Perugia, omicidio Polizzi / Battaglia su intercettazioni e chiavi di Via Ricci / Il nodo dei filmati mancanti - Tuttoggi.info

Perugia, omicidio Polizzi / Battaglia su intercettazioni e chiavi di Via Ricci / Il nodo dei filmati mancanti

Sara Minciaroni

Perugia, omicidio Polizzi / Battaglia su intercettazioni e chiavi di Via Ricci / Il nodo dei filmati mancanti

Ven, 24/01/2014 - 15:49

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Sara Minciaroni

E’ iniziata poco dopo le dieci del 24 gennaio la seconda udienza della fase preliminare del procedimento a carico di Valerio e Riccardo Menenti per l’omicidio del giovane Alessandro Polizzi. In aula la famiglia di Alessandro e Julia accompagnata dal fratello e dalla madre, immersi in un composto dolore. I due accusati non c’erano, anche questa mattina hanno scelto di rimanere nelle loro celle, rispettivamente nel carcere di Capanne e Vocabolo Sabbione e come spiegato dai loro avvocati, lo faranno per tutta la fase preliminare del processo, “nella speranza – ha spiegato uno dei legali – che Valerio possa ottenere la scarcerazione e presenziare alle udienze dal regime degli arresti domiciliari”.

IL DOLORE DI JULIA E DEI FAMILIARI DI ALESSANDRO

Le intercettazioni in carcere. L’avvocato Manuela Lupo, difensore di Valerio, ha chiesto che si procedesse a perizia nelle forme dell’incidente probatorio, volta alla trascrizione del contenuto delle intercettazioni ambientali effettuate nella cella del carcere di Capanne dove, in un primo momento, padre e figlio Menenti sono stati tenuti insieme. “Per ora sono state depositate con un dvd negli atti, ma mancano di forma riassuntiva, verbale e brogliaccio – spiega il legale – noi le conosciamo solo per alcune frasi riportate dall’accusa e invece potrebbero esserci anche dei contenuti utili alla difesa”.

Il portone, sfondato o aperto con le chiavi? L’avvocato Giuseppe Tiraboschi, che difende Riccardo, ha chiesto la disposizione di un esperimento giudiziale, nelle forme dell’incidente probatorio, volto a verificare se il portone d’ingresso dello stabile di via Ricci può essere aperto mediante l’utilizzo del piede di porco, che Menenti Riccardo ha più volte dichiarato di avere portato con sé quella notte. “L’esperimento è volto a contrastare la tesi del pm – spiega il legale – secondo la quale Riccardo aprì il portone d’ingresso usando le chiavi che avrebbe ricevuto dal figlio Valerio”. Elemento che aiuterebbe molto la posizione di Valerio, accusato di essere il mandante ed in questo suo ruolo di aver lui consegnato al padre le chiavi dell’appartamento della ex fidanzata.

Le riprese dell’ospedale. L’avvocato Francesco Mattiangeli, che difende entrambi gli indagati, ha chiesto al Gip di disporre l’acquisizione delle registrazioni delle telecamere dell’ospedale di Perugia, dove Valerio era ricoverato, e precisamente quelle del 23 marzo, giorno in cui, secondo l’accusa, Valerio sarebbe uscito dal nosocomio per recarsi in un Compro Oro della città dove, una “super testimone”, lo avrebbe sentito pronunciare le parole considerate “chiave”: “la pagheranno, ormai si anche lei… Tu non preoccuparti tanto io sarò in ospedale”.

Richieste rigettate. Il pubblico ministero Antonella Duchini ha chiesto il rigetto delle tre istruttorie, poi accordato dal giudice Lidia Brutti, che ha ritenuto come questi elementi potessero essere valutati in fase di dibattimento. Per quanto riguarda, invece, le immagini delle telecamere, è emerso come i filmati del 23 marzo di fatto non esistano più in quanto già cancellate dal sistema e sovrascritte prima che gli inquirenti ne chiedessero il sequestro il giorno successivo l’omicidio e che le registrazioni assunte partono dal 24 marzo.

Intorno alle 14.15 dopo la camera di consiglio il giudice è rientrato in aula per la lettura del dispositivo rinviando la discussione alla prossima udienza che si terrà il 3 febbraio.

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