Sara Minciaroni
Il luminol ha reagito. Per otto volte. In otto punti nel furgone bianco di Riccardo Menenti. Lo stesso con cui gli inquirenti sono convinti che il padre di Valerio abbia raggiunto via Ettore Ricci alle 3 del 26 marzo per commettere l’omicidio di Alessandro Polizzi. Per tutta la giornata di ieri gli esperti della scientifica hanno lavorato sulle auto e sulle moto della famiglia Menenti cercando prove in grado di corroborare il castello accusatorio proposto dal pm Antonella Duchini e accolto dal Gip Luca Semeraro. Poi le indagini scientifiche sono proseguite anche nella casa della famiglia a Todi, in località Frontignano dove, sempre secondo l’accusa, il padre sarebbe andato dopo aver commesso il crimine. Gli accertamenti sospesi nella tarda serata di ieri, sono poi ripresi questa mattina sempre nel casale di Todi.
Si tratta di sangue? Sulle tracce evidenziate dal luminol sono stati eseguiti i prelievi: adesso si cercherà di capire se si tratta di sangue. Perchè il luminol può reagire anche in presenza di sostanze diverse da quelle biologiche. Per questo tra gli inquirenti vi è ancora il massimo riserbo.
L’interrogatorio. intanto ieri al carcere di Capanne si sono svolti gli interrogatori di garanzia dei due arrestati. Mentre Valerio, a detta dell’avvocato Luca Patalini, sarebbe stato troppo sconvolto per rispondere alle domande, il padre Riccardo avrebbe negato ogni addebito. Spiegando che nell’ora del delitto lui e sua moglie si trovavano nel casale di Todi.
Il quadro accusatorio. Ad aumentare gli indizi della presunta colpevolezza di Riccardo Menenti gli inquirenti avrebbero due elementi precisi: un’impronta di scarpa e almeno due filmati delle telecamere di sicurezza. Per quanto riguarda le scarpe, si tratta di una orma impressa sul sangue, fotografata dalla scientifica nell’appartamento di via Ettore Ricci che sarebbe compatibile con un tipo di scarpa che potrebbe essere stata indossata dallo stesso Riccardo. Le telecamere invece hanno immortalato un furgone bianco, simile a quello di proprietà di Riccardo Menenti. Il veicolo alle 3.19 ha percorso lo svincolo di Prepo in direzione Roma, alle 3.22 è arrivato allo svincolo di Ponte San Giovanni e si è diretto verso Todi. Non solo. All’indomani del delitto la polizia si sarebbe da subito recata da Riccardo, notando una incongruenza: Il letto coniugale risultava disfatto da un solo lato. E poi le ferite trovate a Menenti: “La polizia ha notato che Menenti aveva sia un cerotto al dito mignolo della mano sinistra che uno in fronte. Ferite che sono state fotografate e dalle quali si nota che le ferite furono provocate di recente e con tracce ematiche fresche”. I testimoni e la stessa Julia hanno poi descrittoo un abbigliamento del tutto simile a quello registrato dalle telecamere in ospedale di Riccardo Menenti. Julia ha dichiarato come le movenze e la fisicità del killer le ricordassero il padre di Valerio. Le impronte rilevate sul luogo del delitto sono compatibili con le scarpe indossate da Menenti. E sono simili alle scarpe dell'assassino descritte da Julia “stivaletti da cowboy con tacco che faceva rumore”.
Le chiavi dell’appartamento di via Ricci. Secondo le testimonianze Valerio aveva avuto, e forse aveva ancora, le chiavi di casa di Julia. Almeno quelle del portone principale, quello che infatti non è stato forzato. Perché del portone dell’appartamento, quello buttato giù a calci, la serratura era stata cambiata dopo la fine della relazione. Inoltre sia Valerio che il padre conoscevano bene l’appartamento. Anche Riccardo che ci aveva più volte accompagnato il figlio. E’ la stessa Julia a ricordare questi particolari.
La relazione tormentata. Le violenze e le minacce. Ad aprile 2012 inizia la relazione tra Julia e Valerio. A settembre 2012 Julia e Valerio iniziano una convivenza nell’appartamento di via Ricci. Fra settembre e dicembre avvengono numerosi litigi compreso un episodio in cui Valerio incdendia un materasso e lo getta dalla finestra. Testimoni vedono la ragazza con il volto tumefatto. A dicembre 2012 Valerio lascia l’appartamento di Julia. Episodio di Piscille: Metà gennaio 2013 Valerio e Julia passano una notte insieme poi al mattino litigano e lui le sbatte la testa sul finestrino e la prende a schiaffi. Lei riesce a farlo scendere dall’auto. Poi lui la insegue con la sua audi TT sula strada di Piscille. La ragazza finisce la benzina. Valerio cerca anche di investirla poi le prende a calci l’auto. In questo litigio Valerio minaccia di uccidersi se lasciato con una pistola che possiede a Todi ed era di proprietà del nonno. A seguito di questa lite Julia chiama Alessandro per chiedere aiuto. Finisce la relazione Valerio restituisce le chiavi di casa ma non quelle del portone principale. Episodio di via Ricci: Il giorno seguente Valerio va sotto casa di Julia, litigano e lui la spinge per le scale. Lei chiama ancora Alessandro. Alessandro aggredisce Valerio. La stessa sera nel parcheggio del Little Prince Julia incontra ancora Valerio su sua richiesta, qui il ragazzo la minaccia con una bottiglia, poi cita nuovamente la pistola di Todi minacciando di togliersi la vita. La ragazza va via Valerio la raggiunge sotto casa e qui la minaccia di morte con in mano un coltello da cucina. 20 gennaio in discoteca. La relazione tra Julia e Alessandro è ormai consolidata i due ragazzi vanno in discoteca. Valerio nel parcheggio le squarcia le ruote dell’auto poi le telefona e la minaccia di morte. Alessandro a quel punto aggredisce Valerio. Valerio viene ricoverato in ospedale e Julia va a trovarlo per chiedergli di non denunciare Alessandro. Valerio la minaccia: “Mi disse testualmente che per questa volta non lo avrebbe ammazzato (Valerio ad Alessandro ndr) ma che se fosse successo un’altra volta lo avrebbe ammazzato e senza sporcarsi le mani”. 23 Marzo In un locale di Perugia Julia riferisce ad Alessandro che Valerio le ha dato uno schiaffo. Alessandro con altri amici picchia Valerio che finisce in ospedale. Viene ricoverato alle 5.57 del 24 marzo.
La testimonianza chiave. Secondo una testimonianza chiave, nello stesso giorno, Valerio va in un negozio “compro oro” di Perugia per vendere un bracciale in oro. La commessa assiste ad una telefonata nella quale Valerio dice: “Devono pagare per quello che mi hanno fatto perché fino adesso sono stato buono ma non possono trattarmi come un coglione “, “Ho un amico che c’ha un amico che queste cose le sistema”, “pagheranno con la loro vita”, “capisci che mio padre vedermi in queste condizioni”, “No a questo punto anche lei, ormai si, perché la situazione che si è creata…se voleva parlare con me poteva farlo invece ha preferito…”, “Tu che centri stai tranquilla, dai stai tranquilla, perché io sarò in ospedale”.
25 Marzo Tiziana e Riccardo Menenti vanno in ospedale. Genitori e figlio si incontrano in corridoio per qualche minuto poi Riccardo se ne va intorno alle 21.20 e indossa “un giubbino scuro, un cappuccio, degli stivaletti con una punta evidente e prolungata e tacco, pantalone scuro”. Alle 21.22 le telecamere dell’ospedale riprendono un furgone bianco allontanarsi dall’ospedale. Riccardo Menenti possiede un Fiat scudo di colore bianco.
Ore 00.20 del 26 Marzo Valerio esce dalla sua camera per fumare una sigaretta. L’infermiera conferma la sua presenza alle 03.00 e poi fino alle 6.30. Valerio non è mai uscito dall’ospedale
Ore 03.00 del 26 marzo, l'ora del delitto
(Nella foto Valerio e Riccardo Menenti)
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