono indicate, non si addicono alla Perugia capoluogo e città sede universitaria.
E se poi i Rioni, che a dispetto dei finanziamenti pubblici sembrano trovare le risorse necessarie “alla mascherata”, si sostituiscono alle Circoscrizioni dove il Pci perugino organizzava l’aggregazione nei vari punti della città, ecco che qualche domanda sugli effetti del voto in Consiglio regionale qualcuno in via Bonazzi, a mente fredda, se l’è posta.
Il tintinnar di sciabole non poteva tener lontano dalla tenzone Alexio Braccio Bachiorri, che ormai calato nel suo ruolo, annuncia: “La Cultura non dovrebbe avere bandiera… politica! Gli ‘intrighi di palazzo’ non basteranno ad ostacolare i Rioni. Viva Peroscia!”.
Già, viva Peroscia, dove, dal 1416 al 2018 ben poco sembra essere cambiato.