Ospedale, mozione Spoleto non passa in Regione. Ira della Tesei che invita il sindaco a farsi vivo | Video - Tuttoggi.info

Ospedale, mozione Spoleto non passa in Regione. Ira della Tesei che invita il sindaco a farsi vivo | Video

Carlo Ceraso

Ospedale, mozione Spoleto non passa in Regione. Ira della Tesei che invita il sindaco a farsi vivo | Video

Mer, 17/01/2024 - 06:13

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In consiglio regionale la discussione sull'ospedale di Spoleto, fuori il presidio di protesta

Non è passata in Consiglio regionale, come era prevedibile, la mozione presentata dal Consiglio comunale di Spoleto per la riattivazione di tutti i servizi del San Matteo degli Infermi, l’ospedale che dal marzo 2022, fine dell’emergenza della pandemia, attende di ritrovare una normalità nell’assicurare i principali servizi.

Dopo il ribaltone della Giunta Sisti-Lisci, che “approvata” l’idea del Terzo Polo con il nosocomio di Foligno ha improvvisamente virato sul pretendere un ospedale autonomo a tutti gli effetti e per tutti i reparti, le cose si sono fatte più complicate con più di una istituzione che si è attorcigliata su se stessa senza trovare una adeguata exit strategy (per il bene della comunità).

Una pretesa che, lasciando stare i limiti imposti da varie normative nazionali e direttive dell’Oms, cozza anche con la poca diplomazia con cui il primo cittadino si è saputo finora rapportare con le istituzioni sovracomunali. Inanellando una serie di scivoloni, l’ultimo dei quali è combaciato con la mancata attribuzione di un posto nell’Assemblea dei Sindaci della Asl2.

Neanche di fronte alla nuova mozione, votata a maggioranza dal centrosinistra festivaliero, la seconda in pochi mesi discussa dall’Assemblea legislativa regionale, la governance cittadina ha approcciato la strada di Palazzo Donini, sede della governatrice, preferendo il più tortuoso e arduo percorso del Consiglio regionale. Dio solo sa perché ci sarebbe così tanto timore (?) a rapportarsi con la presidente.

Fuori dal Palazzo una cinquantina di spoletini, in rappresentanza di alcune associazioni spoletine e qualche sigla sindacale, manifestavano con le bandiere rosse in segno di protesta per quella che hanno definito la fine della sanità pubblica.

Gli Interventi

Ad illustrare la mozione, fatta propria dai consiglieri Michele Bettarelli, Tommaso Bori, Simona Meloni, Fabio Paparelli (Pd), Thomas De Luca (M5s), Vincenzo Bianconi e Donatella Porzi (Misto), è stato Bettarelli che ha denunciato come “buona parte dei reparti e dei servizi del ‘San Matteo degli Infermi’ di Spoleto non sono stati riattivati, o lo sono stati in forma ridotta, penalizzando l’azione di cura e assistenza della sanità pubblica del territorio, compreso il reparto di Emergenza/Urgenza, che copre un’ampia zona disagiata. La Giunta ha adottato una serie di atti che attuano e configurano di fatto un ridimensionamento del presidio di Spoleto, prevedendo per lo stesso residue attività programmate a bassa intensità terapeutica con attitudine prevalentemente geriatrica e ambulatoriale. Il ‘Piano di Efficientamento e Riqualificazione del Sistema Sanitario 2022-2024’, approvato dalla Giunta, fa gravare quasi esclusivamente le ipotizzate misure di risparmio per il riequilibrio finanziario dell’intero servizio sanitario regionale nel nosocomio di Spoleto. Ed anche le prestazioni di Emergenza-Urgenza vengono concentrate su Foligno, privando in tal modo l’ospedale di Spoleto della qualifica effettiva e sostanziale di Dea di I livello.

Infine la Giunta ha preadottato un provvedimento che riduce di ulteriori 24 posti letto la dotazione dell’Ospedale di Spoleto, con soppressione dell’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica e della Neurologia, nonché il ridimensionamento dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia da 18 a 7 posti letto, e la contestuale chiusura del Punto Nascita. Chiediamo quindi alla Giunta regionale di avviare il ripristino di tutti i reparti e servizi ospedalieri attivi nell’ospedale ‘San Matteo degli Infermi’ al momento della temporanea trasformazione dello stesso in ospedale Covid, garantendo ogni attivazione necessaria per un nosocomio DEA di I Livello; di proseguire con l’integrazione dei plessi ospedalieri di Foligno-Spoleto-Valnerina, garantendo ad ogni struttura pari dignità e valorizzando il ‘San Matteo degli Infermi’ quale unico ospedale DEA di I Livello all’interno dell’area cratere del sisma 2016; di riconsiderare totalmente l’ipotesi del ‘Codice unico ospedaliero’ per i nosocomi di Foligno-Spoleto-Valnerina”.

Critica Simona Meloni (Pd): “Avete fatto molte promesse che non state mantenendo. In questa regione il diritto alla salute non è più garantito. 75mila anziani in Umbria non si possono curare perché non se lo possono permettere, perché abitano in luoghi disagiati o perché è necessario fare turismo sanitario per spostarsi verso i presidi ospedalieri. Parte della popolazione resta scoperta e privata del diritto alle cure”. Tommaso Bori (Pd) ricorda il recente sopralluogo a Spoleto e in Valnerina: “per privatizzare non servono delibere, è sufficiente non far funzionare il servizio pubblico. Questa mozione riporta le richieste approvate dal Consiglio comunale di Spoleto. Quell’ospedale è stato depotenziato, ci sono professionisti sotto utilizzati, c’è un Pronto soccorso privato dei mezzi per funzionare al meglio. La promessa di ripristinare i servizi, dopo il periodo della pandemia, non è stata rispettata. Non possiamo permetterci di lasciare ai margini i territori e i cittadini dell’Umbria”.

Donatella Porzi (Misto): “I dati certificano che sulla sanità la Giunta non sta operando bene. Abbiamo sempre riconosciuto le difficoltà legate al covid. Ora però dobbiamo superare delle situazioni non accettabili. La mobilità e il ricorso al privato stanno diventando allarmanti. Che fine ha fatto la convenzione con l’Università che doveva risolvere tutti i problemi? Cosa è stato fatto per fermare l’esodo dei professionisti dall’Umbria?”. Vincenzo Bianconi (Misto): “Spoleto è sempre stata il ‘porto sicuro’ dello spoletino e della Valnerina. Un porto sicuro che ora è diventato Foligno ma che rischia di allontanarsi ancora verso Terni o Perugia. Anche il turismo risente delle mancate risposte sanitarie, soprattutto con i viaggiatori americani, che sono molto sensibili su questo argomento. Le grandi aziende scelgono di investire in territori che siano coperti da servizi adeguati. Fu promesso che dopo il covid l’ospedale di Spoleto sarebbe tornato ad avere tutti i servizi di cui disponeva ma questo non è avvenuto”.

Assessore Coletto “No codice unico, integrazione di 5 presidi”

Per la Giunta regionale il primo a parlare è l’assessore Luca Coletto che dopo una panoramica sulla situazione nazionale scende nel dettaglio: “Non c’è nessuna volontà di depotenziare i servizi sanitari. In Italia mancano gli infermieri e si registra una mancanza cronica di medici, nonostante l’aumento delle borse di studio. Per preparare dei medici ci vogliono però 5-6 anni. Nel 2025 ci sarà il massimo dei pensionamenti dei dirigenti medici e quindi saremo ulteriormente in difficoltà. Sarà quindi necessario efficientare tutti i servizi, non chiuderli. Per il Punto nascita avevamo chiesto la deroga ma ci è stato negata. Il reparto di ginecologia non è stato chiuso ma solo spostato di piano. Il Terzo polo segna solo l’integrazione funzionale di due presidi, non c’è un codice unico, e di 5 strutture ospedaliere: Foligno e Spoleto Dea di Primo livello, Norcia, ospedale di base per acuti, Trevi e Cascia ospedali riabilitativi. Più del 90% delle operazioni chirurgiche sono programmate. L’ambito più appropriato per la chirurgia di emergenza è sicuramente Foligno. Le strutture complesse erano già uniche e inserite nella dgr 212/2016 ed erano state accorpate. Vengono accorpate a Foligno, in una unica struttura complessa, cardiologia, ostetricia, ginecologia, anestesia e rianimazione. Restano a Spoleto le strutture semplici, con un responsabile, un ‘vice primario’ che risponde di queste strutture. Non si tratta quindi di un depotenziamento. A Spoleto vengono accorpate in una unica struttura complessa ortopedia, traumatologia e radiologia con attivazione di strutture semplici a Foligno in coerenza con la mission di struttura per le attività programmate. Vengono mantenute e potenziate tutte le attività ambulatoriali di entrambi gli ospedali. L’integrazione funzionale permette sedi fisiche con i requisiti e il personale per garantire le attività preposte, strutturando idonei percorsi di presa in carico, indirizzando il paziente al setting assistenziale adeguato. L’ospedale di Spoleto mantiene la qualifica di Dea di Primo livello, integrato funzionalmente con Foligno. Rispetto all’unità di terapia intensiva cardiologica, Spoleto non raggiunge il volume minimo di attività per la cura dell’infarto miocardico e la programmazione indirizza a Foligno la gestione delle emergenze cardiologiche”.

Su questo ci si permetta di non essere d’accordo: perché se un parto può essere programmato, l’infarto non lo è e raggiungere Foligno (o Terni) da Spoleto o, peggio, dalla Valnerina significa mettere ancor più a repentaglio il paziente. Ne sanno qualcosa i parenti di chi non ce l’ha fatta. Nonostante gli equipaggi del 118 siano a dir poco eroici nel mettere a repentaglio le loro stesse vite: un infartuato spoletino raccontava pochi giorni fa a queste colonne come l’autista dell’ambulanza, che già affondava il piede sull’acceleratore, venisse sollecitato dal medico ad aumentare la velocità perché avrebbero rischiato di non fare in tempo. 20, 30, 40 minuti fanno la differenza, e come.

Prosegue Coletto “La riabilitazione cardiologica e le attività di cardiologia programmate restano a Spoleto, che manterrà il relativo reparto. Il numero minimo di parti annui è di 500, obiettivo che invece a Spoleto non è stato raggiunto, nonostante gli interventi regionali per il sostegno alla natalità. L’obiettivo primario per le situazioni tempo dipendenti è di garantire l’assistenza sanitaria in sicurezza per i pazienti. Tutto ciò per rispettare gli standard e gli obiettivi nazionali, garantendo risposte assistenziali congrue, un approccio di cura omogeneo, una presa in carico adeguata. A breve entrerà in vigore un regolamento ospedaliero sulle sale operatorie affinché vengano rispettate tempistiche ottimali in ogni presidio”.

Gli altri interventi

Per Thomas De Luca (M5S): “L’ospedale di Spoleto è già stato praticamente chiuso. Quello che ci viene raccontato è distante da quanto vivono le persone ogni giorno. Ho purtroppo avuto modo di vedere come non funzionano il Pronto soccorso di Terni e quello di Spoleto, dove mancano i mezzi e il personale. Non può esistere un Dea di Primo livello se non viene garantita l’emergenza-urgenza. State continuando a fare scelte per dare un assetto geriatrico all’ospedale di Spoleto. L’ambulatorio di pneumologia è stato chiuso a novembre senza alcuna comunicazione. In terapia intensiva ci sono solo 3 letti. L’aumento dei posti letto c’è stato solo per la sanità privata. L’efficientamento della sanità pare essere a senso unico e i medici ricevono costantemente offerte per passare alla sanità privata. Proprio questa mattina ho avuto conferma che esistono medici a chiamata anche a Spoleto, al contrario di quanto è stato detto durante il question-time. Vorrei che fossero pubblicati i numeri di Branca e Orvieto rispetto al numero dei parti annui. Quelle sono aree interne in cui giustamente ci si pone il problema di garantire i servizi necessari. Mentre su Spoleto, con un ospedale chiuso per mesi, i dati sono stati conteggiati in modo errato. Segnalo in proposito che viene negato l’accesso agli atti e mi viene impedito di avere accesso alle comunicazioni del ministero della Salute”.

In difesa della Giunta parla Roberto Morroni (FI): “Non bisogna affrontare questi argomenti con la demagogia e per cercare facili consensi. I problemi della sanità toccano tutte le Regioni, si tratta di nodi strutturali della sanità nazionale, che la fase del covid ha messo in evidenza. Ci sono poi i problemi dell’Umbria: i pochi posti di terapia intensiva e negli hospice, nelle rsa. Abbiamo 17 ospedali per 800mila abitanti. Pochi di questi ospedali rispettano i parametri imposti dai decreti ministeriali. La Giunta regionale ha scelto di non restare immobile. La delibera di dicembre segna una tappa importante nella riorganizzazione del sistema sanitario regionale. Spoleto non verrà chiuso ma riformato per dare risposte alla domanda sanitaria di quel territorio. L’opposizione dovrebbe quindi evitare di inseguire facili consensi, dando un contributo alla costruzione della nuova offerta sanitaria regionale”.

E’ la volta di Eleonora Pace (FdI): “Oggi è stata persa una ulteriore occasione di dialogo e di confronto. Si tenta in modo strumentale di costruire un ‘caso Umbria’. Molte delle problematiche evidenziate riguardano tutte le Regioni. Liste di attesa e mobilità passiva affliggono l’Umbria da molto tempo. Stiamo cercando di costruire una sanità adeguata alle esigenze della comunità umbra di oggi. La riforma predisposta dalla Giunta è stata partecipata con i territori e sottoposta al Ministero, che ha espresso parere favorevole. Non è screditando chi governa e il lavoro dei nostri ospedali che si ottengono risultati. I nostri professionisti si sono spesi anche nelle condizioni più difficili e in strutture non adeguate. Due anni e mezzo di legislatura sono stati paralizzati dal covid, che ha concentrato le criticità della nostra sanità”.

Valerio Mancini (Lega) assicura che: “non c’è interesse a privilegiare la sanità privata. La sanità pubblica negli ultimi dieci anni ha subito importanti tagli nei bilanci. Il problema della carenza di personale medico è legato al numero chiuso e ai vincoli di bilancio imposti alle Regioni. Il problema delle liste di attesa è stato affrontato più volte anche in questa Aula. Il piano elaborato da Paparelli, che prevedeva 6 milioni di copertura, non ricevette alcun finanziamento. L’arrivo della pandemia ha poi aggravato la situazione, con la sospensione di chirurgia e diagnostica in tutta Italia, in modo discutibile. La soppressione di strutture semplici e complesse è stata dettata dal Dm 70, non alle scelte della Giunta Tesei”.

Michele Bettarelli (Pd): “State in effetti perdendo una occasione, venendo qui a fare campagna elettorale. Sono passati oltre 4 anni dalla vittoria elettorale della Tesei e le dichiarazioni di oggi, il dare la colpa a Renzi, risultano fuori luogo. Fino al 2019 i dati dell’Umbria erano molto più positivi e la mobilità passiva era inferiore. Le scelte di questa maggioranza sono poche e sbagliate. Per ricostruire la sanità non basta cambiare i nomi delle strutture che già esistono. Bisogna creare condizioni di attrattività per i medici. Anche noi siamo d’accordo con l’integrazione delle strutture del Terzo polo e lo abbiamo scritto anche nella mozione, che contiene impegni presi da tutti ed è stata condivisa anche dai gruppi di opposizione al Comune di Spoleto”.

Ancora Thomas De Luca (M5S): “Non mettiamo in discussione l’integrazione, ma la soppressione di Spoleto. Va inoltre considerata la densità della popolazione sul territorio. Se il problema è l’invecchiamento della popolazione, ci chiediamo che fine ha fatto la Rsa di Spoleto, chiusa il primo novembre. Non si può rimanere in silenzio di fronte a questa situazione”. Sulla stessa lunghezza d’onda Tommaso Bori (Pd): “Sono il primo favorevole al terzo polo ospedaliero, ma fare il gioco delle tre carte facendolo su due ospedali non è logico. Non si può pensare che a Spoleto venga tolto il cardiologo. Se la volontà è di smantellamento va detto. La mobilità passiva e le liste d’attesa non possono essere negate. La mobilità passiva ha un indice del 20% sotto questa amministrazione. La mobilità è passata da attiva a passiva. L’ortopedia a Spoleto potrebbe essere un’occasione ma non c’è il personale. Abbiamo professionisti capaci che non possono operare perché manca l’anestesista. Nella mozione ci sono delle richieste chiare che abbiamo il dovere di accogliere”.

Vincenzo BIANCONI (Misto): “io vengo dalla Valnerina. Chiedo rispetto per me e per il luogo da cui provengo. Ringrazio questa amministrazione per aver riconosciuto all’ospedale di Norcia lo status di ospedale disagiato. Ma c’è bisogno di un luogo di atterraggio, che è sempre stato l’ospedale di Spoleto. Ma se l’urgenza la troviamo a Foligno per chi viene da Valnerina sono almeno 15 minuti in più, che in emergenza possono fare la differenza”.

Un po’ provocatoriamente Valerio MANCINI (Lega) tenta di riannodare i fili della contesa: “alla fine di questo dibattito mi sembra che l’opposizione dica di fare quello che la maggioranza sta facendo. L’opposizione dice di votare una cosa che sta facendo la maggioranza. Mi pare politicamente ideologico. Il progetto era stato ampiamente condiviso e partecipato anche dalle amministrazioni locali. Dite che quello che fa la Giunta va bene. Ci accorgiamo solo con questa amministrazione che gli edifici degli ospedali non erano sicuri. Perché non ci si è accorti prima? Il testo della mozione è palesemente politico, tralasciando il merito”.

L’ira della Tesei e l’invito al Sindaco di Spoleto

E’ durato 15’ l’intervento della Tesei che ha prima voluto ripercorrere lo stato in cui versava la sanità nel 2019, i due anni di pandemia che hanno assorbito tutto e tutti. Certo dal marzo 2022 Spoleto avrebbe meritato di più, a causa di una programmazione e di bandi che non avrebbero interessato neanche uno studente al primo anno di medicina. Un cambio di passo che la Tesei aveva chiesto al vertice della Asl2 e che ora, entro la fine del mese, è convinta di avviare con la nomina del nuovo direttore generale e la pubblicazione del cronoprogramma di assunzioni e investimenti per Spoleto.

Accade di nuovo che si grida allo scandalo umbro senza considerare il contesto nazionale. La situazione non era idilliaca nemmeno prima di questa Giunta. Abbiamo il dovere di fare chiarezza” dice la Presidente talmente adirata da dover ricorrere più volte a un sorso d’acqua “C’è un problema grave di de-natalità e questo causa la riduzione dei punti nascita. Ci mettiamo a fare la guerra a Orvieto e a Branca per preservare Spoleto, senza tenere in considerazione i parametri nazionali. E magari domani si manifesterà sotto Orvieto per fare a guerra a Spoleto o Foligno. Servono strutture adeguate per i pazienti con  patologie croniche legate all’età, che oggi finiscono all’interno degli ospedali. Dobbiamo ricostruire la sanità territoriale e creare le reti. La consigliera Porzi ha ricordato che del Terzo polo si parla da tempo e infatti viene citato dalla delibera del 2016 della Giunta di centrosinistra. Il Terzo polo Foligno-Spoleto è una necessità non rinviabile per mantenere due Dea di Primo livello.  Puntiamo a realizzare una sanità di territorio vera, che garantisca l’emergenza urgenza ed anche la sanità programmata. Spoleto diventerà un punto di riferimento per gli interventi programmati, quelli che oggi alimentano le liste di attesa. Non si può fare tutto, dappertutto e farlo bene. Ci sono standard da rispettare. Nella Commissione tecnica per l’integrazione delle strutture di Spoleto e Foligno c’erano rappresentanti anche del Comune di Spoleto, che hanno lavorato nell’interesse di quella comunità. Anche il sindaco di Spoleto, durante la seduta pubblica, si disse favorevole a questa soluzione. Ora, dopo il parere del ministero, parte il cronoprogramma che vedrà i due presidi avere propri dirigenti, con autonome direzioni di presidio e tutto quello che occorre per raggiungere gli obiettivi fissati. L’ospedale di Spoleto ha bisogno di investimenti. A breve arriverà l’acceleratore lineare nuovo mentre il vecchio non aveva neppure l’autorizzazione del vigili del fuoco! Servirà anche di intervenire per l’adeguamento sismico dell’ospedale di Spoleto. La ricostruzione di Cascia e Norcia è iniziata solo con la mia Giunta. Ci sarà l’elisoccorso, proprio per superare le difficoltà di collegamento per le patologie tempo dipendenti. Ogni giorno i sindaci vengono a confrontarsi sulle difficoltà dei territori e della sanità. Come quelle del nuovo ospedale di Narni, per il quale non era prevista nemmeno una strada di accesso, non c’era niente! Oggi abbiamo risorse per la strada e il progetto per il nosocomio. Inutile lamentare le carenze strutturali della sanità umbra oggi, sarebbe stato necessario agire 30 anni fa. Sono pronta a confrontarmi con tutti gli interessati sul futuro della sanità di quell’area”.

Poi la stoccata al Sindaco di Spoleto presente in aula. “Il tavolo è sempre aperto, non andiamo in giro a dire alle persone che va tutto male e che toccava costruire l’ospedale in mezzo a Poreta, come se fosse qualcosa che si ottiene così, come andando a giocare al lotto…trent’anni fa sarebbe stato lungimirante, certo che sì, oggi però dobbiamo invece lavorare per migliorare sia dal punto di vista strutturale che dell’innovazione tecnologica, sia per le assunzioni su cui faremo riunioni operative già da oggi pomeriggio. Visto che c’è in aula il signor sindaco di Spoleto, sa che la mia disponibilità è sempre ampia, venga quindi a trovarmi, ne parliamo tranquillamente, si porti anche i suoi consulenti e vedremo di realizzare e costruire insieme quello che occorre per la sanità del territorio di Spoleto ma aggiungo del territorio più ampio che vede insieme Foligno, Spoleto, Trevi, Norcia e Cascia”.

Il ginepraio tipico del divide et impera

Alla fine della giostra si riesce a intravedere più una qualche sintesi nell’aula di Palazzo Cesaroni che nella stessa città di Spoleto, talmente interessata a difendere il proprio ospedale da aver trasformato la protesta in una sorta di guerra per bande, tante sono le posizioni diverse e sempre più distanti persino tra i dimostranti. Delle palesi difficoltà della governance di non saper allacciare relazioni proficue si è già fin troppo scritto. Più difficile da comprendere le posizioni di certi partiti (Pd in testa), liste civiche e persino di quell’associazionismo che ora attaccano la Regione, ora chiedono le dimissioni del sindaco, ora continuano a pretendere il punto nascite votando però una mozione che non lo prevede. Tutti in ordine sparso. Lo stesso City Forum non si sa più a nome e per conto di quante associazioni stia facendo i propri passi, visto che anche l’ultima riunione, a quanto è dato sapere, è andata pressoché deserta.

Sembra di assistere a quel divide et impera che, nei decenni, ha spogliato pezzo dopo pezzo la città facendo gli interessi di pochi. Senza dimenticare che ad una classe politica pressoché inesistente, dove emergono si e no 4-5 amministratori tra quanti siedono in Consiglio, questa parte di Umbria non pesa che il 5% dell’intero elettorato umbro.

© Riproduzione riservata

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