Parcheggio Posterna, dopo aver concesso la sospensiva il Consiglio di Stato si esprime nel merito bocciando il ricorso del comune di Spoleto sulla sentenza del Tar che aveva definito illegittima l’opera. E’ tutto nero su bianco nel dispositivo emesso dal collegio presieduto dal giudice Goffredo Zaccardi e depositato ieri in segreteria. La vicenda, ormai nota alle cronache, risale ai primissimi anni 2000 quando il comune di Spoleto e la FIndem, società proprietaria del terreno su cui sorge il parcheggio da oltre 400 posti auto, siglarono un accordo bonario che prevedeva la cessione a titolo gratuito dell’area in cambio della concessione di importanti volumetrie per la realizzazione di due palazzi.
La sospensiva – Un accordo che qualche anno fa la Findem portò però all’attenzione del Tar dell’Umbria perché, sostenevano gli avvocati, non fu mai perfezionato a dovere, e avrebbe quindi perso i suoi effetti in seguito alle vicende giudiziarie incentrate proprio sui due palazzi, passati alla storia col nome di ‘mostro delle mura’. Dopo un primo punto a favore dell’impresa – il comune avrebbe dovuto smantellare il parcheggio o, in alternativa, pagare un indennizzo per 14 anni di occupazione illecita – l’ente portò la questione all’attenzione del Consiglio di Stato ottenendo, nell’estate 2014, la sospensiva sulla sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale.
Ricorso bocciato – Una sospensiva che però non ha ottenuto gli effetti desiderati dall’amministrazione comunale, difesa dall’avvocato Antonio Bartolini, visto che pronunciandosi nel merito il Consiglio di Stato ha di fatto confermato le disposizioni del Tar a favore della Findem. La società, si evince leggendo il dispositivo, non era tenuta alla cessione gratuita dell’area e l’accordo non poteva essere produttivo di effetti giuridici perché basato su una semplice scrittura privata. Non accettabile neanche l’ipotesi secondo cui la natura dell’accordo del 2000 sarebbe quella di vera e propria convenzione urbanistica visto che, scrivono i giudici, “anche le convenzioni urbanistiche, per essere operative, necessitano di una forma giuridica contrattuale, che rechi l’inequivoca volontà di trasferire il bene e non possono poggiarsi su un semplice scrittura privata”.
Comune pronto a pagare – Dal comune non ci sono reazioni di sorpresa per questa sentenza. D’altronde le pratiche per l’esproprio del terreno erano già state avviate e comunicate alla Findem in una lettera nel dicembre scorso. Anche la cifra necessaria definita dall’Agenzia delle Entrate, 138mila euro, è stata accantonata in bilancio. La sentenza non fa altro che dare il là alla pratica di esproprio, che per altro dovrà essere discussa ed approvata in sede di consiglio comunale.
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