Diffamazione tramite social contro gli agenti, il comandante Emanuele Mattei ha presentato querela per difendere l'onore del Corpo "Non è la prima volta che succede"
La Polizia Locale di Città di Castello, lo scorso aprile, ha deferito all’autorità giudiziaria per il reato diffamazione aggravata a mezzo stampa due tifernati.
Tramite i propri profili entrambi avevano postato gratuitamente su un articolo di un social network e su Facebook commenti denigranti e lesivi della professionalità del Corpo, con toni anche minacciosi, ritenuti non adatti alle finalità del pezzo giornalistico, dipingendo gli agenti come “parassiti” e “scalda sedie”.
L’articolo preso di mira evidenziava l’attività di prevenzione da parte della Polizia Locale di Città di Castello in materia di sicurezza stradale. Le indagini condotte dal comandante Emanuele Mattei, hanno portato all’individuazione dei responsabili, che dovranno rispondere all’autorità giudiziaria delle offese pubblicate. In seguito all’accaduto il dirigente ha presentato querela “per difendere l’onore del Corpo, colpito non di rado da offese non sempre giustificabili e ancora più vili quando si consumano sui social network usando profili falsi”.
Il reato di diffamazione tramite social è quello previsto dall’articolo 595, comma 3 del Codice penale e, a seconda della gravità, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni o con una multa minima di 516 euro.