Quasi 900 umbri attendono di conoscere dove il Governo intenderà porre la tagliola per le cosiddette pensioni d’oro. Quella che nel Contratto tra Lega e M5s era indicata per gli importi compresi tra 4mila e 5mila euro, escludendo però chi supera tali soglie con il calcolo contributivo (e cioè ha versato i contributi per meritarsi un tale assegno). E che ora, nella mediazione tra l forze di Governo, dovrebbe attestarsi a metà, sui 4.500 euro netti al mese, cioè con un imponibile annuo di circa 90mila euro.
Per i fortunati che ricevono così tanto dall’Inps senza aver versato contributi a sufficienza, grazie alle vecchie norme, è prevista una sforbiciata media dell’8%. Che secondo la simulazione effettuata dal Sole 24 ore nella provincia di Perugia potrebbe essere applicata in linea teorica sullo 0,27% del totale delle pensioni e nel Ternano sullo 0,33%. Alti funzionari e dirigenti, per lo più. E qualche politico. E poi chi, ma sono davvero pochi, per una serie di circostanze fortuite si trova a sommare più prestazioni pensionistiche.
Sempre secondo le stime del Sole 24 ore, in linea teorica, applicando il taglio dell’8% in provincia di Perugia l’Inps risparmierebbe 3 milioni e 386mila euro l’anno; nel Ternano la cifra scende a poco più di un milione e mezzo di euro.
Sotto la lente d’ingrandimento ci sono appunto circa 900 prestazioni pensionistiche godute dagli umbri, su un totale di 318.020 pensioni erogate (a vario titolo) nella regione. Di queste, 3.741 hanno un valore superiore ai 3mila euro.
A sforare quota 5mila sono appunto circa 900 umbri. Ma non tutti subiranno la decurtazione. Vanno infatti esclusi dal computo coloro che hanno maturato tale importo versando adeguati contributi negli anni in cui lavoravano. Ecco dunque che la platea degli umbri che rischiano effettivamente una decurtazione della pensione si riduce a un numero che, in base alle stima, si attesta tra le 250 e le 300 persone. Molte delle quali, c’è da scommettere, al primo assegno decurtato faranno preparare dal proprio legale un ricorso per impugnare la legge.
Quota 100, la Regione si spopola
La quota 100 indicata per poter andare in pensione rischia invece di spopolare l’anno prossimo molti enti in Umbria. In particolare in Regione sono numerosi coloro che vantano almeno 63 anni di età e 37 anni di contributi, così da superare appunto la fatidica quota 100 ed accedere alla pensione anticipata dal 2019. E negli uffici, dunque, si tirano fuori le calcolatrici. Con il verdetto che spesso dice: pensione anticipata.
Certo, al di là delle aspettative personali, si attende di vedere il testo definitivo della riforma, che presumibilmente conterrà anche delle penalizzazioni economiche per chi decidere di salutare e superbonus per chi opterà invece per proseguire il lavoro.
I più giovani osservano e sperano. Il loro ingresso negli uffici “liberati”, oltre che alle scelte dei dipendenti comunali, è legato anche ai conti pubblici del Paese e alla possibilità di rimpiazzare i posti vacanti.