Ogni cittadino di Perugia costa al Comune 734 euro, eppure, nel 2010 per ogni abitante sono stati spesi ben 1057 euro. “Perugia Comune più spendaccione d’Italia” hanno titolato molte testate anche nazionali dopo i dati pubblicati nella nuova banca dati di Open Civitas, perchè il capoluogo dell’Umbria è risultato, in base ai dati elaborati dal ministero dell’Economia, il Comune d’Italia con maggior differenza tra il “fabbisogno standard” di ogni abitante e la spesa effettiva dell’amministrazione. Il calcolo, uscito alla metà di luglio, è stato fatto tenendo conto dei servizi offerti, delle caratteristiche territoriali e degli aspetti sociali, economici e demografici della popolazione residente, in relazione alla spesa storica effettiva realizzata ed è certamente poco attuale ma si sta lavorando per implementare la banca dati con quelli del 2011 e del 2012. La classifica infatti è accessibile da oggi a tutti gli amministratori locali, e dovrebbe portarli a valutare se le risorse sono spese in modo efficiente perché si erogano servizi di qualità oppure se le risorse sono spese male. Magari confrontando i dati con quelli dei comuni limitrofi, con le stesse caratteristiche e classe di popolazione. Disponibile da ottobre anche a tutti i cittadini, servirà a capire come ci si sta muovendo sul fronte della spesa:un Comune che ad esempio ha una spesa molto bassa potrebbe essere un Comune che ha già trovato un buon sistema per amministrare razionalmente, oppure un Comune che offre pochi servizi, e che quindi deve impegnarsi di più, come spiegato dal Corriere della Sera.
Ma ecco la classifica: Nell’elenco dei 10 Comuni al di sopra dei 70 mila abitanti che hanno registrato gli scostamenti negativi più accentuati ci sono, dopo Perugia, Brindisi (-29%), Taranto (-25%), Potenza (-24%), Fiumicino in provincia di Roma (-23%), Salerno (-22%), Lecce (-19%); Venezia (-19%), Viareggio (-19%) e, infine, Casoria, in provincia di Napoli (-165). Dopo Lamezia Terme, troviamo nell’elenco dei dieci comuni più parsimoniosi Giugliano in Campania, provincia di Napoli, con +33%, Vicenza (32%), Arezzo (21%), Imola (20%), Forlì 20%), Reggio Calabria (20%), Pescara (16%), Crotone (16%), e Bergamo con il 15%. Tra i capoluoghi di regione, subito dopo Perugia il record negativo spetta a Potenza, dove a fronte di un fabbisogno di 632 euro se ne spendono 834. Spese eccessive pure a Venezia (-19%), dove a fronte di un fabbisogno di 979 euro, se ne spendono 1209, Firenze (1055 spesi per 955 calcolati come necessari,-10%), Roma (1108 rispetto a 1190, -7%), Bologna (-5%, 940 il fabbisogno, 987 la spesa). Tra i più sobri, troviamo al primo posto Campobasso (+15%, con una spesa pro- capite di 484 euro a fronte di un fabbisogno di 557), Genova (+10%,con una spesa di 821 euro rispetto ai 905 che potrebbe permettersi), Torino (+7% fra fabbisogno standard e spesa storica effettiva, ovvero una spesa di 984 euro a fronte di un fabbisogno di 1050), Bari (+6%, cioè 773 euro spesi per un potenziale di 815), e infine Milano, che è sostanzialmente in pari (+1%, ovvero 1160 euro spesi per un fabbisogno di 1171).