Oltre 300 studenti di varie scuole (istituto tecnico tecnologico, liceo linguistico e scienze umane di Bassano Romano; istituto di istruzione superiore Luigi Savoia di Rieti; Isis Ciuffelli Einaudi di Todi; liceo scientifico Raffaele Casimiri di Gualdo Tadino) sono stati in visita, questa mattina, alla casa madre della Comunità Incontro Molino Silla di Amelia. Tema dell’incontro la prevenzione, le nuove e vecchie dipendenze: alcol, sostanze, cyberbullismo, ludopatie.
La droga è morte e quando entra in una famiglia è la fine perchè distrugge tutto quello che trova davanti: l’amore e la vita. Proprio per questi motivi la Comunità Incontro è in prima linea per la prevenzione con il progetto INdipendente che ingloba in sé tre attività: INascolto, INclasse e INstrada. INascolto. In particolare INclasse che è dedicato a tutte le scuole secondarie.
Ad aprire i lavori, all’auditorium della struttura, Marco Araclea del direttivo della Comunità che ha spiegato agli studenti presenti l’importanza della vita comunitaria. Un ragazzo che decide di intraprendere il percorso in comunità deve essere aiutato a riscoprire la propria dignità e a guardare con ottimismo al futuro. Questo è il lavoro che giornalmente svolgono psicoterapeuti, psicologi, psichiatri, assistenti sociali e operatori. I tanti giovani che sono usciti dalla comunità e che oggi vivono lavorando, producendo essendosi creati una famiglia sono la dimostrazione che questo è l’unico percorso per i ragazzi finiti nella trappola delle dipendenze. La comunità è un luogo dove viene permesso ad uomini e donne di ritrovare se stessi.
Gli studenti hanno ascoltato con molto interesse anche le testimonianze dei ragazzi e delle ragazze in percorso che attraverso una vita in comunità, diversa da quella della strada, si stanno riappropriando della propria vita e stanno rinascendo. Storie vere e a tratti molto crude come ad esempio quella di Luca e Giovanna. “Sono venuto qui in comunità – spiega Luca – perchè dovevo scontare una pena detentiva. Dopo quattro mesi potevo uscire, ma vedendo che la mia vita stava cambiando in meglio ed io ero una persona diversa ho deciso di restare. Ora sono due anni e posso dire che sono rinato dopo aver toccato il fondo”. Ancora più dura la vita che ha dovuto affrontare Giovanna finita a prostituirsi per comparsi la droga e a dormire in strada o in stazione perchè i genitori l’avevano buttata fuori di casa.
I ragazzi in percorso agli studenti hanno lanciato un chiaro messaggio: “Non pensate che uno spinello non possa creare dipendenza perchè non è vero. Tutti noi abbiamo iniziato da lì, poi siamo finito con l’assumere sostanze sempre più pesanti come cocaina ed eroina. Fate attenzione a chi vi offre pasticche o sostanze perchè non sono amici, ma vogliono solo rubarvi i sogni e la vita. Le droghe sintetiche creano danni irreparabili”.
Lo stesso concetto durante la mattinata di lavori è stato ribadito anche dalle responsabili dell’equipe multidisciplinare Tania Fontanella e dell’equipe assistenti sociali Cristina Lorefice; dall’operatrice Runa Ognibene, dalla psichiatra Flaminia Alimonti che hanno illustrato le varie fasi di recupero che devono affrontare i ragazzi finiti nella trappola delle dipendenze.
“In questa fase storica – sottolinea la psicoterapeuta Tania Fontanella – il comitato direttivo della Comunità Incontro punta su una equipe multidisciplinare e di informazione continua che sappia leggere il fenomeno delle nuove dipendenze, non solo legate a sostanze, ma anche a comportamenti legati ad internet come cyberbullismo, bullismo e ritiro sociale. Equipe multidisciplinare che non è divisa a compartimenti stagni, ma si manifesta attraverso una armonica integrazione delle parti. La Comunità Incontro è pronta ad ospitare soggetti che hanno a che fare con ogni forma di dipendenze lavorando su tre moduli: pedagogico, terapeutico e comorbilità psichiatrica”.
L’obiettivo della Comunità Incontro è sempre quello che ha portato avanti il fondatore don Pierino Gelmini: sensibilizzare i giovani e non solo contro il consumo di droghe, farne conoscere le drammatiche conseguenze e salvare la vita a chi è finito nella rete della droga, dell’alcol, delle ludopatie.
“Vogliamo che i giovani – spiega Giampaolo Nicolasi, responsabile della Comunità Incontro – non perdano mai la speranza di sognare e soprattutto di lottare contro le tentazioni come ad esempio la droga che è solo cultura di morte. Don Pierino non perdeva molto tempo a dire no alla droga, ma dedicava il suo tempo alla vita, a dare degli obiettivi e coltivare i sogni che i ragazzi avevano. Oggi sono sicuro che il Don si sentirebbe di dire ai suoi ragazzi portate avanti questo messaggio di vita e di speranza che lui stesso ha coltivato per tutta la vita”.
I 300 studenti hanno visitato i laboratori, le officine, la biblioteca, le aule scolastiche, la cappella dove è sepolto don Pierino, e pranzato al refettorio con i ragazzi in percorso.