Il capogruppo del Pd di Terni, Andrea Cavicchioli, ha rassegnato oggi le sue dimissioni con una lettera inviata a sindaco e giunta. La ‘mossa’ di Cavicchioli assume un preciso significato politico se inserita in un contesto in cui il Pd è chiamato ad affrontare la fase più critica, dopo ‘l’operazione Spada’, del secondo mandato consecutivo a Di Girolamo; arriva il giorno successivo al rinvio della pronuncia delle Sezioni Riunite sul ricorso del Comune contro la Corte dei Conti, il giorno prima del consiglio straordinario sullo stesso tema, e pochi giorni prima dell’avvio delle sedute programmate dal consiglio comunale sul bilancio. Se non è tempismo questo!
È chiaro che al di là “dell’impossibilità, per quanto mi riguarda, di assicurare la doverosa azione nel Consiglio comunale di Terni a causa di ulteriori e sopravvenuti impegni professionali” – come scritto dallo stesso Cavicchioli, le sue dimissioni hanno un valore politico di non poco conto che di fatto sconfessa l’operato della Giunta. Nella seconda parte della lettera che Cavicchioli scrive all’ente aggiunge: “e per l’apertura di una fase dei lavori del Consiglio medesimo che presenta nuove caratteristiche. Per tali ragioni con la presente rassegno le dimissioni da Consigliere comunale di Terni”.
È chiaro che Cavicchioli non si riconosce in quanto l’esecutivo andrà a proporre da qui a fine mandato, se a fine mandato si arriverà, visto che tutto sembra legato alla pronuncia della Sezioni Riunite. Dopo l’udienza lampo di ieri (la difesa del comune infatti non era presente per giustificato motivo si salute), infatti, si è aperto uno scenario ‘nuovo’, si fa per dire, per il futuro amministrativo della città. La prossima udienza a Roma è stata fissata il 24 gennaio 2018, come si era ipotizzato, tempo che servirà alla Giunta per presentare un nuovo piano di riequilibrio nel quale, molto probabilmente, verrà inserita anche la richiesta del fondo di rotazione, il ‘famoso jolly’ che potrebbe portare all’esito positivo del ricorso.