Si complica “l’affaire” Partito democratico dell’Umbria. Perché dal Nazionale, dopo il lancio Adnkronos di venerdì che parlava di avvio delle procedure per formalizzare il commissariamento dell’Assemblea umbra del partito, pare sia arrivata invece la conferma (accreditata da autorevoli fonti romane del partito) del fatto che, a norma di Statuto, l’organismo scaturito dalle primarie umbre di dicembre è ancora nel pieno delle funzioni. Con la sua maggioranza scaturita dall’accordo Marini-Bocci, con quest’ultimo segretario sino alle dimissioni di aprile dopo l’inchiesta Sanitopoli.
Pd, i “104”: basta commissariamento
E questo mentre il commissario Walter Verini si appresta ad incontrare lunedì “il gruppo dirigente del Partito democratico“, inteso come l’insieme dei segretari cittadini, dei sindaci e dei parlamentari dem, oltre coloro invitati in quella sorta di Segreteria definita “il gruppo di lavoro“. Una prima discussione per arrivare ad individuare programma e candidature alla quale (forse, anche se il nome compare nella nota sulla convocazione) ci sarà anche il vice segretario Orlando.
Verini convoca per lunedì “il gruppo dirigente del Pd regionale”
Una mossa che pare abbia spiazzato anche alcuni dirigenti romani, che non si aspettavano né la determinazione del commissario a proseguire sulla strada tracciata senza concessioni a soste o deviazioni (Verini avrebbe minacciato di lasciare l’incarico qualora gli fosse stato creato intorno un cordone sanitario), né quella del cosiddetto gruppo “dei 104”, tra i quali c’è pure qualcuno spaventato dal tirare una corda che rischia di spezzarsi, ma i più sono pronti ad andare fino in fondo, anche a suon di carte bollate se necessario. Per riattivare un’Assemblea che non è stata commissariata e che dunque resta il “Parlamentino” del Pd umbro. Perché, ripetono, ad oggi nessun provvedimento di commissariamento è stato comunicato, visto che l’eventuale scioglimento dell’Assemblea deve essere proposto dal segretario nazionale e ratificato dalla direzione nazionale del Pd.
Le mediazioni finora sono fallite e lo scontro è stato fatto arrivare proprio in quel mese di luglio in cui (questo l’unico punto su cui tutte le parti concordano) il Pd deve tirare fuori lista e strategia per le regionali.
Del resto, portato lo scontro a questo livello, o cede Verini (convocando l’Assemblea di cui è presidente) o cede la maggioranza dell’Assemblea stessa, rassegnandosi al fatto che quell’organismo non viene riconosciuto da Roma. Ma il commissario non vuol sentire ragioni, convinto che riportare in Assemblea la discussione sulle candidature delle regionali finirebbe con una nuova conta tra quelle correnti che per lui sono “il male” del Pd. La maggioranza dei “104” (e quindi dell’Assemblea) non si rassegna però a stare alla finestra ad attendere le scelte del Re Sole, pronta anche ad intraprendere azioni legali per contrastare l’egemonia di quello che considera un uomo solo al comando.
Pd, i “104”: non siamo maggioranza in Assemblea col voto di scambio
Il partito che dopo il colpo del caso Sanitopoli doveva cercare di serrare le fila per tentare di sbarrare la strada all’avanzata inesorabile delle truppe del centrodestra, pronte ad entrare per la prima volta nella storia della Regione Umbria a Palazzo Donini, si ritroverà dunque, a meno di taumaturgici accordi dell’ultima ora, ad un nuovo scontro, con una parte vincitrice ed una parte sconfitta. Con quest’ultima magari pronta (è già successo in passato) alla vendetta fratricida in autunno.
Il Manifesto per la nuova stagione
E questo mentre continuano a tenersi incontri per posizionamenti dentro e intorno al partito in vista del voto d’autunno. Martedì sera nella zona del Trasimeno Tommaso Bori ha incontrato alcuni sindaci e consiglieri firmatari del “Manifesto per la nuova stagione”, redatto non per costruire – viene spiegato – “un nuovo steccato“, ma per “abbattere quelli eretti da altri“, liberando tutti “da confini e casacche tanto dannose quanto anacronistiche“.
Perché di fronte a due appuntamenti come le elezioni regionali anticipate e il Congresso straordinario, l’alternativa è tra “garantire poche rendite di posizione ad alcuni e scrivere l’ultimo capitolo di una saga poco fortunata che ci ha portato fin qui” oppure “chiudere con un capitolo della storia regionale” e “voltare pagina“. “Non si chiede un passo indietro“, viene specificato nel Manifesto, ma “un passo di lato“, che permetta alla società umbra di vedere il nuovo corso “senza l’ingombro di figure e nomi che rappresentano il passato“.
Per far questo, è la conclusione del Manifesto, serve liberare “energie nuove“, rendendo protagonisti “i volti nuovi e non inventati“.